Nel segno di Paredes
Nella notte amara di Leverkusen, la Roma ha avuto la conferma di aver trovato nel 16 l’uomo a cui affidare le chiavi del centrocampo: presente e futuro passeranno da i suoi piedi
Nella notte più difficile, quando ogni possesso poteva fare la differenza e ogni pallone scottava visto il peso specifico, il campo ha dato il suo verdetto. Senza appelli o asterischi di nessun tipo. De Rossi ha visto con i suoi occhi su quali protagonisti poter contare e costruire la Roma del domani e chi invece è meglio che vada altrove, inadeguato per reggere determinati palcoscenici.
Senza il minimo dubbio nel gruppo che proverà a costruire le fortune future ci sarà un enorme spazio per Leando Paredes. Gigantesco nella notte di Leverkusen, personalità e qualità al servizio della Roma. Due i rigori trasformati, che saranno mai per chi ne ha segnato uno nella finale della Coppa del Mondo. Ma non solo quello, sempre il posizionamento corretto, l’idea più giusta e l’indicazione al compagno più congeniale allo sviluppo del gioco. Un leader assoluto che non ha affatto sfigurato davanti agli abili palleggiatori di Xabi Alonso. A lui si è affidato De Rossi per cercare di disegnare la prestazione perfetta, a lui chiederà ancora uno sforzo in questo finale di stagione per poter ripartire dalla Champions League l’avventura europea interrotta alla BayArena.
Metamorfosi
E pensare che fino a gennaio, sotto la guida di Mourinho, ha dato spesso l’idea di essere il principale motivo di una manovra così impacciata e macchinosa. Poco verticale, sempre a caccia della giocata più facile. La Roma non girava, lui toccava un milione di palloni senza mai incidere. Poi il cambio in panchina, l’arrivo di De Rossi e una trasformazione senza precedenti. In pochi mesi il 16 argentino è divenuto tra i play più forti in circolazione, in grado di abbinare caparbietà, qualità e ed esperienza. La Roma adesso gira grazie a lui, un perfetto direttore d’orchestra.
Una traccia per il futuro
E la Roma che verrà senza dubbio sarà costruita attorno alle sue geometrie, con tanti piedi buoni ad affiancarlo ma anche qualche polmone in grado di supportarlo. Difesa a tre o a quattro, mediana più o meno numerosa, Paredes troverà sempre spazio nello scacchiere di De Rossi, sempre più convinto della bontà dell’argentino, degno erede di quel 16, il numero di maglia, che in estate era apparso come un fardello troppo pesante da sopportare. Al secondo rigore trasformato con il Leverkusen, qualcuno ha ripensato al penalty trasformato da De Rossi contro il Barcellona. Stesso parziale, stesso numero sulle spalle, stessa garra e leadership. La traccia invisibile che sfiora Buenos Aires e si consolida a Trigoria. Leandro con il pallone, Daniele con le sue idee. La Roma del domani è già qui.
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