AS Roma

Paradiso o inferno in 7 giorni

Contro Bayer e Atalanta i primi verdetti stagionali. In entrambi i casi ci sarà un solo risultato utile per la Roma

Daniele De Rossi in panchina contro la Juventus

Daniele De Rossi in panchina contro la Juventus (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
07 Maggio 2024 - 08:54

Tutto in settantadue ore. Tre giorni da vivere pericolosamente, oscillando fra orizzonti di gloria e prospettive di dannazione. Tre giorni, due partite, una stagione che si delinea. Anzi, due. Presente e futuro prossimo. Perché i risultati con Bayer Leverkusen e Atalanta finiranno col condizionare necessariamente anche la prossima annata, vincolata alla qualificazione in Champions come tutte le altre e se possibile anche un po’ di più.

Col nuovo format la massima competizione per club dispenserà introiti ancora più proficui del solito, rischiando di ampliare ulteriormente la forbice fra gli habitué del torneo e chi fatica a centrare la partecipazione. Come la stessa Roma, che manca dal 2019. Gli assertori più estremi del ritorno nel circolo virtuoso dei proventi Uefa - anche a costo di sacrificare la possibilità di alzare al cielo un trofeo - hanno trovato terreno fertile nel risultato di giovedì scorso, che sulla carta lascia scarse possibilità di passaggio del turno. Fino allo 0-2 maturato all’Olimpico con il Bayer, la finale di Dublino era apparsa alla portata degli uomini di De Rossi, sia pure chiamati a un impegno proibitivo contro una squadra imbattuta da un anno e dominatrice incontrastata in Germania. La scia delle prestazioni superlative e dei risultati lusinghieri conseguiti contro Brighton e Milan autorizzavano un cauto ottimismo, che alla luce del punteggio della gara d’andata, sembra diventato però più un atto di fede.

Eppure c’è chi ci crede eccome. A partire da Daniele De Rossi, che a fine gara con la Juventus è stato chiarissimo sul tema: «Ci crediamo, finché anche solo un tifoso della Roma crede di poter andare a giocarsi la finale, dobbiamo per forza andare lì e fare una partita degna». Non sarà soltanto uno, ma ognuno dei 1.500 assiepati nel settore ospiti della BayArena, pieno come quello di ogni stadio in cui si sono esibiti i giallorossi. E ancora i tanti, tantissimi, che la seguiranno a distanza, sperando in una rimonta complicatissima ma non impossibile. Nulla lo è, come dimostrano i Dundee United e i Barcellona della storia romanista. Ma certo sarà durissima e in ogni caso sottrarrà energie alla seconda prova della settimana, che chiuderà (a meno che non faccia irruzione una dolcissima appendice irlandese) un tour de force quasi senza precedenti.

Un anno fa di questi tempi la Roma è stata costretta a compiere una scelta. Prima di disputare la doppia semifinale di Europa League, anche in quell’occasione con il Leverkusen, i giallorossi erano terzi in Serie A, in piena zona Champions. Poi i nove infortuni simultanei (tra i quali quelli a Smalling e Dybala) hanno indicato nella coppa il percorso più breve per ottenere l’obiettivo, che peraltro sarebbe stato ingioiellato dal trofeo. Ma in mezzo ci si è messo Taylor e la storia ha virato nella curva più amara. Oggi la Roma è ancora padrona del proprio destino in campionato: se vincesse le ultime tre, a partire da Bergamo, sarebbe dentro senza se e senza ma. Nonostante il recupero fra Atalanta e Fiorentina non abbia ancora una data programmata. In caso contrario, bisognerebbe fare calcoli che potrebbero finire ben oltre l’ultima gara con l’Empoli e riguardare anche lo stesso percorso europeo della Dea. Perciò in tre giorni ci si gioca tutto o quasi. Questa esaltante rincorsa targata DDR. La coppa. E la prossima stagione. Inferno o paradiso. Emozioni da romanisti.

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