La Roma ci prova fin che può
Lukaku ci illude, Bremer segna il pari. Baldanzi funziona nel nuovo sistema, ma Abraham spreca
Peccato soprattutto perché il destino talvolta prova a restituirti qualcosa, e quell’occasione capitata ad Abraham al quarto dei cinque minuti di recupero sembrava davvero il regalo fornito dal dio del calcio a Tammy per riabilitarlo agli occhi dei romanisti e soprattutto per aggiungere altri tre punti (forse decisivi) alla classifica della Roma che con quel gol avrebbe battuto e quindi avvicinato la Juventus e quindi la Champions in maniera significativa, al termine di una partita combattuta ed equilibrata che stava andando in archivio sul risultato di 1-1. Che però poi tale resterà perché Abraham quell’occasione l’ha tirata addosso a Szczesny ecosì i quasi 64000 tifosi sono scivolati via dall’Olimpico senza aver fatto pace con il bomber di scorta, con la consapevolezza che bisognerà faticare ancora per raggiungere un posto utile a guadagnarsi l’accesso alla coppa più prestigiosa, e a questo punto solo una vittoria domenica a Bergamo potrebbe dartene la (quasi) certezza, ovviamente poi portando a casa il bottino pieno sia con il Genoa che ad Empoli. Ma prima bisognerà cercare l’impresa giovedì a Leverkusen e la buona gestione delle forze di ieri potrà consentire a De Rossi di mettere in campo diversi giocatori che ieri non si sono spompati sul campo. L’1-1 porta la firme di Lukaku (al gol numero 300 nei club) e Bremer, bravi in area a sfruttare le occasioni che sono capitate loro, pari è andata pure con i pali (traversa di Kristensen ad inizio partita, gran palo di Chiesa ad inizio ripresa). L’1-1 lascia le cose invariate per la Champions, forse aiuta più la Juve che la Roma, ma ci sono ancora tre giornate per valutare tutti e la Roma, come detta, è padrona del proprio destino.
Stavolta De Rossi aveva studiato una modifica al tema tattico che nel primo tempo ha sorpreso Allegri e reso più stabile la fase di non possesso romanista, avendo proposto un 4231 con Baldanzi da una parte e Pellegrini dall’altra a rendere omogeneo il fronte difensivo nella prima pressione, con Dybala schierato centrale e sostanzialmente libero da vincoli se non quello di schermare il primo passaggio per Locatelli lavorando alle spalle di Lukaku, con Paredes e Cristante sulla stessa linea di centrocampo e una linea a 4 totalmente diversa rispetto a giovedì, con Kristensen, Llorente, Ndicka e Angeliño davanti a Svilar. Cinque dunque i cambi iniziali, contro una Juventus perfettamente riposata, a sette giorni dall’ultimo impegno, e soprattutto per via delle undici partite giocate in meno in stagione rispetto a quelle disputate dai romanisti. Ma sul campo poi questa differenza atletica non si è vista (anzi, nel finale è uscita di nuovo la Roma) perché facendo scorrere più velocemente il pallone soprattutto nel primo tempo la Roma ha saputo gestire ogni possesso con un’efficacia che negli ultimi tempi sembrava un po’ perduta e forse il nuovo sistema tattico qualche vantaggio posizionale l’ha dato, avendo sempre dei riferimenti in mezzo, come a destra, come a sinistra, per ogni percussione offensiva. Allegri ha schierato il solito 352, con Weah a destra e Cambiaso a sinistra, con i tre centrali più rodati (Gatti, Bremer e Danilo), Locatelli in regia e McKennie e Rabiot mediani, con Vlahovic e Chiesa a dividersi il fronte offensivo. Il piano di De Rossi in non possesso prevedeva attenzione in uscita dei due esterni offensivi sui braccetti di Allegri, con Lukaku su Bremer, Dybala a disturbare Locatelli, Cristante su Rabiot e Paredes su McKennie, con i terzini forti in uscita sulle percussione esterne, con qualche imbarazzo semmai sulle non rare entrate dentro al campo degli esterni, con gli attaccanti juventini pronti ad aprirsi per togliere punti di riferimento da marcare. Proprio così sono nati i pericoli dalla fascia verso l’area della manovra juventina, a partire dal destro scagliato da Chiesa rientrando da sinistra (con Cristante in ritardo sul raddoppio, errore che non commetterà più per tutto il primo tempo), oltre la traversa. E ancora al 7’ la prima palla gol della partita è stata per Vlahovic, su palla persa da Dybala sulla nostra trequarti e assist preciso di Chiesa, sprecato poi dal serbo con una conclusione fuori misura da buona posizione. Poi, la Roma ha gestito meglio gli spazi e ha cominciato a palleggiare con la velocità che deve aver richiesto come prima raccomandazione Daniele De Rossi, con il conseguente arretramento del baricentro juventino (fanno sempre così contro chi palleggia bene) e questo ha portato a spostare la bilancia della sfida nel primo tempo dalla parte romanista. All’11’ c’è stata la prima occasione, sul primo cross dei mille azzeccati da Angeliño dentro l’area, con colpo di testa di Kristensen dall’altra parte ad indirizzare la palla verso il palo più lontano, e la traversa ad interrompere la traiettoria. Due minuti dopo altro cross, altro tracciante, altra testa trovata, stavolta di Lukaku, a deviare sul fondo. E poi il gol, nato da una prolungata azione palla a terra con rapido sviluppo esterno sul lato di Baldanzi, con lo scarico per Dybala e assist per Cristante, col tiro respinto giusto sui piedi di Lukaku che sottoporta ha alzato solo un po’ il mirino per evitare l’intervento di Szczesny e portare la Roma in vantaggio. La rete ha esaltato le qualità tecniche della Roma, la Juventus un po’ s’è spaventata, Ndicka ha trovato ancora Lukaku in area ma anche questa deviazione è stata larga, poi un’altra transizione è stata finalizzata stavolta a sinistra da Pellegrini, che è rientrato sul destro e ha battuto a modo suo trovando però una gamba di Gatti a deviare in corner. La Roma sembrava in perfetta gestione, ma la Juventus ha trovato l’episodio che ha riequilibrato un po’ le cose, a conferma del fatto che nell’ultimo periodo le cose a De Rossi quando possono andar dritte vanno storte: Chiesa da destra ha fintato un primo cross mandando a vuoto la scivolata di Pellegrini, è rientrato sul sinistro e ha crossato forte in area, dove Llorente ha avuto il torto di marcare da troppa distanza Bremer, perdendo il tempo dello stacco: da lassù lo juventino ha indirizzato all’angolino battendo Svilar. E l’evento contrario ha ancora una volta destabilizzato la Roma che fino alla fine del tempo ha avuto solo due altre occasioni per insidiare Szczesny, con altrettante punizioni di Dybala, una a sfiorare la traversa, la seconda decisamente alta. Mentre la Juve è stata pericolosa con Locatelli, bravo a staccare di testa su cross di McKennie, ma non nella misura della deviazione.
Ad inizio ripresa è entrato Zalewski perché Dybala ha risentito fastidio ad un adduttore e la Roma s’è come spenta all’improvviso, in una sorta di riedizione di quel che accadde contro l’Inter. Stavolta però l’azione che avrebbe potuto mandar sopra la Juve (transizione su Chiesa, palla spostata sul sinistro e gran diagonale) si è stampata sul palo, con palla a correre sulla linea e ad uscire dall’altra parte. Ma per una decina di minuti la Juventus è sembrata sul punto di prendersi la gara e De Rossi in panchina ha cominciato a studiare le soluzioni. Anche Allegri è intervenuto, a modo suo: è successo che l’arbitro non ha ammonito Weah che anticipando Paredes ha lasciato poi il piede a martello colpendo l’argentino, e come capitato a Cristante a Napoli tutti a quel punto (compreso De Rossi, che al Maradona aveva Colombo come quarto uomo) si attendevano la sanzione del giallo, e sarebbe stato il secondo. Per coerenza, però, ci piace sottolineare che l’errore è stato quello commesso da Sozza a Napoli su Cristante, e che quindi Colombo ha fatto bene a non ammonire Weah. E mentre Svilar ha pian piano mortificato le ambizioni juventine intervendo con autorevolezza sui tiri di Chiesa, Rabiot, più tardi Locatelli e, infine, Kean, la Roma ha ripreso in mano la partita grazie anche ai cambi di De Rossi: dentro Abraham e Azmoun per Lukaku e Baldanzi (risparmiati per Leverkusen) e poi Bove per Pellegrini. Il modulo con due centravanti ha spaventato Allegri che si è messo a 4 e poi ha comunque ringraziato il destino che ha fermato almeno tre grosse occasioni giallorosse: Pellegrini su numero di Baldanzi poco prima della sostituzione, destro di Kristensen tolto dall’incrocio dei pali dalla testa di Danilo e quell’occasione finale capitata a Abraham imbeccato da Azmoun. Peccato, ma restiamo in credito con la fortuna...
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