Dal Dundee al Barça: l’impresa disperata che diventa epica
La Roma ha ribaltato tre volte uno svantaggio di almeno 2 reti, l’ultima contro Messi
Si sa, epica e comodità non camminano a braccetto. Se c’è l’una manca l’altra e viceversa. Il paradigma calcistico è facile. Prendete la Roma: storicamente insofferente verso i comfort di natura sportiva, è stata spesso attratta dall’impresa da tramandare ai posteri. Si tratta ovviamente di un paradosso, che però chi segue con passione le vicende giallorosse non potrà fare a meno di avvertire familiare. Il curriculum europeo della squadra della Capitale è denso di partite ai limiti dell’impossibile, nelle quali sovvertire pronostici e soprattutto punteggi negativi maturati in gare d’andata scellerate. E la partita di giovedì prossimo a Leverkusen si inserisce in questo solco, maledetto quanto poetico.
Qualche volta le gesta sono andate oltre ogni speranza, superando perfino la logica e finendo di diritto nella leggenda. Altre sono rimaste incompiute, svanite sul filo di lana o per le bizzarre beffe del fato. Ma non esiste romanista che non ne porti memoria, diretta o tramandata. Provate a chiedere del Dundee United o del Barcellona e vedrete gli sguardi illuminarsi; citate lo Slavia Praga degli Anni 90, l’Arsenal o il Liverpool (di Klopp, l’altro è fuori concorso) e percepirete nell’atmosfera ancora voglia di rivincita. Nelle sfide a eliminazione diretta la Roma ha centrato più qualificazioni in rimonta di quante ne abbia fallite, tanto per sfatare uno dei luoghi comuni del mainagioismo. Fin da mezzo secolo: avversari non di tale appeal da restare negli annali, ma gli svedesi dell’Osters sono i primi a essere stati ribaltati dai giallorossi nelle coppe, la Uefa del 1975-76 nel caso specifico.
Bisogna attendere quasi un decennio per un’impresa simile, ma contro una squadra di ben altra levatura. Il Colonia di Rinus Michels annovera i migliori talenti tedeschi dell’epoca: Schumacher, Littbarski, Bonhof, Allofs. Nella Coppa Uefa 82-83 (toh) però Falcao completa la rimonta a due minuti dal 90’ dopo lo 0-1 in Germania e capovolge qualificazione e mondo, con un boato di cui ancora si sente l’eco. L’anno dopo è il turno del Dundee United: in Scozia è finita 0-2, ma il 25 aprile Di Bartolomei e una doppietta di Pruzzo liberano i sogni, mandandoli in orbita verso la finale di Coppa Campioni.
Il ciclo della squadra stellare termina di lì a poco. Non la tendenza della Roma a cercare la rimonta: 1988-89, il Norimberga vince in Italia e i giallorossi sono chiamati a capovolgerla in trasferta. Detto fatto: 3-1 ai supplementari, grazie alla migliore prestazione giallorossa di Renato (prima e unica volta in cui l’impresa riesce lontano da casa: in Germania...). Ancora un doppio svantaggio ripreso nel turno successivo di Uefa, col Partizan (2-4 all’andata, 2-0 a Roma). Dopo il Brøndby nel 95-96 (1-2 nella prima, 3-1 al ritorno), è storia recente: Shakhtar e soprattutto Barcellona nella Champions 2017-18.
La corsa di Manolas al momento del 3-0 su Messi e gli altri marziani blaugrana, e quella sua esultanza spiritata inseguito da mezza squadra e idealmente da tutta Roma, restano icone eterne. Non le sole: il 4-0 al Bodø (dopo l’1-2 norvegese) è un sigillo sulla Conference 2022. Le rimonte su Salisburgo (da 0-1 a 2-0) e Feyenoord (0-1 e 4-1 con finale al cardiopalma e supplementari da urlo) simboli di un altro cammino che avrebbe meritato il bis in EL. Il destino e non solo ce l’ha tolto. Un (altro) miracolo può ridarcelo.
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