Tra preti e haters, c’è di mezzo il Maresca
Che il sistema dia una risposta a chi accarezza contro pelo le alte sfere è un dato, non un’opinione, facilmente rintracciabile e da sempre
Il Bologna ha illuminato l’Olimpico lunedì sera, tanto che l’Olimpico ha omaggiato la squadra di Thiago Motta dopo il fischio finale, come da lui sottolineato. La Roma aveva la mens stanca in corpore stanco, anche ringraziando il signor Marciniak della notte magica europea. Ma c’era proprio bisogno per uno “spareggio” Champions di mandare Maresca? Che il sistema dia una risposta a chi accarezza contro pelo le alte sfere è un dato, non un’opinione, facilmente rintracciabile e da sempre. Passi per mille ragioni il senatore Lotito, ma il presidente della Lega Casini (disclaimer: non c’è gioco di parole), ha dichiarato di non aver capito perché la Roma non si sia sentita tutelata nel caso-Ndicka. La risposta l’ha data De Rossi in conferenza stampa alla vigilia del Bologna: in Lega hanno ragionato come quindicenni o come haters dei social. Questa è la beffa oltre il danno, al di là di ogni regolamento. In fondo l’anomalia di recuperare Atalanta-Fiorentina che falserà la corsa Champions (evitabile facendo slittare la Coppa Italia di cui a nessuno frega niente, ma solo a orologeria).
L’era Mourinho – che secondo molti è pure passato dalla parte del torto per aver “rintuzzato” troppo sul tema – è piena di esempi, di causa ed effetto e, forse, anche di effetti “Florida” letali per le giacchette fluorescenti. L’invenzione del signor Fabio Maresca al 6’, l’ammonizione di Paredes che, diffidato, salterà la partita di domenica prossima che si giocherà proprio là dove è nato il fischietto di Roma-Bologna, è qualcosa di raro nel calcio mondiale, ma lasciatecelo dire, perfino in quello italiano. Così come la gestione disciplinare dei primi 40’ (Huijsen a Frosinone ammonito, El Azzouzi graziato nonostante l’esultanza arrogante davanti ai tifosi avversari), divenuta poi, a partita ammaestrata, pure permissiva. Fa bene De Rossi a non cercare alibi e a sottolineare quanto serva essere maturi per superare gli ostacoli, ma ancor più giusta la precisazione di non essere un prete (con tutto il rispetto). È anche giusto insegnare fin dalle scuole calcio, che bisogna essere più forti degli errori (o torti) arbitrali, ma qui occorre riscrivere il regolamento, con questi signori che “giocano” la partita.
A chi crede che quelli italiani sbaglino perché sono tecnicamente scarsi (e non perché siano condizionabili e condizionati, quindi sono scarsi di personalità o, peggio, carrieristi, vedi Le Iene), consigliamo una scorpacciata di calcio estero. Incredibilmente (c’è Taylor di mezzo) anche nell’Inghilterra del fair play, iniziano a pensare male. Gli arbitri italiani sono tra i migliori, a parte qualche eclatante eccezione che conferma la regola, questo dovrebbe far riflettere. Non li capiremo mai, questi arbitri, o forse, come diceva il poeta, non c’è niente da capire perché abbiamo capito già. Nel 2006 ci siamo dati delle risposte che sapevamo fossero dentro di noi e però, come diceva il “profeta”, erano sbagliate. Nel 2024 siamo stanchi di continuare a vedere rovinare lo sport più bello del mondo. Nel 2024 brancoliamo ancora nel buio, ma non per questo smetteremo di farci domande.
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