AS Roma

Passiamo pure in 10 contro 12

In mezz’ora annichilito il Milan, poi Marciniak si inventa l’espulsione di Celik. Ma trionfiamo lo stesso

Il gol di Dybala contro il Milan

Il gol di Dybala contro il Milan (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
19 Aprile 2024 - 07:00

Godi Daniele, goditi il trionfo della tua squadra di eroi e il rinnovo del contratto che il tuo presidente lungimirante ha voluto ufficializzare prima della partita, perché con i sentimenti non si scherza ed è giusto che tu dedichi davvero la tua seconda carriera alla Roma (e se tanto ci da tanto forse riuscirai persino ad offuscare quella straordinaria da giocatore). Godi Daniele, goditi la quarta semifinale consecutiva nelle coppe, la tua prima, ma nel cuore tuo (nostro) hai anche le altre tre con Fonseca e con Mourinho, ma goditela piena questa dopo aver eliminato Feyenoord, Brighton e ieri il Milan, tutte squadre che partivano con i favori del pronostico e con quelli poi sono tornati a casa, mentre il viaggio della Roma continua, prossima fermata Leverkusen. Ma la partita di ieri meriterebbe un libro per quanto era difficile all’inizio per via del vantaggio in fondo esiguo dopo lo 0-1 dell’andata, per come era diventata facile ad un certo punto con le due meravigliose reti di Mancini (dopo un palo di Pellegrini strappapplausi) e Dybala, e per come è stata resa impossibile dall’assurda decisione di Marciniak di togliere dal campo Celik per un tentativo di sgambetto su Leao che gli era scappato via a centrocampo, poi lo sgambetto ha finito la sua corsa sul tacco del portoghese, ma un giallo sarebbe stato più che sufficiente per sanzionare il fallo e lasciare la partita al suo destino naturale e invece, sobillato dai milanisti che lo hanno subito circondato, il polacco ha surclassato Taylor estraendo il rosso, e gettando nel baratro i 60.000 romanisti dell’Olimpico forse più bello di sempre. Tale lo aveva reso peraltro già ad inizio serata la stupenda scenografia realizzata in Curva Sud prima della partita e dedicata ad Antonio De Falchi. In 10 e con Lukaku già fuori causa per un dolorino muscolare dietro al ginocchio patito nell’azione del gol di Dybala (al suo posto era entrato Abraham), la Roma si è assestata sul campo compattandosi all’indietro, tenendo El Shaarawy terzino su Leao addirittura e provando ad arrivare all’intervallo in queste condizioni precarie: ma poi sulla pressione dei rossoneri e in vista di un recupero monstre dell’ineffabile Marciniak (7 minuti), De Rossi ha utilizzato il secondo slot per togliere Dybala (sacrificio necessario) per inserire Llorente, lasciando il Faraone in sacrificio sulla fascia per difendere a 5 ove necessario e attaccare comunque a 4. E nel secondo tempo, con un solo slot a disposizione e una sola tattica di gioco possibile (blocco basso e difesa strenua), la Roma è stata addirittura commovente, difendendo con disinvoltura nel crescente straniamento dei rossoneri (con Leao a gettar via palloni su palloni) e sfiorando persino due gol con Abraham e Spinazzola, mentre Pioli inseriva solo attaccanti (alla fine ce n’erano cinque in campo) per trovare il golletto della parziale rimonta con Gabbia, un difensore, all’86’. 


Nel primo tempo, almeno finché si è potuto giocare al calcio, in undici contro undici, si è vista sul campo solo la Roma, una squadra troppo più forte, più matura, più cinica, più preparata, più concentrata dell’altra, quella del Milan, dieci giocatori di bianco vestiti e guidati dall’uomo finto umile che ha avuto il coraggio di protestare sette giorni prima per un fuorigioco che non c’era («di due metri», aveva addirittura urlato all’assistente francese di Turpin) nell’azione prima di quella del gol di Mancini e per un rigore che aveva visto solo lui per un tocco sfiorato di braccio da Abraham in un movimento scomposto in area quando intorno peraltro non c’erano giocatori del Milan raggiungibili. Ha avuto il coraggio di dire che loro con Turpin non sono «fortunati». Questi aggettivi formali usano quelli che si scandalizzano delle proteste di Mourinho, e poi si portano a casa scandali come quelli di ieri, peraltro inutili a cambiare il destino. 
Vanno però raccontati i primi trenta minuti, prima del resto. A cominciare dalle squadre scese in campo nelle formazioni annunciate, con il 442 sghembo già visto a Milano per la Roma, con il doppio schermo a destra di El Shaarawy e Celik, Pellegrini esterno mancino di centrocampo, la stessa difesa con Celik, Smalling, Mancini e Spinazzola, e in mezzo Bove al posto dello squalificato Cristante, con il solito Paredes gladiatorio e la LuPa davanti. Per provare a spegnere le critiche Pioli si è inventato un doppio sistema di gioco, un 4132 con Bennacer davanti alla difesa, Musah, Loftus-Cheek e Leao dietro a Pulisic e Giroud, ma poi in fase di possesso il Milan si risistemava con tre soli difensori, Calabria andava a costruire la manovra in mezzo con Bennacer, e i cinque più offensivi cambiavano spesso posizione tra loro, a parte Musah e Leao che restavano aperti a dare riferimenti laterali. Un tourbillon complicato e inutile, che aveva portato ad una sola reale occasione da gol, con la Roma già in vantaggio, con un cross sporco deviato da Paredes e un tiro finale di Loftus-Cheek che ha battuto sul terreno e ha colto la traversa. Prima e dopo le meraviglie dei gol romanisti, facilitate ovviamente dalle falle dei meccanismi difensivi rossoneri un po’ improvvisati: il primo al 12’ nato da un inserimento centrale di Mancini, con palla prima persa e poi recuperata con un controllo di esterno a tagliar fuori Pulisic, con assist a Pellegrini che da fuori area ha calciato con la sua precisione verso l’incrocio, con il pallone che dopo aver impattato sul palo è stato rimandato dentro da Mancini, al terzo gol in dieci giorni. E poi al 22’ con un lancio di Pellegrini nello spazio a Lukaku che ha resistito ad un tentativo di fallo di Gabbia ricacciandolo via con una vigorosa spallata su cui lui stesso ha perso l’equilibrio, poi lo ha recuperato per servire Bove anticipato dallo stesso Gabbia, prima della salita sul proscenio di Dybala che dal vertice dell’area, dalla posizione preferita (quella di centrodestra d’attacco) ha raccolto la respinta del difensore, si è aggiustato il pallone col destro e poi ha colpito con l’interno del suo magico sinistro, buttando la palla nell’angolino opposto. Poi i primi segnali negativi: Lukaku si è toccato insistentemente il ginocchio nella parte posteriore e al 28’ è entrato al suo posto Abraham. Poi al 31’ la follia che poteva dare un senso diverso alla serata: su un pallone perso in attacco da El Shaarawy e doppio sfortunato rimpallo, Leao ha preso il tempo al suo ex compagno di squadra del Lille Celik che da dietro lo ha sgambettato quando era ancora dentro la metà campo e Marciniak è diventato il protagonista della sfida mostrandogli il rosso, facendo impazzire De Rossi in panchina. Poi, invece di invadere il campo per farsi giustizia sommaria, il saggio allenatore della Roma ha mandato a scaldarsi prima Karsdorp e Renato Sanches, poi (dopo nove minuti) Llorente, prima di scegliere proprio lo spagnolo per il cambio. Fuori Dybala, al 43’, ma con la prospettiva di giocare almeno altri dieci minuti (sette quelli di recupero) quando Pioli aveva affrettato i suoi tempi inserendo subito Jovic al posto di Bennacer. Al 35’ Leao ha azzeccato una discesa delle sue e ha crossato per Loftus-Cheek che di testa ha cercato un varco per la porta che la schiena di Spinazzola gli ha negato. Al 39’ un fallo di mano di Giroud in area ha spaventato i tifosi, nel timore che a chiamare la review sul campo fosse stato invece il colpo di braccio di Mancini: ma stavolta Marciniak, dopo il consulto al monitor, ha correttamente sanzionato l’intervento scorretto del francese. Al 48’ ci ha provato Musah, senza successo.


All’intervallo Pioli si è presentato con altri due cambi, Reijnders per Loftus-Cheek (un favore a De Rossi) e Chukwueze per Calabria, regista, capitano e adesso panchinaro (agitato peraltro, si prenderà un giallo per proteste, mentre Adli per scaldarsi ha conteso un pallone uscito a Svilar, altro giallo dalla panca). Ma il Milan si è fatto pericoloso solo con tiri da fuori sballati, tipo Pulisic al 6’, o accumulando corner sfruttati malissimo (11-0 il conto finale). Ma al 13’ è stata la Roma ad uscire da regina con il pallone sotto pressione, con un tacco elegantissimo di Pellegrini per El Shaarawy che non si è accorto subito della prateria che si era aperta davanti a Spinazzola e l’ha servito un po’ in ritardo, facendogli perdere l’abbrivio giusto: il sinistro finale ritardato è stato respinto in bello stile da Maignan. Al 20’ è stata ancora la Roma a rendersi pericolosa, con una sovrapposizione perfetta di El Shaarawy su Paredes, cross basso per Abraham che ha controllato il rimpallo e a porta praticamente vuota ha calciato alto in equilibrio precario. Pioli ha così ulteriormente rinforzato l’attacco, inserendo anche Okafor per Pulisic e Florenzi al posto dello stanco Musah, senza tangibili risultati, aumentando così la frustrazione dei suoi che si sono innervositi (saranno ammoniti anche Jovic, Tomori ed Hernandez, con il rosso tramutato in giallo dal Var nonostante la consistenza del fallo fosse sembrata in campo simile a quella di Celik). Solo al 36’ De Rossi ha usato l’ultimo slot, inserendo Angeliño per Pellegrini e addirittura Renato Sanches per Bove (rimproverato poco prima dal tecnico per mancanza di chiarezza nelle comunicazioni con la panchina), Al 41’ invece Leao ha finalmente azzeccato un cross e Gabbia ha trovato l’inzuccata giusta per battere Svilar. Tardi perché l’Olimpico ha difeso negli ultimi minuti con la squadra e non è più passato neanche uno spillo. E così si è chiusa la serata fantastica, l’ennesima notte europea emozionante e commovente. Nel giorno in cui De Rossi ha definito l’intesa per restare chissà quanti anni ancora e per quanti soldi ad allenare questa squadra. Chiedeteci se siamo felici.

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