Un punto ed è andata di lusso
Senza Dybala (entrato solo nel finale di gara) Roma nella versione peggiore. Manca un rigore su Zalewski
Si ferma la corsa Champions della Roma e anche l’effetto taumaturgico di De Rossi, ma per lo meno non si ferma con una sconfitta, ma con un pareggio che alla fine fa pensare pure che sia andata di lusso. Perché il Lecce ha tirato 27 volte verso la porta ed è un record assoluto per loro (con la Salernitana ultima in classifica lo hanno fatto 17 volte), frutto di una partita in cui hanno tenuto la palla molto meno dei romanisti, ma in maniera assai più produttiva. Segno che la Roma ha sbagliato tanto e costruito male, e pressato anche peggio. Ed è inevitabile pensare che con Dybala dall’inizio (è entrato a 7 minuti dalla fine, e ha sfiorato un gol) e Pellegrini (assente per squalifica, mentre al derby sabato mancherà Ndicka ammonito ieri), la Roma abbia un’altra qualità e un’altra personalità: lo sa bene anche De Rossi che però ieri coerentemente in conferenza stampa post partita non ha cercato alibi. La Roma peraltro la gara avrebbe anche potuto vincerla, perché ha avuto anche lei le sue cinque nitide palle-gol e soprattutto può recriminare per un mancato intervento di Marcenaro (quello della “stabilità emozionale” dei tempi di Mourinho) per un intervento scomposto di Falcone su Zalewski, non rilevato in campo e non segnalato dal Var Paterna. In più l’arbitro ha clamorosamente ignorato un chiaro fallo di Pongracic su Lukaku lanciato a rete che avrebbe portato alla punizione dal limite per la Roma e a un possibile rosso per l’autore dell’intervento scorretto: ma Marcenaro ha addirittura sorvolato.
Logico però che se non vinci a Lecce e soprattutto registri 27 tiri al passivo non puoi prendertela (solo) con l’arbitro. Gotti la gara l’aveva studiata bene e nel primo tempo ha messo davvero in difficoltà la Roma con un 442 di sostanza e dinamismo con cui difendeva con intensità e ripartiva a folate, costringendo spesso la linea difensiva romanista a correre all’indietro senza la necessaria efficacia. Due i problemi, in particolare: lo sviluppo offensivo romanista era lento e prevedibile, e spesso tecnicamente approssimativo, con la scarsa partecipazione degli esterni Karsdorp e Angeliño, la lenta e a volte quasi pigra impostazione di Mancini e Ndicka, le geometrie mai trovate con tempismo di Paredes (il meno peggio, peraltro), gli appoggi superficiali di Bove e Cristante, mentre Zalewski era nella sua versione evanescente (molto meglio El Shaarawy nella ripresa), Baldanzi che di Dybala ha ereditato il ruolo accusandone il peso (ma almeno un paio di suoi guizzi hanno vivacizzato la scena) e Lukaku nella versione dei peggiori giorni mourinhani, quando il massimo che riusciva a fare era piantarsi spalle alla porta a scaricare per qualche compagno ovviamente non solo per colpa sua. Dall’altra parte Gendrey a destra e soprattutto Gallo a sinistra hanno preso spesso tempi e spazi ai dirimpettai soprattutto nelle transizioni, Pongracic e Baschirotto hanno difeso e rappresentato un pericolo in ogni palla inattiva a favore (cinque corner e tre punizioni laterali solo nel primo tempo), mentre Ramadani e Blin in mezzo al campo non hanno mai sofferto l’inferiorità numerica e piuttosto hanno continuamente assistito nelle fasce Almqvist da una parte e Dorgu dall’altra, lasciando alla bella coppia offensiva Krstovic e Piccoli l’onere di sostenere il peso dell’attacco, e lo hanno fatto benissimo fino appunto alle conclusioni: basti pensare che solo nel primo tempo il Lecce ha tirato 16 volte verso la porta, cogliendo lo specchio solo in 4 casi, esaltando le virtù di Svilar. In particolare non funzionavano le pressioni: a differenza di quando c’è Dybala, De Rossi aveva chiesto a Baldanzi di seguire Gallo nelle incursioni sperando di limitarle, con Cristante spinto alto sul centrale non preso da Lukaku, ma il meccanismo non ha funzionato bene nell’impostazione e ancora meno nelle transizioni. Appena 5 i tiri dei romanisti, con il palo esterno su punizione di Angeliño proprio all’ultima azione del primo tempo. In cronaca spiccano soprattutto però le azioni da gol dei leccesi, dopo una parata iniziale di Falcone su un corner tagliato forte da Paredes e sfiorato in anticipo da Gendrey in contrasto su Bove, e dopo un paio di tentativi, uno di Pongracic di testa e uno di Baldanzi col sinistro, a lato. Nella parte centrale del tempo il Lecce ha dominato la scena, tirando diverse volte con Piccoli: al 16’ è stato Mancini a deviargli il tiro, al 22’ ha concluso fuori ignorando clamorosamente la posizione favorevole di Krstovic e Almqvist sull’errore in impostazione di Bove, al 31’ ha calciato ancora fuori, al 40’ lo ha fatto addosso a Svilar e al 42’ ha rubato un altro pallone all’incerto Ndicka (condizionato nell’occasione dal giallo rimediato in apertura) e ha provato da posizione defilata ad infilare la palla verso l’incrocio opposto, alzando troppo la mira. Altre conclusioni pericolose sono state di Gallo dopo un coast to coast senza oppositori (sinistro deviato in corner da Mancini), da Almqvist (sinistro moscio) e da Dorgu (bella parata Svilar), In mezzo Cristante avrebbe potuto mettere in porta Lukaku, ma ha sbagliato la misura dell’assist. Nel finale però due sono state le occasioni ghiotte per la Roma: una bella azione manovrata che al 44’ da sinistra è passata a destra attraverso la verticalizzazione di Ndicka, lo scarico di Lukaku per Bove, l’apertura di Baldanzi che è rientrato sul sinistro e ha crossato tagliato sul secondo palo dove Zalewski non è riuscito né a concludere né a servire Lukaku che si era liberato in area, e al 46’ con una percussione fermata fallosamente sulla mezzaluna fuori dall’area, con conseguente punizione calciata di seconda da Angeliño sul palo esterno, a Falcone battuto.
All’inizio della ripresa De Rossi ha preferito non correre ulteriori rischi con Ndicka in difficoltà sui due attaccanti forti del Lecce e ha inserito subito Huijsen. Al 6’ l’episodio del mancato intervento su Lukaku che ha provocato la prima cauta protesta di De Rossi, al 10’ quella assai più grave sul corner lungo di Paredes con la palla che attraversando tutta l’area piccola è arrivata a Zalewski che l’ha rimessa nel cuore dell’area e ha poi subito l’intervento in ritardo di Falcone: l’arbitro ha lasciato proseguire e sulla ripartenza per poco il Lecce non è andato in vantaggio, mentre il Var Paterna si prendeva tutto il tempo possibile per rivedere l’azione al rallentatore senza però cambiare la decisione del collega di campo che aveva valutato l’impatto de visu. E qui De Rossi ha protestato in maniera assai più veemente, richiamando l’attenzione anche sulla diversa interpretazione data ad episodi simili in altre partite. Al 15’ una controripartenza giallorossa ha portato Baldanzi al tiro da posizione favorevole ma purtroppo col destro, e conseguente conclusione sballata. Poi sono arrivati i cambi che hanno se possibile reso meno equilibrata la sfida alzando ulteriormente il tasso tecnico e agonistico: Gotti ha inserito il velocissimo, ma sprovveduto Banda per Almqvist, e Sansone per Piccoli, riducendo i muscoli e i centimetri, De Rossi si è giocato le carte che erano state tenute di scorta all’inizio, e quindi El Shaarawy per Zalewski e Aouar per Bove. Al 23’ un errore di Paredes in rifinitura con la squadra tutta sbilanciata in avanti ha esposto ad una ripartenza in 4 contro 2 con l’assist finale di Krstovic per Dorgu che con la porta spalancata ha calciato di sinistro quasi dal dischetto senza cogliere il bersaglio, ma subito dopo anche la Roma ha avuto due occasioni enormi, prima con un colpo di testa scivolato fuori di Lukaku su assist di Karsdorp (praticamente l’unico pallone azzeccato dall’olandese) e poi con un delizioso assist di tacco di El Shaarawy su verticale di Cristante, malamente sprecato da Aouar, ormai solo davanti a Falcone, bravissimo a deviare col corpo. Un altro disimpegno sbagliato da Karsdorp ha favorito l’ennesima occasioni per i padroni di casa, con Krstovic che non è riuscito a calciare da buona posizione con successivo intervento salvifico di Angeliño, e subito dopo è stato El Shaarawy a tentare la conclusione (parata da Falcone) sul solito scarico di Lukaku. Nel finale sono entrati anche Oudin per Dorgu e Venuti per Gallo nel Lecce, e poi Dybala per Baldanzi e Celik per Karsdorp nell’ultimo assalto e dopo un giallo assurdo conferito a Cristante (è entrato in anticipo pulito sbilanciando l’avversario: fischiato fallo e ammonizione), ci sono state altre quattro occasioni, tre per il Lecce (destro Banda deviato, Sansone solo in area su corner alto, e traversa scheggiata da Oudin) e una per Dybala, sul cui sinistro al volo deviato Lukaku ha dormito, altrimenti la respinta l’avrebbe spedita lui in porta. Ma sarebbe stato troppo.
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