AS Roma

Indovinate chi è il male del calcio italiano? Facile, Gianluca Mancini!

Da Romanista quella maglia lo esorto a non sfilarsela mai perché tutto quello che gli altri pensano ma non si azzardano a far notare… noi glielo riconosciamo

Mancini al termine di una partita della Roma

Mancini al termine di una partita della Roma (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Danilo Per la Roma
27 Marzo 2024 - 07:00

Sono tornati a parlare di Gianluca Mancini. E non vi faccio nemmeno la domanda retorica del come… perché quello potete, facilmente, immaginarlo: male, naturalmente. Seguendo il tracciato del brutto e cattivo, aggiungendo un’altra lettera luminosa per formare la scritta scorretto.
Questa volta, pensate un po’, il losco difensore giallorosso se l’è presa perfino con i bambini che chiedevano un autografo: ve lo ricordate, da ragazzini, il millantato uomo nero che veniva ad impaurirvi?!? Ecco, finalmente ha un volto: quello del numero ventitré della ROMA. E non sia mai che qualcuno prenda coraggio e si metta a scrivere che al momento è probabilmente il miglior difensore italiano. Non si cada nella tentazione di sottolineare che, pubalgia o qualsiasi altro problema fisico, è uno su cui poter fare sempre affidamento perché tanto lui non alzerà mai bandiera bianca. Non si faccia passare il messaggio che può giocare a tre, a quattro, a uomo, a zona, libero di salire palla al piede per metterla dentro o, addirittura, come centrale di centrocampo.

Mi raccomando, eh: sempre, e solo, cose negative. Sapete una cosa? Fossi un suo amico gli farei notare che per trasformarsi da ranocchio a principe azzurro – e non è retorica ma la triste verità – gli basterebbe cambiare maglia… da Romanista, invece, quella maglia lo esorto a non sfilarsela mai perché tutto quello che gli altri pensano ma non si azzardano a far notare… noi glielo riconosciamo. Così come gli altri giocatori della squadra che vedono in lui una roccia a cui aggrapparsi ma, pure, il rischio più grande dopo ogni gol fatto perché come quel compagno di banco, a scuola, che ti voleva un bene dell’anima ma che spesso, piuttosto che arrossire dicendotelo, te lo dimostrava – fisicamente – dandoti un cazzotto dietro la schiena… così lui a rincorrere chi sta esultando per sferrargli una pizza in testa o un calcio ben assestato. Tu chiamale, se vuoi, emozioni.

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