La Roma combatte e va avanti
Zwayer annulla un gol regolare ad Azmoun. Poi segna Welbeck, ma la difesa e Svilar tengono. Ora i quarti
Sconfitta contenuta, big non stancati, passaggio ai quarti ottenuto e ora la Roma se la andrà a giocare con le rivali più forti. Giusto così, paga la scelta di De Rossi di puntare sull’attacco di riserva, esce il Brighton tra gli applausi dei suoi tifosi dopo una prova generosa e offensiva, finita con 21 tiri verso la porta, 6 tra i pali e un solo gol, ma con la macchia di un gravissimo errore iniziale dell’arbitro tedesco Zwayer, che ha annullato un gol buono ad Azmoun che avrebbe dato un altro senso alla serata e di sicuro un risultato diverso alla partita. Peccato per il giallo che impedirà a Ndicka di giocare l’andata dei quarti con la rivale che uscirà oggi dall’urna di Nyon, conforta il pensiero che Lukaku (rimasto a casa) e Dybala, El Shaarawy e Paredes (rimasti in panchina) si siano risparmiati la sudata e domenica saranno in campo dall’inizio col Sassuolo.
La scelta iniziale di Daniele De Rossi di tenere fuori oltre al belga, in gestione di un lieve dolore all’anca che non gli dovrebbe in ogni caso impedire di giocare con il Sassuolo domenica pomeriggio, anche Dybala ed El Shaarawy per far spazio all’inedito trio offensivo composto da Baldanzi, Azmoun e Zalewski aveva chiaramente privato di spessore tecnico e caratteriale la fase offensiva romanista, peraltro limitata nel primo tempo alle sporadiche uscite organizzate a fatica, nell’inevitabile assalto tentato non sempre lucidamente dalla squadra di casa. Logico che il risultato dell’andata condizionasse le strategie tattiche delle due rivali: dunque De Zerbi, salutato dalla curva di casa prima della partita con un bandierone azzurro circondato di tricolore con la scritta “Forza De Zerbi, The italian Job”, ha spinto sull’acceleratore con quattro giocatori molto offensivi come, da destra a sinistra, Adingra, Lallana e Enciso alle spalle di Welbeck, e due terzini di spinta come Lamptey ed Estupiñan, con in mezzo i due motori di ogni sviluppo Gilmour e Gross e dietro i giganti van Hecke e Dunk, in versione meno balbettante rispetto a quella mostrata all’Olimpico. Di contro De Rossi ha immaginato uno schieramento di due linee di quattro giocatori per contenere il prevedibile assalto, in un finto 433 con Celik, Mancini, Ndicka e Spinazzola in linea, con Bove mediano di destra pronto ad aprirsi in non possesso in fascia (ma sempre con un pizzico di ritardo), con Cristante in regia con l’assistenza di un poco incisivo Pellegrini, e Zalewski teorico attaccante esterno di fascia pronto a ripiegare come quarto centrocampista, più Baldanzi a supporto di Azmoun, con l’ex empolese che partiva da destra per ritrovarsi spesso anche in zone diverse, a seconda dell’intensità della collocazione degli uomini di De Zerbi. In realtà però il vero protagonista della sfida nel primo tempo è stato il pessimo arbitro tedesco, herr Zwayer, uno dai trascorsi non limpidissimi vista la squalifica di sei mesi comminata per una storiaccia di una combine denunciata in ritardo, e di sicuro incapace di gestire una partita così. Per esempio ha distribuito i cartellini a casaccio, dando modo di far pesare il suo pregiudizio evidente nei confronti degli “italiani simulatori”, vulgata che ogni tanto chissà perché bisogna scontare, e, cosa assai più grave, ha aggiunto sale alla partita inventandosi un fallo inesistente di Azmoun nell’azione che poteva chiudere ogni questione circa la qualificazione ai quarti: è accaduto al 22’ con una bella transizione portata da Baldanzi, con sovrapposizione esterna di Celik, cross deviato da Gilmour e splendida sforbiciata morbida di Azmoun che ha mandato la palla ad infilarsi docile all’incrocio dei pali dopo aver scavalcato Verbruggen. Pesantissimo gol annullato da Zwayer nell’incredulità generale per via di un presuntissimo gioco pericoloso dell’iraniano su van Hecke che aveva provato a contendergli il pallone di testa: «Too high» ha sentenziato a mano alta l’arbitro, vittima di una chiara suggestione che il collega Dankert al Var non si è sentito di smentire, nonostante l’evidenza di un colpo di sicuro non alto e non pericoloso. Per le proteste De Rossi è stato ammonito, poi toccherà pure a e Zerbi per aver attaccato verbalmente il team manager Cardini in occasione di un’altra protesta. La Roma ne aveva costruita un’altra di palla-gol, su una delle pochissime impostazioni sbagliate dalla difesa del Brighton nella serata (brutto passaggio orizzontale di Adingra), con Azmoun pronto ad approfittarne con un gran diagonale terminato fuori di pochissimo. Per il resto è stato solo Brighton: non un assedio, per carità, ma diverse azioni efficaci, qualcuna conclusa male, e una, l’unica conclusione in porta, finita alle spalle di Svilar. Tatticamente il Brighton ha provato a uscire dalle pressioni con la solita costruzione centrale in superiorità numerica (due centrali, due mediani e il trequarti ad avvicinarsi) approfittando delle due linee da 4 perforabili centralmente soprattutto quando uno dei due difensori centrali romanisti non rompeva la linea per salire a prendere Lallana. Così ad esempio è uscito il Brighton nell’azione del gol, al minuto 37 del primo tempo, con il rinvio mirato di Verbruggen a cogliere proprio Welbeck che ha scaricato prima su Enciso e poi ha recuperato la palla portandola a sinistra, allungandola verso Estupiñan e riprendendosela all’altezza del vertice destro dell’area della Roma, con Bove che si era preoccupato soprattutto di raddoppiare sul terzino e quindi è andato in ritardo sull’uscita verso l’attaccante, che si è spostato sul destro e ha calciato di interno collo cogliendo l’incrocio dei pali. Il gol ha ovviamente rianimato l’Amex Stadium al massimo della sua capienza (30.318 gli spettatori alla fine, compresi 1500 romanisti nel settore ospiti e diversi altri sparsi nel resto dello stadio) e la partita si è un po’ incattivita, con van Hecke colto a dare un colpo al volto di Cristante ritenuto, e come ti sbagli, insufficiente per arbitro e var tedeschi per cacciare il difensore dal campo.
All’inizio del secondo tempo la Roma è sembrata in grado di gestire meglio ogni possesso, così dopo soli otto minuti De Zerbi ha dato più forza alla squadra che ne stava perdendo inserendo Fati e Buonanotte per Enciso e Lallana e, dopo una grande occasione per Spinazzola (slalom incontenibile e sinistro a cogliere lo spigolo esterno dell’incrocio dei pali), alzando ulteriormente il baricentro della squadra mettendo il centravanti Ferguson per il terzino Lamptey e rimpiazzando l’altro esterno Estupiñan con un centrale come Igor: dunque difesa a tre, due esterni d’attacco a tutta fascia come Adingra e Fati, i due infaticabili registi Gross e Gilmour, con un trequartista centrale (l’evanescente Buonanotte) e due punte come Ferguson e Welbeck. Per un po’ la Roma ha ballato: un cross da sinistra ha colto proprio Adingra a colpire di testa a un metro e mezzo dalla porta, ma l’insuperabile Svilar è riuscito a ribattere, poi ha provato due volte Van Hecke impattando male però di testa e spedendo entrambe le occasioni oltre la traversa, per la disperazione di De Zerbi che ha capito che si stava giocando le ultime chances per il clamoroso ribaltone. De Rossi ha pensato allora a un rinforzino e ha messo Llorente terzo centrale sul centrodestra al posto di Zalewski, aprendo Spinazzola in fascia, per un 352 un po’ più solido, ma anche insufficiente per ripartire con convinzione, nonostante gli spazi chiaramente sempre più ampi che sembravano aprirsi ad ogni transizione. Al 31’ ancora Svilar si è allungato a respingere un sinistro di Igor, poi sulla respinta Adingra non si è coordinato bene per cogliere la porta, mentre al 35’ un gran destro di Gilmour è stato ribattuto prima che arrivasse verso Svilar. Altri piccoli aggiustamenti non hanno cambiato il senso dell’epilogo (dentro Aouar per Baldanzi e Baleba per Gilmour), poi una promettente ripartenza 4 contro 3 è stata sprecata malamente da Azmoun che ha tirato in porta con l’ultima stilla di energia, svirgolando la conclusione, prima di uscire per lasciare spazio a Joao Costa. Poteva essere il pareggio e invece un minuto dopo Ansu Fati ha sfiorato il raddoppio, costringendo con un gran tiro da fuori Svilar all’ultimo tuffo plastico della serata. E ora Nyon.
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