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Bonatti, ex vice di De Zerbi: "De Rossi deve proseguire su questa strada"

L'ex secondo dell'allenatore del Brighton ha rilasciato un'intervista a Radio Romanista: "Roberto farà una carriera in grado di raggiungere livelli ancora più alti"

Andrea Bonatti sulla panchina della Juventus Primavera

Andrea Bonatti sulla panchina della Juventus Primavera (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
05 Marzo 2024 - 15:02

Andrea Bonatti, ex vice allenatore di Roberto De Zerbi ai tempi del Darfo Boario, è intervenuto stamattina ai microfoni di Radio Romanista all'interno di Primo Tempo.
Ecco le sue parole:

Sulle qualità e sul tipo di comunicazione di De Zerbi
"Roberto è una persona intelligente, sensibile e determinata, molto trasparente. Non c'è molto da interpretare quando hai a che fare con lui, la sua è una comunicazione molto chiara e schietta, è di supporto e di conforto. E' sicuramente di impatto, sa andare in profondità, e queste secondo me sono delle caratteristiche che si accompagnano perfettamente al talento che ha nel creare le condizioni di lavoro, metodologiche e tecnico-tattiche. Sono convinto per questo che farà una carriera in grado di raggiungere livelli ancora più alti".

Sull'inizio della carriera di De Zerbi da allenatore
"Abbiamo collaborato perchè un amico in comune mi ha chiesto un piacere. Io in quel periodo avevo voglia e bisogno di prendermi un momento di stop, volevo staccare. Questo amico mi ha fatto conoscere Roberto e dopo il primo allenamento, nel tornare a Brescia, gli dissi: "Sei già bravo, non hai bisogno di nessun supporto da parte mia", anche se quello era il suo primo giorno da allenatore. Ricordo un aneddoto che la dice lunga sulla chiarezza di idea calcistica che aveva già: in quel primo allenamento lui ha appurato la fase di costruzione bassa, e se un allenatore si presenta il primo giorno che allena in carriera e fa la costruzione bassa vuol dire che ce l'ha proprio dentro".

Sull'inizio della carriera di De Rossi come allenatore
"E' un dato di fatto che De Rossi abbia iniziato questa avventura in un contesto che paradossalmente lo facilita perchè lo conosce, però va anche riconosciuto che non è che siccome lo conosce, è scontato che faccia bene. Per cui c'è del merito però c'è anche un'onesta prosecuzione di incognite che deve dissipare pian piano facendo un percorso positivo.
Resto convinto che quando conosci certe sfumature di alcuni ambienti per tanti anni perchè l'hai vissuto non nella testa ma proprio nella pancia, ti risulta più facile. E' più difficile quando devi adattarti a un ambiente che non conosci, per cui da questo punto di vista è stato molto facilitato. Dall'altro non si può negare che ereditare una squadra di un allenatore carismatico come Mourinho può essere un elemento di difficoltà.  Poi magari da un altro lato ancora il Mourinho di adesso non è lo stesso di qualche anno fa dal punto di vista dello stile di gicoo per cui un nuovo allenatore, con nuove idee, può rendere l'ambiente un po' più coinvolgente. Ciò che è certo è che De Rossi attualmente sta facendo molto bene quindi deve proseguire su questa strada."

Sui modelli e principi di De Zerbi
"Prima lui era fisso su un attacco di posizione con 4-3-3 mentre il De Zerbi più recente, più malleabile all'inizio dell'esperienza col Brighton secondo me ha portato avanti con intelligenza l'occupazione spaziale a 3. Dopo la pausa dei mondiali in cui ha potuto lavorare ha cambiato, passando al 4-2-3-1 che aveva già usato al Sassuolo. Nell'ultimo periodo mancandogli gli esterni ha giocato col rombo. Questa è una sfumatura evolutiva di Roberto. Tra l'altro quando ci confrontavamo i primi anni e lui era a Salerno, io avevo l'abitudine di cambiare sistema di gioco con frequenza e lui mi diceva che non condivideva questa cosa. Voleva sviluppare una sua identità che fosse in quel momento più attaccata ai numeri di occupazione di spazio, e che invece oggi secondo me è più attaccata ai principi e quindi è più in fase di evoluzione e di cambiamento".

Sulla scelta di De Zerbi di andare ad allenare lo Shaktar
"Sono semplici i parametri con cui di solito Roberto sceglie. In quel periodo ci trovammo in un ristorante di Brescia con le nostre mogli e lui mi disse che aveva scelto lo Shaktar perchè voleva un'esperienza europea e perchè in quel momento la stabilità del progetto tecnico era differente nelle due realtà, lui valuta molto questo. Andò in colloquio anche con la Fiorentina e non la scelse perchè in quel periodo era un po' turbolento dal punto di vista sportivo".

Su Roma-Brighton
"Mi sembra abbastanza evidente che se vuoi mettere in difficoltà una squadra che fa del palleggio la sua arma, che ha tante idee per uscire dal pressing avversario l'unica soluzione è avere coraggio di giocartela attraverso molti duelli, devi essere aggressivo. Può sicuramente succedere che in certi spazi aperti dove è piu difficile difendersi puoi concedere qualche situazione pericolosa ma è anche vero che se riconquisti palla, la squadra avversaria che è aperta può essere più vulnerabile. Il Brighton per me è l'unica squadra che oggi ha una padronanza di concetti che se hai inferiorità a prendere ti fa girare a vuoto per il campo." 

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