Konsel: "De Rossi in poco tempo ha formato un gruppo. Svilar? Mi sembra un portiere completo"
L'ex portiere giallorosso ospite della trasmissione "Unico": "Il derby vinto 3-1? Fu una partita e una serata indimenticabile. La Roma mi è rimasta nel cuore"
All'interno del programma "Unico", in onda sulle frequenze di Radio Romanista, è intervenuto l'ex portiere giallorosso Michael Konsel. Ecco le parole rilasciate dall'estremo difensore austriaco, che ha vestito la maglia della Roma dal 1997 al 1999:
Una serata bellissima quel derby vinto nell’aprile del 1999: la Lazio arrivò da prima in classifica dopo il pareggio dell’andata mentre la Roma aveva ancora il ricordo dei quattro derby persi nella stagione precedente. Tu eri tornato in campo da poco dopo un infortunio, Totti segnò il gol del definitivo 3-1 vincendo così il suo primo derby. Anche per te fu il primo successo contro la Lazio. Cosa ricordi di quella serata?
“Fu una partita e una serata indimenticabile. Proprio come le ultime partite recenti della Roma. Io ricordo i miei interventi su Salas e Vieri, feci un bel po’ di parate, addirittura presi anche un fumogeno che qualcuno lanciò dagli spalti. Era un’atmosfera molto calda davvero”.
Quel derby rimase alla storia per la maglietta esibita da Totti dopo il gol “Vi ho purgato ancora”. Voi compagni di squadra lo sapevate che il capitano indossasse questa maglia?
“Io no (ride ndr), non sapevo niente ero solo molto concentrato per questa partita. Anche se devo ammettere che fu una cosa bellissima come quella serata vissuta dall’inizio alla fine con i nostri tifosi che in quell’occasione sono stati davvero il dodicesimo uomo in campo. Posso assicurare che tutto diventa più facile quando hai una tifoseria del genere che ti sostiene”.
Alla Roma è arrivato all’età di trentacinque anni e nonostante sia rimasto solo due anni, avendo avuto anche un infortunio nella seconda stagione, è entrato nel cuore della gente. Ad esempio, prima dell’arrivo di Alisson molti la indicavano come il miglior portiere romanista degli ultimi vent’anni. Come spiega questo amore tra un austriaco e i tifosi giallorossi?
“Per me è un grande onore sentire queste cose. La spiegazione è difficile ma allo stesso tempo facile: io sono stato sempre me stesso, interpretando il ruolo alla mia maniera, mettendoci impegno e tanta passione. Non ero uno che pensava ai soldi o al successo personale ma alla squadra e ai tifosi che mettevo sempre davanti a tutto. Inevitabile che tutto questo fece subito scattare il colpo di fulmine tra noi anche perché io ero che non avevo paura di prendermi una responsabilità o un rischio. Ho giocato come un vero Pantera, anzi er pantera (ride, era il suo soprannome a Roma)"
Tornando a Totti: Francesco era già capitano a 22 anni mentre lei era molto più grande. Si ricorda di avergli dato qualche consiglio?
“Si lui iniziò a fare il capitano molto presto. Non è facile a quell’età interpretare il ruolo come faceva lui, era uno di carattere e questo lo capii sin da subito. Anche perché si doveva relazionare con compagni di squadra più grandi che avevano un’esperienza maggiore: io giocavo in nazionale e avevo più di trent’anni ma c’era anche gente con una classe e un carisma incredibile come Cafu, Aldair e lo stesso Candela che in quella stagione tornò a Roma da campione del mondo”.
Zeman richiese il suo acquisto perché era un portiere bravo a giocare fuori dai pali: all’epoca non era così frequente che un portiere partecipasse al gioco della squadra come oggi. Si considera un po’ un antesignano del ruolo?
“Io sono stato un vero e proprio antesignano. Ora quasi tutti giocano così, soprattutto Neuer ma non solo lui. Mi divertivo molto e sono contento di vedere che quello stile, all’epoca così originale, oggi sia diventato una normalità. Credo che per me fosse anche più facile, poiché quando ero giovane ho giocato in attacco.
Quindi è normale che uno come Zeman, con il suo stile offensivo che prevedeva la partecipazione di tutta la squadra alle azioni d’attacco, abbia cercato uno come me e fu di conseguenza molto semplice integrarsi con la squadra e il suo gioco”.
Cosa ne pensa di Svilar? Quanto può essere difficile per un portiere mettersi in mostra avendo a disposizione poche occasioni?
“Penso sia molto difficile giudicarlo perché ha giocato davvero poche partite. Come fa a mettersi in mostra un secondo portiere? Questo non lo so, perché io ho fatto sempre il numero 1 (ride ndr), però questo ragazzo ha dimostrato personalità e coraggio e sono qualità che si vedono anche nelle poche gare in cui è stato chiamato in causa.
È inevitabile poi che quando ti rendi protagonista di una partita come quella contro il Feyenoord, dove pari due rigori decisivi, inizi a prendere fiducia perché senti di aver fatto qualcosa di importante per la squadra, la società e soprattutto i tifosi. Ha quell’attitudine a giocare fuori dai pali e una buona mentalità, mi sembra un portiere completo ma penso possa crescere ancora tanto e fare anche meglio di così”
Che idea si sta facendo della Roma di De Rossi?
“A me sembra che ci sia un bel clima e lui in poco tempo è riuscito a formare un gruppo. In campo si vede come questi ragazzi vogliano vincere insieme. La tattica è importante ma è un discorso a parte, questo invece è un aspetto fondamentale senza il quale non vai molto lontano. Il gruppo unito che si aiuta per ottenere un obiettivo è imprescindibile per raggiungere qualsiasi traguardo. Poi se al gruppo di calciatori ci si riesce a compattare anche con la tifoseria allora è ancora più bello, perché si diventa un corpo unico. De Rossi con la sua mentalità e i suoi metodi mi sembra abbia già trovato un buon rapporto con tutti i suoi calciatori”.
Grazie Konsel: vuole mandare un messaggio ai tifosi della Roma che continuano a manifestargli tutto il loro affetto?
“Certamente, grazie perché vi porto sempre nel mio cuore”.
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