Gandini: “A Roma due anni intensi. Sapevo che De Rossi sarebbe diventato allenatore”
L’ex amministratore delegato giallorosso ha parlato in un’intervista rilasciata a Radio Serie A del suo passato romanista: “È stata una grande esperienza”
L'ex amministratore delegato della Roma Gandini ha rilasciato un'intervista a Radio Serie A trattando diversi temi tra cui il suo passato in giallorosso e il rapporto con De Rossi. Di seguito le sue parole.
Sulla Roma, Luciano Spalletti e Daniele De Rossi.
"Due anni intensi, molto belli e formanti, perché avere un rapporto diretto con l'azionista - che rappresentava un gruppo di azionisti - è stata una scuola, un'esperienza che non conoscevo. La Roma è una società con un rapporto straordinario con la sua tifoseria, estremamente legata alla città. Due anni da amministratore delegato a Roma, con una proprietà americana, è stata una grande esperienza. Abbiamo fatto bene, ricordo le semifinali di Champions League, ho lavorato con Spalletti, Di Francesco, Monchi...
Differenza tra Roma e Milan?
"Il legame con la città, il rapporto fortissimo che c'è, quasi un'identificazione simile a quello che succede a Barcellona, dove il club è più che una squadra, quasi una nazionale"
È stato più difficile lavorare a Roma rispetto che a Milano?
"Per la mia esperienza potrei dirti di sì, per tutto quello che gravita attorno a una città come Roma, capitale e città del governo in cui c'è tantissima influenza: da quel punto di vista è più difficile. Mi piace ricordare il rapporto con Luciano Spalletti: era l'ultimo anno di contratto, non ero il suo riferimento diretto e me lo disse in totale trasparenza. Io gli dissi: "Quando vuole io ci sono, di qualsiasi cosa abbia bisogno". Ogni tanto ci scrivevamo: io insistevo per fargli vestire la divisa ufficiale al posto della tuta, perché penso che un club come la Roma dovesse essere anche dal punto di vista stilistico all'altezza della situazione e lui, senza dirmi che lo avrebbe fatto, lo fece. Si lamentava con me di cose che erano fuori dal mio "controllo", come i campi di Trigoria che non andavano bene. Ci sono state tante cose, anche un rapporto con personaggi di alto livello: ho vissuto l'ultimo anno di Francesco Totti in una serata struggente, ho pianto anch'io per quello che rappresentava. Daniele De Rossi? Immaginavo sarebbe diventato allenatore, suo padre Alberto è stato uno degli allenatori più importanti del settore giovanile della Roma. Lui rappresenta la romanità, così come Francesco, ma tra i due Daniele aveva più attitudine per il campo rispetto a Totti. De Rossi divenne il "mio" capitano, il rapporto divenne più stretto".
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