AS Roma

Pellegrini alla meta: sette su sette

Il Capitano giallorosso è tornato ai fasti dell’anno della Conference. Con De Rossi 4 gol e 3 assist, solo una volta è partito dalla panchina

Il destro a giro di Pellegrini contro il Feyenoord

Il destro a giro di Pellegrini contro il Feyenoord (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
01 Marzo 2024 - 08:00

Sette bellezze per rinascere. Sette meraviglie per contribuire alla rincorsa della Roma alla zona Champions. Perché al di là di gusti e opinioni, i fatti restano incontrovertibili. Se Lorenzo Pellegrini gioca come sa fare, a ricavarne beneficio è la squadra. Non bastassero le prestazioni maiuscole dell’ultimo periodo, esistono numeri incontrovertibili a supportare una tendenza che non può più essere casuale. Sette reti procurate (quattro gol e tre assist vincenti) in altrettante partite giocate da titolare sotto la guida De Rossi. Tutto in 601 minuti complessivi disputati fra Europa League e campionato, con una media di un centro firmato in maniera diretta o indiretta ogni 85,8 minuti (che scendono a 73,3 considerando le sole presenze in Serie A).

Il cambio di marcia rispetto alla prima parte di stagione risulta evidentissimo. Complici gli infortuni in serie che ne avevano frenato l’utilizzo e le conseguenti condizioni di forma  molto lontane dall’eccellenza, nelle 16 presenze collezionate in precedenza con Mourinho in panchina, il bottino personale di Pellegrini si era attestato a quota 5 (3 gol e 2 passaggi decisivi). Un andamento accompagnato da prestazioni molto al di sotto dei suoi standard abituali, che aveva concentrato sul numero 7 una sequela di critiche - anche feroci - senza precedenti. Accompagnate peraltro da diverse illazioni sulla sua vita privata, figlie degli attacchi frontali di certi media scandalistici. Insomma, una situazione tutt’altro che semplice dentro e fuori dal campo, che nell’ultimo periodo in giallorosso di Mou aveva perfino allontanato il giocatore dalla sua indiscussa titolarità.

Proprio quando il rapporto col mondo Roma in senso lato è apparso avviato verso i minimi storici, avviluppato in una situazione che sembrava senza vie d’uscita, il cambio tecnico ha coinciso con la rinascita. Sintomo che la cura funziona, tanto per il collettivo quanto per i singoli. E senza nulla togliere a tutti gli altri, Lorenzo di questo gruppo non può che rappresentare uno dei massimi emblemi. Per la fascia al braccio e non solo. DDR ne è consapevole, conoscendo questa piazza come nessun altro e avendola vissuta da prodotto di eccellenza cresciuto in casa: coccolato agli inizi in prima squadra quanto osteggiato in diverse altre fasi della carriera. Dagli attacchi personali mascherati da critiche di campo è passato prima di Pelle. Ha saputo come uscirne e come aiutare a rialzare i compagni in difficoltà già da calciatore. Attitudine congenita, integrata ora dal ruolo di allenatore.

Pellegrini è uno dei cinque superstiti dell’ultima Roma in cui ha giocato De Rossi, si conoscono e si stimano. Questione di feeling: entrambi romani, romanisti, Capitani. Uno bandiera eterna mai ammainata ma tornata a sventolare anche di fatto, oltre che di concetto. L’altro col sogno neppure troppo celato di seguire le orme del predecessore. Le parole di DDR suonano più forti di una semplice investitura: «Non potrei pensare a un Capitano migliore, anche per come mi ha accolto. Ma oltre all’amicizia professionale, Lorenzo è serio, coinvolgente con i compagni e li aiuta. Sono stato fuori dalla Roma e non chiedevo nulla, ho sentito tante cose in questi anni e ho trovato un gruppo di uomini in gamba, seri e attaccati a questa maglia. Pellegrini è il degno Capitano di questo gruppo». La risposta a distanza è stata altrettanto significativa: «Daniele è molto più di qualcosa per noi, lo sta facendo vedere. Penso di dovergli il mio 150% in tutti gli allenamenti e in ogni partita: tutti sanno che rapporto ho con lui, nasce da un rispetto che va oltre». Non c’è stato bisogno di aggiungere cosa, lasciando il sottinteso alla libera interpretazione: oltre il campo, oltre i ruoli. Eppure anche nel “semplice” ambito tecnico sembrano fatti l’uno per l’altro. Lo dicono i numeri. Le 7 bellezze promettono un seguito.

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