Fa tutto Dybala e De Rossi gode
Paulo mattatore fa impazzire Juric, ne segna 3 e tiene la Roma al riparo da ogni tentativo di rimonta granata
Dybala batte il Torino 3-2, toglie la Roma dall’impaccio di una partita complicata e la trascina ancora più in alto, con la quinta vittoria su sei partite di campionato della gestione De Rossi, e ora i punti dal quarto posto sono quattro alla vigilia di una serie di incroci di campionato molto promettenti. Servono altro che le spie venute dal freddo di Torino per fermare questa Roma quando anche nelle serata meno ispirate esce fuori dalle difficoltà con questa autorevolezza, soffrendo sulle pressioni alte del Toro, andando in vantaggio su rigore col solito cecchino, subendo il pareggio con Zapata quando pensava di chiudere il primo tempo in vantaggio come a Frosinone, poi prende il volo nella ripresa grazie ad altre due spettacolari reti dell’argentino e continua a soffrire nel finale per via di un’autorete di Huijsen che ha ridato vita, inutilmente, al povero Juric.
Un po’ come a Frosinone, nel primo tempo la Roma non era riuscita a trovare il bandolo della matassa per via un po’ dello schieramento tattico diverso dal solito e un po’ per l’atteggiamento degli avversari. Stavolta infatti De Rossi aveva deciso di riesumare la difesa a 3, per meglio dire a cinque, ripresentando Smalling dal primo minuto al centro e “coprendolo” con Mancini e Ndicka, con Kristensen e Angeliño sulle fasce, Paredes, Cristante e Pellegrini in mezzo al campo, e Dybala al fianco di Azmoun davanti, con Lukaku e Baldanzi tenuti in panchina. La Roma voleva chiaramente aspettare un po’ più bassa il Toro, farlo alzare in pressione e provare a colpirlo con fraseggi brevi sul copione della trasmissione, scarico e verticalizzazione, trasformando in opportunità il fastidio della marcatura a uomo in ogni zona del campo. Ma il giochino per tutto il primo tempo è riuscito praticamente una sola volta, al 9’, quando il Toro non era ancora perfettamente aderente nelle sue pressioni, con Dybala che addirittura sfruttando un fallo laterale aveva trovato il modo deviando di testa di lanciare Azmoun nello spazio vuoto della metà campo granata, l’iraniano era arrivato fino in area inseguito da Lovato e chiuso da Lazaro e ha quindi servito Kristensen che aveva seguito lo sviluppo dalla parte opposta, la conclusione del danese di sinistro però è stata respinta dal palo, a Milinkovic-Savic battuto.
Resterà questa l’unica azione pericolosa della Roma per tutta la prima frazione mentre il Toro, sviluppato nel suo dinamicissimo 3412 con Djidji, Lovato e Masina in difesa, con i velocissimi Bellanova e Lazaro sugli esterni, con Gineitis (preferito a Linetty) e Ricci in mezzo, e Vlasic a trequarti alle spalle di Sanabria e Zapata. Bravi i granata soprattutto nel controgioco, come da ormai conosciutissima caratteristica del gasperiniano Juric: per cui la Roma faticava ad impostare stavolta con i tre centrali come ai tempi di Mourinho, e tutte le linee di passaggio erano rapidamente chiuse dai veloci appostamenti avversari, né i giallorossi erano bravi a trovare lunghi gli attaccanti nei diversi smarcamenti in cui si producevano Dybala e soprattutto Azmoun. Non che l’atteggiamento aggressivo del Torino abbia portato a una reale costruzione di azioni pericolose. L’unica vera occasione costruita, a parte nei palloni regalati dalle approssimative costruzioni romaniste e poi puntualmente finiti contro il muro alzato in area, è arrivata alla mezz’ora, con una partenza dal basso favorita dalle sbagliate pressioni dei giallorossi, con sviluppo immediato a destra su Bellanova che ha pescato nel cross lungo Ricci che ha controllato e battuto al volo, cogliendo l’esterno della rete. Nel Toro Juric era stato costretto a cambiare Lovato con il giovane Sazonov già al 14’ e la mossa in qualche modo si rivelerà decisiva. Il problema della Roma era anche nelle pressioni offensive, perché i due attaccanti si occupavano dei due centrali e sul terzo saliva con qualche timidezza Pellegrini, liberando però nella sua zona di campo il raggio d’azione di Gineitis e Ricci, aiutati nella costruzione dal mobilissimo Vlasic, per cui c’era sempre qualcuno libero a raccogliere una trasmissione e a trasformarla in qualcosa di potenzialmente pericoloso.
Ma all’improvviso la partita è sembrata mettersi in discesa perché in uno sviluppo offensivo Azmoun è stato pescato in area spalle alla porta in posizione inoffensiva, ma nel tentativo di anticiparlo proprio Sazonov lo ha colpito netto sulla caviglia, inducendo Sacchi ad assegnare un rigore ineccepibile su cui nessuno del Toro ha neanche protestato. E dal dischetto Dybala ha spiazzato Milinkovic-Savic come solo lui sa fare. Ma la Roma non ha apprezzato fino in fondo il regalo perché in pratica nell’attacco successivo, neanche due minuti dopo, è bastato un cross del solito Bellanova a pescare Zapata tra Cristante e Mancini, per l’inzuccata imparabile per Svilar. 1-1 e tutti negli spogliatoi.
Il secondo tempo è ripartito come il primo, con l’equilibrio a farla da padrone anche nelle occasioni: al 3’ Lazaro con uno scatto dal fondo ha combinato con un compagno andando in sovrapposizione interna e calciando forte di destro sul primo palo, trovando la deviazione in tuffo di Svilar. Dall’altra parte all’8’ Angeliño è andato a crossare come solo gli spagnoli (o i brasiliani) sanno fare, facendo fare un giro largo e veloce al pallone, fino a pescare sul secondo palo la testa di Mancini in una delle sue numerose incursioni dentro l’area avversaria, ma l’impatto non è stato perfetto e la palla è finita oltre la traversa. L’equilibrio, dicevamo, poteva essere rotto da qualche evento sovrannaturale e puntuale è arrivato al 12’ quando Dybala ha ritenuto che il fraseggio orizzontale sulla trequarti servisse a poco con la difesa schierata, così si è fatto dare il pallone da Cristante e incurante del muro di difensori avversari davanti ha pensato di mettersi in quella posizione speciale che adotta quando carica il sinistro a giro e gli è uscito un tiro esploso come un mortaio che il povero Milinkovic-Savic, nonostante i suoi quasi due metri di altezza, ha provato ad allontanare con gli occhi dalla porta visto che con le mani proprio non ci poteva arrivare, e invece niente, la palla ha gonfiato la rete e i 61595 dell’Olimpico, il solito sold-out, si sono uniti nell’ennesima comunione con il genio argentino. Juric ha fatto poi un altro favore alla Roma, togliendo il velocissimo Lazaro per inserire il più compassato Rodriguez, poi l’arbitro ha graziato Masina in qualche modo immedesimandosi nelle sue difficoltà quando non lo ha ammonito per aver steso Dybala che gli era andato via un’altra volta.
Anche De Rossi è intervenuto dalla panchina senza cambiare sistema di gioco, dando solo fiato ad Angeliño, Paredes e Azmoun per inserire Spinazzola, Bove e Lukaku, tre titolari in pratica. Svilar si è guadagnato la sufficienza andando a deviare in corner un destro di Rodriguez deviato da Masina, e il pericolo ha smosso qualcosa nell’animo di Dybala che, al 24’, ha deciso nuovamente di intervenire sulla storia della partita. Così ha scodellato di prima ancora dalla trequarti una verticale su Lukaku che gli ha restituito il pallone, ha pensato di ridarglielo buttandosi nello spazio e Romelu gli ha servito un assist delizioso ancorché un po’ troppo profondo, ma Paulino ha aumentato i giri in mezzo secondo e ha calciato fortissimo in diagonale, infilando sul suo palo Milinkovic, forse non impeccabile nell’occasione. La partita in pratica è finita lì anche se gli allenatori hanno mosso le ultime carte: dentro Huijsen per Smalling alle prese con i crampi e Renato Sanches per Pellegrini, e per il Toro Okereke, Linetty e Ilic al posto di Sanabria, Gineitis e Masina. Il Toro è uscito dalla scena e ci si avvicinava stancamente al triplice fischio quando Okereke ha provato a suonare la sveglia, calciando un pallone che è passato tra tante gambe, soprattutto di Cristante, costringendo Svilar alla parata d’istinto, di stomaco.
Lo spavento ha un po’ bloccato la Roma che adesso senza Smalling e Pellegrini era un po’ meno cattiva: ed è bastato un semplicissimo triangolo non seguito da Renato Sanches a mettere Ricci in posizione di crossare da dentro l’area, trovando la deviazione sfortunata di Huijsen. Ma era tardi per la beffa, al fischio finale è cominciata l’ennesima festa, con De Rossi ancora protagonista.
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