La corsa di Mile da una curva all’altra e non c’è più paura
Una notte romanista. Un ragazzo coi baffetti, metà serbo e metà belga, che parla bene anche l’italiano, l’eroe non per caso della serata. Una corsa da Nord a Sud
Una notte romanista. Un ragazzo coi baffetti, metà serbo e metà belga, che parla bene anche l’italiano, l’eroe non per caso della serata. Una corsa da Nord a Sud, dalla porta dove eroe è appena diventato a quel salto dei cartelloni pubblicitari per andare a rendere omaggio alla Curva. E con lui tutta la squadra e pure l’allenatore, De Rossi in quell’urlo e quell’abbraccio con Big Rom, da consolare e da proteggere per l’errore dal dischetto. Sotto la Sud, DDR, che non ce la farà più a saltare sul cancello come da giocatore, ma tu non credere se qualcuno ti dirà che non è più lo stesso ormai. Ventidue anni che non si vinceva ai calci di rigore (quella volta con la Triestina in Coppa Italia, il primo lo tirò proprio De Rossi). La Roma passa con merito agli ottavi di Europa League e lo fa ai rigori, l’Olimpico esplode come non è abituato a fare dopo la “lotteria” dei rigori. Tutto negli ultimi, pochi minuti, da quel dischetto sotto la curva Nord. E nessuno pensi più ai tabù. Sì, una gioia, altro che. Ipse dixit.
Le formazioni lette vecchie maniere, con gli olé del pubblico. Il ricordo della società di Alberto Mandolesi (uno striscione per lui anche in Sud) e, beffardo il destino, di Antonio De Bartolo, scomparso proprio ieri poco prima della partita, due voci romaniste che non ci sono più. Inizia così il playoff per accedere agli ottavi di finale di Europa League Roma-Feyenoord. L’attesa trepidante di 67.293 spettatori finisce con il programma di presentazione del match. Il forte grido «Roma!» quando lo speaker dello stadio urla «Noi siamo la...». I fischi dell’intero stadio, memore di tanti torti, con l’ultimo più fresco degli altri subito a Budapest a maggio scorso, all’inno dell’UEFA. Poi l’inno da brividi come sempre e più di sempre: «Per andare oltre e oltre ancora... carica!», scrive la Curva all’estremità di una scenografia di cartoncini oro e porpora durante la sciarpata dell’Olimpico. Tutto giallorosso e rumorosissimo. Anche dopo la doccia fredda del “gollonzo” di Gimenez. Immeritato e presto pareggiato da una prodezza di capitan Pellegrini. Poi fino a fine primo tempo i sussulti per gli attacchi della Roma e per qualche decisione invertita dall’arbitro Gil Manzano, apparso a più riprese confuso.
Il secondo tempo scivola via con emozioni alterne. Fa di più la Roma, che però perde Pellegrini (applauditissimo all’uscita) e ci si incanala verso i supplementari. Stanchezza e errori prendono il sopravvento ma non sulla Sud, che si trascina lo stadio. Fino ai supplementari e a quell’inno cantato di nuovo da tutto lo stadio. Si scivola verso i calci di rigore, ancora. Con un po’ di paura “romanista” e con un senso di ingiustizia per quanto visto in campo, ma tant’è. Poi ci pensa quel ragazzo coi baffetti a diventare il protagonista assoluto della Roma targata De Rossi: Mile Svilar, che “vendica” l’errore di Lukaku dopo il gol di Paredes. E ne para due. E si fila “lisci” fino agli ottavi. Con una notte romanista in più da sognare.
Vi auguro buonanotte con il rigore finale segnato e la corsa di Svilar sotto la sud. pic.twitter.com/Z69jx4kFv5
— lore (@Claudel_it) February 23, 2024
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