De Rossi: "Abbiamo vinto nel modo più romanista possibile"
L'allenatore giallorosso: "Mi trattengo a non saltare sul cancello della Sud come facevo quando avevo 25 anni. Svilar è forte, ha lavorato tanto. Pellegrini si merita queste notti"
Il frame più bello di una serata speciale arriva proprio nel finale: dentro o fuori, tutto o niente. Svilar si rende decisivo e fa partire la gioia dell'Olimpico e di Daniele De Rossi che va ad esultare con la sua grinta che lo contraddistingue sotto la Sud. E ora la storia è tutta da scrivere. Nel frattempo nel post gara l'allenatore giallorosso si lascia andare ai microfoni di Sky Sport.
Ci sono tanti elementi in questa partita infinita. Dal gol di Pellegrini al gioco proposto, fino all'emozione finale.
"È bello ricordare tutto. La mia prima notte europea sotto questa veste, è stato bello sia finito così. Penso sia una vittoria meritata, forse il modo è bello di vincere. Molto romanista e al cardiopalma, ci siamo scrollati i fatalismi come "Mai una gioia". Iniziamo a cambiare pagina anche sotto questo punto di vista. Non siamo un brutto anatroccolo, vinciamo anche noi, siamo forti anche noi. Bella vittoria e grande stadio".
Svilar oggi è stato determinante.
"È forte. Di testa è sereno. Lo era anche prima quando giocava meno. È supportato dalla squadra, da Rui Patricio, che è un uomo meraviglioso, lo sottolineo. Poi quando le cose le fai bene, capita anche che tirino il rigore dalla parte tua. Non è solo fortuna. C’è uno studio dietro, c’è la sua elasticità. I nervi, è stato davvero bravo”
Su Pellegrini?
"È giusto che si tolga queste soddisfazioni e che ci sia il suo nome su queste serate. Come ho già detto negli spogliatoi, dobbiamo giocare gli ottavi di finale. Quindi è presto per i festeggiamenti, però è bello ci sia il suo nome in partite così per il giocatore che è e per l’uomo che è. Ha vissuto momenti, neanche troppo lontani, in cui è stato messo in discussione sotto alcuni punti di vista e mi dispiace tanto perché lui è un esempio e un grande giocatore".
Che sapore ha avuto questa corsa sotto la Sud?
"No, ho ringraziato lo stadio. Il mio ruolo richiede questo, da giocatore era automatico. Non vorrei esagerare, sono i sedicesimi di finale, ma quando siamo arrivati con il pullman non toccavamo per terra. Un amore esagerato, è così da sempre. Cerco di essere il più freddo possibile, ma non devono pensare che io sia cambiato più di tanto. Mi trattengo a non saltare sul cancello come facevo a 25 anni, anche perché non ce la farei".
A che punto siamo con il lavoro?
"Sono stracontento, calcolando che sono qui da poco. Ci sono cose che vanno perfezionate ovviamente. Magari dopo tanti anni devi stimolare dal punto di vista mentale, ora bisogna lavorare sul non fare danni e su concetti che poi ci fanno fare un primo tempo come oggi".
Si ricorda chi calciò il primo rigore alla lotteria dei rigori in un Roma-Triestina del 2002?
"Certo, io. Nella mia testa quella era più importante di questa. Era una delle prime partite giocate, una delle prime volte in cui ho dovuto mostrare gli attributi per andare a calciare il rigore. Parlando di rigore mi piace sottolineare che avevamo 6 rigoristi pronti a batterlo, questo non è da tutti. Angeliño voleva batterlo e abbiamo dovuto lasciarlo fuori. Quando c'è tutta la squadra che spinge è un gran segnale".
Avete giocato meravigliosamente il primo tempo, ma non siete durati per 90'. C'è bisogno di tempo o è una questuone fisica?
"Ogni partita ha la sua spiegazione, ma è vero. Certo, non dimentichiamoci che abbiamo giocato contro una squadra da Champions con ottimi giocatori. Abbiamo speso tanto a livello fisico soprattutto nella prima frazione, al 120' si moltiplica tutto. Dobbiamo lavorare sul riuscire a tenere il campo anche mentalmente. Un pochino di benzina e tanta voglia ce l'avevamo ancora, per esempio con Lukaku che ha fatto fare un miracolo al portiere".
La conferenza stampa
È una vittoria quasi storica questa ai rigori, cancella un tabù, cosa può dare a livello mentale?
"Ai rigori puoi vincere o perdere, questa cosa doveva finire prima o poi. Abbiamo dato una spallata al fatalismo, a tutte queste espressioni che abbiamo come il mai ‘na gioia, abbiamo fatto più di 180’ fatti nella maniera giusta, soffrendo a volte ma costruendo tante occasioni, il primo tempo dovevamo finirlo in vantaggio. La differenza poi la fanno i calciatori, avevamo 6-7 calciatori che volevano calciare il rigore, poi i rigori si possono sbagliare perché succede. Ero veramente sereno perché avevo visto i ragazzi super carichi, è sempre una responsabilità delicata".
Hai scelto tu i rigoristi?
"Sapevamo che sarebbero stati diversi dagli undici titolari, ieri abbiamo parlato con i giocatori, ieri per esempio Zalewski li aveva segnati tutti, immaginavamo che ci sarebbe stato Zalewski e non El Shaarawy, Angelino e non Spinazzola, Aouar e non Pellegrini. Abbiamo dovuto eliminare per forza Angelino che ha un piede favoloso, sono contento per Zalewski che lo ha segnato, sono contento per Aouar. Avevo giocatori pronti, una panchina che ha spinto i compagni, ho un portiere che ha parato i rigori e uno che ha festeggiato come se li avesse parati lui, il calcio finisce ma gli uomini restano e Rui Patricio è un grande uomo".
L’abbraccio con Lukaku che significato ha? Le condizioni degli infortunati?
"Il rapporto è meraviglioso, è un professionista incredibile, ha corso come un dannato, al 121’ ha rischiato di portarci agli ottavi direttamente, forse così è stato più emozionante, per lui sarebbe stato meglio di finirla qui. L’abbraccio è stato emozionante, inizio ad affezionarmi ai ragazzi, mi hanno accolto bene umanamente e dal punto di vista del tecnico, mi hanno dimostrato che quello che faccio è credibile, si fidano, vanno a 2.000 in allenamento, ho abbracciato Lukaku e tutti, poi siamo ai sedicesimi di finale, è presto per i DVD. Penso che abbiamo vinto meritatamente. Llorente ha un trauma cranico ma penso non sia niente di grave, poi dobbiamo controllare un paio di giocatori, Pellegrini sentiva il solito flessore un po’ duro e contratto, abbiamo visto anche Aouar che secondo me è entrato bene e con qualità. Va più forte in partita che in allenamento, abbiamo bisogno di queste gare, magari non sono giocatori che fanno gridare alla sorpresa, ma Aouar si allena sempre bene mi piace più quando entra che in allenamento".
Hai superato anche l’ultima interrogazione per essere allenatore della Roma?
"Gli esami non finiscono mai, ne ho uno ogni tre giorni. Non mi sento sotto esame, faccio il mio lavoro e ai ragazzi parlo di volontà, chiedo loro di scattare al 100% della velocità, se ci pensi è follia, io dico loro di scattare e se hai questa volontà le cose ti vengono meglio in campo e nella vita. Io devo scattare, non sto a pensare quanto durerà, se 4 mesi o di più, questo lavoro mi piace tanto, già mi scoccia pensare al Torino, lavoro anche per serate come questa. Non è che dobbiamo riempire subito il Circo Massimo, ma dobbiamo godercela un po’. Mi piace condividere questa gioia con i ragazzi e i tifosi, contento che siano felici".
© RIPRODUZIONE RISERVATA