AS Roma

Non basta un primo tempo da sogno

La Roma si illude con Mancini ed El Shaarawy dopo Acerbi. Poi Thuram la riporta alla realtà. Chiude Bastoni

Gianluca Mancini esulta dopo il gol all'Inter

Gianluca Mancini esulta dopo il gol all'Inter (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
11 Febbraio 2024 - 08:54

Un primo tempo da sogno chiuso in vantaggio, un inizio ripresa da incubo in cui si è tornati sotto, e un finale generoso e combattuto, da cui poteva discendere il pareggio ed è invece arrivato addirittura il 4-2, a suggellare un divario ingiustificato per una partita bellissima e tutto sommato equilibrata, sotto un diluvio incessante tra due squadre che sul campo sono apparse di livello simile e non marziani contro terrestri come in tante altre delle partite perse male negli ultimi anni. L’Inter così consolida il suo primato e la Roma si fa bastare i nove punti presi nelle tre precedenti partite, consolandosi con la bellissima prestazione del primo tempo e ragionando sugli step che dovranno maturare. Nella partita resta il sigillo indelebile di certe casualità, dal gol iniziale di Acerbi, viziato da un contatto tra Thuram, in fuorigioco, e Rui Patricio sulla linea di porta, che avrebbe potuto indurre Guida a prendere in considerazione il suggerimento arrivato dal Var Mazzoleni (pochissimi sono i casi in cui alla revisione viene confermata l’interpretazione del campo) a quello finale di Bastoni, in una ripartenza cagionata da un errore di Bove con la Roma protesa in avanti alla ricerca del pareggio. In mezzo poca casualità invece per le due reti della Roma, arrivate prima con Mancini su una splendida punizione battuta da Pellegrini e poi con El Shaarawy a sfruttare una ripartenza condotta ancora dal ritrovato capitano, ma anche nelle due reti di Thuram (anche se nella seconda il tocco decisivo pare sia stato di Angeliño nella propria porta), strepitoso a buttarsi in area a raccogliere i suggerimenti sulla fascia di un’Inter che ad inizio ripresa è sembrata strabordante.

Esattamente come lo era stata la Roma ad inizio partita, con i primi  tre minuti giocati addirittura quasi in apnea con l’Inter a difendersi quasi annaspando, cosa che raramente le capita in campionato. La prima occasione da gol è arrivata infatti dopo 53 secondi di gioco e attraverso un’azione che è un po’ la summa di quello che vorrebbe De Rossi dalla sua squadra, qualità e verticalità, da Huijsen a Cristante a Pellegrini a Dybala, tutto di prima negli spazi alle spalle, con il taglio di Lukaku a raccogliere il servizio dell’argentino, lo scarico all’indietro per El Shaarawy, il controllo e il destro forte a giro che Sommer è riuscito a smanacciare oltre la traversa con grandissima difficoltà. E sul proseguimento dell’azione da calcio d’angolo, è arrivato il tiro di Pellegrini da fuori che è terminato di poco oltre la traversa. E ancora, subito dopo è stato Paredes a vincere un duello in pressione ripartendo forte verso la porta, con Mkhitaryan bravissimo a toccargli il pallone prima che Leandro riuscisse a servire Lukaku già aperto in ottima posizione. Tre minuti a mille all’ora, con il pubblico già in estasi per lo spettacolo in quel momento solo di ambizione della Roma, sotto una pioggia incessante che non ha mai smesso di cadere da tre ore prima dell’inizio della partita e che è andata gradualmente crescendo d’intensità.

Che segnale poteva essere quell’inizio? Intanto di premio al coraggio di Daniele De Rossi (anche per aver affrontato tutta la pioggia solo con giacca e t-shirt), l’ambizioso allenatore che in pochi immaginavano (anche tra i suoi più appassionati tifosi personali) già così ispirato: e così al cospetto della più forte squadra d’Italia e di una delle più forti d’Europa e quindi del mondo, l’atteggiamento della Roma (e, in sostanza, la formazione) è stato lo stesso già visto contro il Cagliari, con un teorico 433 (con le consuete variabili che derivano dalle diverse interpretazioni personali degli esterni Dybala ed El Shaarawy in possesso palla, con il Faraone a rientrare in fascia in non possesso fino a disegnare quasi il vecchio 352 mourinhano, con Angeliño improbabile terzo centrale), con il solito centrocampo privo di Bove (che si scalderà in panchina per mezz’ora, dal 15’ alla fine del primo tempo, viste le condizioni non perfette denunciate dopo un quarto d’ora da Dybala, ed entrerà, male, l’ultima mezz’ora) e un’unica variazione in difesa, perché Llorente si portava dietro qualche dolorino e De Rossi ha così deciso di dar fiducia a Huijsen, il diciottenne di proprietà della Juventus che non ha sprecato l’occasione. Stessa formazione antiJuventus per l’Inter, il solito 352 con Darmian e Dimarco sugli esterni, con Pavard preferito a De Vrij vicino ad Acerbi e Bastoni in difesa, gli intoccabili tre centrocampisti Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, e davanti Lautaro e Thuram, a muoversi in sincrono come se giocassero insieme da dieci anni. Merito di Inzaghi e di uno staff (rappresentanto nell’occasione da Massimiliano Farris, il secondo in panchina con Simone a scontare in tribuna il turno di squalifica) davvero preparato.

Dopo quell’inizio sfavillante della Roma, l’Inter ha avuto la strada in discesa con quel gol casuale (al 17’) nato da un corner su cui Lukaku ha svirgolato di testa il rinvio, la parabola ha premiato Acerbi che colpendo d’istinto ha mandato il pallone nel sette opposto, mentre Thuram sulla linea teneva impegnato Rui Patricio. Irregolarmente per Mazzoleni al Var (altrimenti perché richiamare?), regolarmente per Guida dopo la review. De Rossi spegnerà gli animi nel post partita dicendo che nel suo calcio questi fuorigioco non si fischiano. Ma la Roma bella e propositiva non si è spenta d’animo e conquistata una punizione sulla trequarti ha sfruttato le conoscenze che proprio il nuovo tecnico sta apportando nel lavoro settimanale: calcio anticipato da Pellegrini lungo sul secondo palo, e incornata ad incrociare di Mancini. Al 28’ era 1-1. La Roma ha mantenuto ancora controllo della partita e possesso palla, difendendo in cinque grazie alla straordinaria attitudine al rientro di El Shaarawy e ripartendo sempre pericolosa grazie a soluzioni di uscita sempre varie e rotazioni perfette anche in non possesso. Al 41’ El Shaarawy ha imbeccato Dybala sul destro, ma il tiro dell’argentino è sfilato alto. Meglio, molto meglio farà invece lo stesso Faraone al 44’, sfruttando magnificamente una ripartenza favorita da uno stop di petto di Lukaku su una palla in uscita alta, e perfetta conduzione verticale di Pellegrini fino al passaggio per El Shaarawy che ha allungato ancora il passo su Pavard e ha calciato di sinistro in maniera un po’ scomposta, cogliendo palo interno, traversa interna e altro palo interno lasciando esterrefatto Sommer e increduli pure i 65044 spettatori dell’ennesimo sold-out.

L’entusiasmo dell’intervallo si è però spento in pochi minuti al rientro in campo. La Roma ha mollato un po’ la presa, palesando una difficoltà prima mentale e poi atletica a restare in partita, e l’Inter si è presa tutto e subito: già al 4’ una punizione battuta veloce a metà campo dall’Inter ha colto impreparata la difesa (ElSha stavolta è tornato lento), Darmian è arrivato sul fondo e ha crossato forte e basso in area dove Thuram ha vinto il duello a strattonate con Mancini ed è arrivato dritto sul pallone, calciandolo in porta sul primo palo dove Rui non è riuscito a fare opposizione.

All’11’, con la Roma incapace di riprendersi, è arrivato invece l’affondo dalla parte opposta, con Dybala addirittura costretto a rincorrere Mkhitaryan (chiaro segnale dell’anarchia sopraggiunta nella fase di non possesso), cross rapido stavolta più alto e uncinata di Angeliño dentro la propria porta in un non riuscito tentativo di opposizione volante a Thuram. Poco dopo Rui Patricio ha salvato su un destro al volo di Pavard prima che De Rossi provasse a correre ai ripari inserendo Spinazzola e Bove per Angeliño e Cristante, i primi ad andare in difficoltà. Al 25’ il pallone che avrebbe potuto riportare la parità è stato però sprecato da Lukaku: palla visionaria di Pellegrini in mezzo a due interisti e fatale indecisione del belga a tu per tu con Sommer. Lo stesso Lukaku ha spinto per arrivare su un cross invitante di Spinazzola poco dopo ed è sembrato un segnale di resa. Inzaghi dall’alto ha ordinato le sostituzioni di Lautaro, Darmian e Dimarco con Arnautovic, Dumfries e Carlos Augusto, mentre De Rossi è passato a un asimmetrico 4231 con Baldanzi e Zalewski al posto di El Shaarawy e Pellegrini. Ma l’ardore giallorossi si è spento su un liscio al volo di Dybala su spizzata di Huijsen. E su un altro pallone sprecato da Bove è arrivato, a recupero inoltrato,  il 4-2 definitivo di Bastoni, con Rui Patricio ancora incerto nell’opposizione.  Erano entrati anche Sanchez per Thuram e Azmoun proprio per Dybala per dar l’ultima forma ai rispettivi sogni. Alla fine ha avuto la meglio quello dei tifosi interisti, rimasti a festeggiare a lungo mentre i romanisti defluivano, sospesi tra miseria e nobiltà. Affidando il futuro a Daniele De Rossi.

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