Da Mou a De Rossi: com'è cambiata la strategia comunicativa a Trigoria
Durante la conferenza stampa di vigilia a Roma-Inter le parole di un timoniere che non nasconde le qualità dei suoi uomini. Nuova guida tecnica, nuova filosofia
Sono trascorsi appena 104 giorni dalla conferenza stampa di José Mourinho alla vigilia di Inter-Roma. Una partita proibitiva, a detta del tecnico portoghese, che obbligava sotanzialmente la sua Roma (priva di Dybala) a rispettare un unico piano gara, quello di cercare di limitare i danni per poi sperare di colpire al momento giusto. E oggi, 104 giorni dopo, alla vigilia della sfida di ritorno contro la squadra di Simone Inzaghi, il tenore delle dichiarazioni di Daniele De Rossi è completamente opposto. Forza, consapevolezza, spocchia e coraggio: nessuna volontà di consegnarsi alla squadra, nessun limite tecnico da mettere su pubblica piazza. La sua Roma se la vuole giocare, fino alla fine. Due modi opposti di preparare le gare contro la squadra più forte d'Italia.
"Siamo forti, consapevoli della forza avversaria, ma anche della nostra. Il troppo rispetto diventa paura, ci vuole un po' di spocchia", uno dei concetti esposti da De Rossi. Frasi pronunciate da un tecnico che sembra sapere molto bene quali tasti toccare in ogni occasione, lanciando in questo caso un grido di battaglia ad un'Inter che resta la favorita. Ma è il concetto di forza che torna a circolare nell'aria di Trigoria, quella stessa forza - seppur sottolineata per contesti e soggetti differenti - poco esaltata negli ultimi tempi da mister Mourinho. Lo Special One, alla vigilia della gara d'andata, aveva parlato di limitazioni e stanchezza, rimarcando una netta differenza d'organico tra le due rose: "L'Inter ha due squadre, noi una. Se Pavard è ammonito, loro ne possono far entrare un altro. Noi no".
Tra le righe delle parole dei due allenatori, in riferimento al doppio confronto con i nerazzurri, emerge poi un altro concetto espresso da entrambi: la preparazione tecnico-tattica della gara. De Rossi ha detto: "Dobbiamo essere consapevoli che ci saranno 5, 10, 15 minuti in cui ci potranno schiacciare, ma sapere allo stesso tempo che, se quel quarto d'ora dovesse diventare mezz'ora, tutto ciò vorrebbe dire consegnarsi".
Sullo stesso tema l'ex tecnico giallorosso aveva invece dichiarato: "Abbiamo fatto una partita controllata, l'avevamo preparata così, aspettandoli".
Discorsi e pensieri profondamente differenti, capaci di incarnare alla perfezione l'idea di due uomini e allenatori calcisticamente in antitesi. Da una parte troviamo la sottolineatura di ciò che manca rispetto alle forze sulle quali si possono schierare, dall'altra il coraggio, tattico e concettuale, di un allenatore che sta provando, in tutti i modi, a lavorare sull'orgoglio e sulla forza mentale dell'organico che allena: "Nessuna squadra è imbattibile, la Roma è forte e piena di calciatori forti e di coraggio":
Una contrapposizione forte, fatta di filosofie e dogmi capaci di confluire in due tipi di comunicazione diverse. Il campo sarà poi il giudice imparziale.
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