AS Roma

DDR, il ds e il cambio di rotta di Friedkin

Stavolta non era già pronto il successore di Pinto, veloci invece sul tecnico. intanto la fidata Silvester esce dalle scenE

De Rossi, Dan e Ryan Friedkin a Trigoria

De Rossi, Dan e Ryan Friedkin a Trigoria (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
09 Febbraio 2024 - 08:02

Cambiare rotta per uno che guida gli aerei se proprio non è all’ordine del giorno certamente non è un’operazione avventata o insolita. A volte si cambia rotta anche repentinamente per esigenze di forza maggiore, per risolvere un problema e per prendere la direzione che si ritiene più funzionale. C’è tutto questo, oltre che dietro un pilota, anche dietro un imprenditore di successo. Così Dan Friedkin, che ha entrambe le divise, sta sistemando la Roma. Che a suo dire non funzionava come avrebbe dovuto. Fin dal loro avvento i proprietari texani hanno “americanamente” abituato sostenitori, media e addetti ai lavori a diversi cambiamenti in tutte le aree del club, soprattutto a sliding doors immediati e discretamente a sorpresa.

A fine 2020, quasi dal nulla, database e algoritmi o meno, era spuntato fuori Tiago Pinto, che veniva sì dal Benfica, ma era un collaboratore di Rui Costa e - maledetto paese per vecchi - “solo” un dirigente poco più che trentenne (con minima coabitazione  iniziale con il ds pro-tempore De Sanctis). Alla separazione via Twitter da Paulo Fonseca era seguito poche ore dopo l’annuncio shock dell’arrivo di Mourinho. Passando per l’ex Ceo Guido Fienga che aveva subito dietro di sé Berardi, che a sua volta ha avuto come scaccia chiodo Lina Souloukou. Senza dimenticare Francesco Calvo, Stefano Scalera, Maurizio Costanzo per l’area delle scrivanie e Manolo Zubiria (Global Sport Office), Josef Krauss, nella sicurezza, Max Van den Doel, per il marketing, fino all’attuale Michael Wandell, stimolato da Pinto e Mou, tra il serio e il faceto, a fare di più per allargare la morsa del fair play finanziario e l’avvicendamento Vincenzo Vergine-Gianluca Gombar al vertice del settore giovanile.

All’addio di Tiago Pinto, già concordato da tempo ma improvviso nelle modalità, non è però seguito dopo poche ore il comunicato relativo al successore. «Il processo di individuazione del nuovo direttore sportivo è in corso e saremo lieti di poterlo annunciare nelle prossime settimane», leggemmo il 4 gennaio. Già, «direttore sportivo» e non general manager: Pinto si “sdoppiava”, ora arriveranno una o due figure distinte? Friedkin studia. Lungo più delle abitudini, quindi, il casting sul ds, complice forse anche il repentino cambio di guida tecnica tra Mourinho e De Rossi che ha occupato spazio e tempo a Trigoria e Viale Tolstoj. Lunga la lista di nomi papabili, ben poche le certezze. Una è che contatti con l’attuale uomo mercato del Monza, François Modesto, ci sono stati. L’ex calciatore del Cagliari nato a Bastia è in uscita dalla società brianzola: Galliani, che ha deciso di cambiare, non si opporrà all’ambizione del suo ds ma salvo colpi di scena non prima di fine stagione. A sponsorizzarlo Lina Souloukou (ulteriore elemento che placherebbe gli spifferi relativi a una sua uscita), che ci ha lavorato a stretto contatto all’Olympiacos. Per una donna più salda nel suo ruolo, un’altra che, anche se lato gruppo e non AS Roma,  invece è segnalata come distante, se non già fuori, dai radar di Dan: la fidata Danielle Silvester, altra sorpresa. Manager inglese, punto di riferimento a Trigoria per mesi della proprietà, considerata intoccabile, che di recente non viaggia più col presidente e non si vede più al Bernardini. Lo scossone dev’essere recente, cronologicamente subito dopo l’esonero di Mourinho.

Già, Mourinho, primo “strappo” in tre anni e mezzo tra la tifoseria e la proprietà, al quale è seguito l’imbarazzo per la vicenda del funerale di Giacomo Losi. Non un momento facile per i proprietari del club, tra incontrollate voci sull’interesse di gruppi arabi per la Roma (i legali  dei Friedkin sono segnalati a Riad, ma se fossero lì banalmente anche solo per lo sponsor?). Chi è vicino a Dan e Ryan, però, li descrive ancora estremamente determinati a mantenere la promessa di risvegliare il gigante, cosa non completamente riuscita con il ciclo Mourinho. E di continuare il loro business in Europa e nel sistema calcio (Eca e Uefa) nel medio-lungo periodo. Insomma, i fatidici 5 o 10 anni di progetto).

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