Giacomino, ora l'amore è eterno
La folla commossa, tanti ex giocatori e attori. Il figlio Roberto: «Tutto come voleva papà»
La maglia numero 5 sul feretro, la sua foto sorridente che saluta. «Con tutto er core». Roma ha salutato ieri un altro suo figlio, un altro suo Capitano, un’altra sua bandiera. Giacomo Losi è nel podio delle presenze in giallorosso, dietro solamente a due leggende come Francesco Totti e Daniele De Rossi, che il Capitano che ha alzato la prima coppa europea della storia del club ha potuto ammirare, spesso da vicino, e cullare, sperando solo che lo superassero in questo primato di fedeltà, privilegio dei romani, di nascita o di adozione. Proprio Giacomino, che ieri è riuscito a riunire tantissime anime, gente comune, vip, amici del suo quartiere. Già, la Balduina, lassù, sopra lo stadio, dove abitò Falcao e che da ieri è ancor più vicino al cielo. Un quartiere paralizzato nel primo pomeriggio per l’ultimo saluto a quel piccolo grande uomo nato a Soncino ma divenuto in poco tempo e per sempre romano. Anzi, romanaccio, come hanno raccontato i nipoti alla fine della funzione nella chiesa Santa Paola Romana, stracolma dentro e fuori: «Generoso e altruista, leale e fonte di ispirazione e di insegnamenti sportivi e non. Tenace non solo quando giocavi a calcio. Per noi sarai sempre quello degli stornelli romani cantati a squarciagola e delle partite a carte con nonna».
Gli amici sono venuti a salutarlo in tantissimi. Ex compagni e calciatori, uomini di calcio, attori. Presenti Ettore e Francesca (attualmente alla Roma) Viola, figli del presidente del secondo scudetto, Dino. Tra i più provati Picchio De Sisti e Luciano Tessari, 95 anni, che non voleva mancare. Poi Superchi, Tamborini, Nela, Menichelli, Cappelli, Cenci, Tempestilli (allenato da Giacomino al Bancoroma in Serie C2), Sergio Brio (che ha raggiunto il figlio di Losi per manifestare la sua gratitudine verso il padre con cui aveva condiviso l’esperienza a Lecce) e Bruno Giordano. Poi i suoi attori, sì. Perché Losi li ha allenati per una quindicina d’anni: Ninetto Davoli, Luca Zingaretti, Sebastiano Somma, Antonio Giuliani, Kaspar Capparoni, Ray Lovelock, Enzo De Caro, che hanno voluto ricordare con alcuni aneddoti: «Ci ha insegnato la poesia del campo. Ha avuto a che fare con delle primedonne come siamo noi e ci ha conquistati tutti. Una volta organizzammo a Soncino una partita, ma con una grande sorpresa: gli abbiamo fatto incontrare dopo venti o trent’anni i suoi compagni di scuola. Si è commosso, ha abbracciato noi e loro, ma poi è tornato in sé, facendo la faccia seria: “Adesso vinciamo questa partita”».
«Verrebbe voglia di cantare Grazie Roma - ha detto l’officiante durante la messa -. Ma magari lo faremo fuori. Ma “Grazie Giacomo”, quello sì, possiamo dirlo. È stato la testimonianza di una grande vita». Poi all’uscita il grande applauso della folla e i cori della Sud, presente con fumogeni giallorossi e striscione: “Addio Giacomino, capitano per sempre”. A fine funzione i sostenitori della Curva hanno donato al figlio di Losi, Roberto, lo stendardo utilizzato per la scenografia nel derby dell’11 gennaio 2015: “Figli di Roma, capitani e bandiere… questo è il mio vanto che non potrai mai avere” con i volti dei calciatori più amati della storia giallorossa.
Un pomeriggio di tristezza e di serenità allo stesso tempo, di tempra e calore, proprio in stile Losi. «Era quello che voleva papà - ha detto Roberto Losi - vogliamo ringraziare tutti. Una delle cose più belle i tanti giovani che ci sono stati vicini, a cui i papà hanno tramandato Giacomino. E splendido il dono della Sud». Unica nota stonata, che ha fatto registrare più di una polemica, l’assenza di dirigenti, tecnici e tesserati della prima squadra della Roma nel giorno libero concesso da De Rossi, molto legato a Losi che stravedeva per lui, come molti dei partecipanti ai funerali - e parecchi tifosi sui social - hanno lamentato. Una rappresentanza dell’Under 18 giallorossa, lo stendardo del club, una corona di fiori, i tre membri dell’archivio storico e Tonino Cagnucci c’erano. “Solo” loro, perché - ufficiosamente l’ha fatto sapere il club - la Roma segue sempre lo stesso protocollo e tra Trigoria e Viale Tolstoj il momento di passaggio (c’è solo una dirigente, la Ceo Lina Souloukou) non aiuta. Nessuna polemica però da parte della famiglia, in fondo chi ha (avuto) un peso nella storia della Roma c’era, da Losi in giù. Poi, fosse per Mino, umile e quindi consapevole della sua forza tanto da non doverla ostentare, non sarebbe una nota stonata, avrebbe camminato più in alto. E più di così si muore. Ma è andando via che si rimane. Addio Giacomino, ora l’amore è eterno.
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