Dottor DDR, il paziente mostra miglioramenti
La cura porta punti, ma serve ancora pazienza. La difesa funziona anche a 4, sugli sviluppi si può fare decisamente di più
Due partite, sei punti. Se la Roma di De Rossi le avesse vinte con goleade e dominando l’avversario per 90 minuti questa settimana di lavoro per il nuovo allenatore giallorosso sarebbe stata paradossalmente più problematica. L’opzione migliore per un tecnico soprattutto all’inizio di un percorso è lavorare dopo una vittoria, ma pensando ai difetti emersi. Vincere bene fa rilassare e nasconde i problemi. E invece la Roma resta una squadra che è stata tolta dalle cure di un luminare per essere affidata a quelle di un medico dal brillantissimo corso di studi, ma ancora inesperto. Chi pensava, insomma, che a colpi di 433 e baricentri via via più alti si potessero risolvere all’improvviso i problemi palesati lungo tutta la prima parte di stagione sarà forse rimasto deluso. Ma il calcio non sfugge da una logica principale: per vincere servono i calciatori più forti altrimenti poco possono fare gli allenatori. E quei calciatori devono anche stare bene, altrimenti il loro contributo tecnico può rivelarsi insufficiente. De Rossi si è messo su una strada sostanzialmente diversa da quella del suo predecessore, ha tolto le comodità di una linea difensiva più numerosa (e già funziona, con la giusta concentrazione: come palesato dal finale di gara) e ha chiesto al gruppo di giocare su linee di sviluppo più alte, concedendo magari qualcosa dietro, ma costruendo di più in fase di possesso palla. Facile a dirsi, ma assai difficile a farsi.
Cominciamo dal basso
De Rossi è partito dall’impostazione dal basso, vuole passare attraverso un palleggio costante senza troppe forzature, per arrivare poi ad uno sviluppo offensivo in velocità in grado di liberare sempre un uomo in superiorità numerica (pensate ad esempio all’azione del secondo gol), ma questo diventa possibile in questo momento solo quando le maglie delle squadre avversarie si mostrano larghe per scarsa capacità o per estemporanee situazioni di gioco (è il caso di Salerno). La Roma ha trovato invece diverse difficoltà nel primo tempo nonostante una evidente superiorità tecnica nel palleggio che a un certo punto ha prodotto una percentuale di possesso palla mostruosa dell’81%. Il paradosso, però, è stato che le azioni pericolose sono state confezionate dalla Salernitana nelle transizioni concesse.
Gli errori tecnici e tattici
Due i fattori che hanno limitato lo sviluppo offensivo della Roma e favorito quello degli avversari oltre all’ottimo blocco basso studiato da Inzaghi: da una parte gli errori nella trasmissione del passaggio o nella ricezione, morbo di cui la Roma sta cercando piano piano di liberarsi e che però affligge ancora molti giocatori persino insospettabili come Dybala, dall’altra gli sviluppi non ancora fluidi per via dell’addestramento incompleto. Portiamo due esempi concreti: a un certo punto si è visto De Rossi gesticolare nervosamente quando l’argentino ha ricevuto poco dopo la metà campo spalle alla porta una bella verticale di Llorente e invece di approfittare dello spazio che gli avversari gli avevano concesso ha controllato il pallone rimanendo orientato verso la sua difesa per restituirlo allo spagnolo. E a questo si possono aggiungere diversi errori in rifinitura di Mancini, Llorente, Cristante, Pellegrini. Per fare l’altro esempio si potrebbe parlare della catena di sinistra con un centrale di difesa (Llorente) o la mezzala in conduzione ed El Shaarawy che restava maldestramente sulla verticale di Kristensen invece di tagliare forte verso l’interno magari per favorire un’opzione di passaggio in più e liberare comunque lo spazio in profondità per il terzino. Restando largo invece era la sua stessa posizione ad inibire uno sviluppo più verticale. Sono tutte situazioni che hanno determinato l’interruzione di molte azioni promettenti e consentito alla Salernitana di ripartire approfittando soprattutto della bravura tecnica del suo leader, Candreva. In un’altra occasione, che spieghiamo meglio nelle grafiche qui accanto, all’errore in impostazione di Llorente si è sommato quello nell’interpretazione difensiva di Cristante che, con la palla scoperta proprio tra i piedi del capitano della Salernitana, invece di scappare velocemente all’indietro alla stessa velocità dell’avversario (Tchaouna) ha avuto un’esitazione per guardare il pallone (tipica di chi non si fida della propria corsa e scommette sulla possibilità di intercettare il passaggio) che avrebbe potuto anche essere fatale. Ma per fortuna il giovane e ancora grezzo francese ha praticamente tirato addosso a Rui Patricio.
L’interpretazione della squadra
Un altro aspetto su cui De Rossi dovrà lavorare molto è l’interpretazione generale della squadra nei diversi momenti della partita. C’è un momento in cui bisogna accelerare e c’è un momento in cui bisogna rallentare e a Salerno questo aspetto è mancato. Nella prima mezz’ora, il possesso bulgaro era il sintomo di una partita nelle mani della squadra giallorossa che però invece di aumentare l’intensità della sua azione ha preferito semplicemente gestire il pallone, senza affondare i colpi con la determinazione necessaria. Poi quando la Salernitana ha mostrato di aver preso le misure e ha cominciato a ripartire con preoccupante frequenza sarebbe stato il momento giusto per decelerare un po’ nel fraseggio, evitare di esporre la squadra alle ripartenze (in un paio d’occasioni Llorente era il regista unico della squadra con Mancini larghissimo a destra e Karsdorp vicino a Lukaku) e gestire il possesso con più accortezza. Poi dopo i due gol del secondo tempo si poteva affondare il colpo e chiudere ogni tentativo di rimonta, e lì si sono perse un paio di occasioni importanti. Una, in particolare, con Lukaku servito nel cerchio di centrocampo con tanto spazio alle spalle ed El Shaarawy che era scivolato alle spalle dei due difensori centrali (Inzaghi si era già messo a 4 dietro): se Romelu si fosse girato avrebbe mandato il compagno a tu per tu con Ochoa. E invece ha passato la palla all’indietro. E anche nel finale ci sono state due ripartenze assai promettenti che sono state gestite con superficialità: una da Zalewski (entrato probabilmente senza la giusta concentrazione) che invece di cercare uno sviluppo centrale per un 3 contro 2 che si stava formando ha preferito puntare la bandierina salvo perdere il pallone con irrisoria facilità e una ancora da Lukaku, superficiale in un contrasto con Lovato. Sono tutti aspetti su cui De Rossi dovrà lavorare a partire da domani (oggi è riposo): ma che bello farlo dopo due vittorie.
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