Odi et amo: l’Olimpico omaggia Mourinho e De Rossi
Daniele porta tutti sotto la Curva Sud a fine gara, risparmiati in pochi
Finisce con la squadra sotto la curva a prendere fischi, nonostante i tre punti, mai schiavi del risultato vale sempre, e incoraggiamento. L’unico osannato è il nuovo allenatore, che ha condotto i suoi ragazzi a fine partita sotto la Sud, costi quel che costo: «Solo la maglia, tifiamo solo la maglia», canta la Sud.
Amore e odio. Come accade spesso nelle storie travolgenti, quando a dominare sono passione e sentimenti. Amore, tanto, per Daniele De Rossi, tornato a casa: «Sempre e per sempre dalla nostra parte ci troverai», lo saluta così lo speker, parafrasando l’artista romanista De Gregori. Risentimento, invece, ampio e condiviso per chi, secondo lo stadio che aveva a più riprese chiesto Mourinho a vita, ha portato all’allontanamento del portoghese (avvistato in centro ieri si è fermato a ricambiare l’affetto di alcuni tifosi). «Daniele De Rossi eeh eeh ooh ooh», canta la Sud all’entrata in campo. «Siamo tutti DDR», lo striscione del giorno dell’addio ricompare in Sud («Ci eravamo lasciati con una promessa nei tuoi confronti, oggi ci ritroviamo per continuare a mantenerla»), comparso nella ripresa. Lui, emozionato all’ingresso in campo, circondato dai fotografi, ringrazia. Tanti i messaggi sugli spalti per il «figlio ri Roma», «Sempre al tuo fianco», «Bentornato, combatti con noi», recitano alcuni striscioni in suo sostegno.
L’Olimpico sold out era e sold out è rimasto (61.857 il dato di ieri), difficile pensare che si svuoti da un momento all’altro, specie se in panchina siede un fratello dei romanisti come De Rossi. Ma il dissenso c’è, eccome. La regia indugia per soli due secondi, forse per sbaglio, sui Friedkin in tribuna a inizio partita (e durante l’inno), magari “oscurati” per la solita privacy, magari per evitare problemi. Striscione (dentro e fuori lo stadio) anche contro i presidenti, che ieri sono arrivati in pullman con la squadra per far sentire la loro presenza.
«Non abbiamo mai preteso trofei e allori ma solo rispetto di quella maglia e dei suoi valori. Onorate la Roma e lottate per la sua gente» è il messaggio d’esordio della Sud. Dissenso per la squadra, prima, durante e dopo l’incontro. Il conto è presto fatto e non si arriva alle dita di una mano per farlo: Bove, El Shaarawy, Dybala e Lukaku. Gli unici risparmiati dallo stadio Olimpico dalla contestazione per lo scossone che ha portato all’esonero di José Mourinho. I rumori più sonori sono arrivati per Spinazzola (fischiato al momento della sostituzione) e Pellegrini (freddino il festeggiamento sugli spalti dopo il gol del 2-0, mentre lui si batte la mano sul petto e sulla lupa), ma il malumore era già ben presente nell’impianto del Foro Italico già dal riscaldamento dei portieri e, a seguire, della squadra che pure ha fatto la passerella sotto la curva, come accadeva già recentemente, ma beccandosi fischi soprattutto e un incoraggiamento generalizzato subito dopo. Molto chiari i messaggi dello stadio Olimpico in avvio di Roma-Verona.
“Presente” anche Mourinho, omaggiato da tantissimi striscioni dispiegati un po’ in tutti i settori da Sud a Nord, per ringraziarlo delle corse e delle battaglie. E al minuto 12’ il coro per il portoghese che a Roma - a qualcuno non piacerà - non sarà mai dimenticato perché è nella storia. Poi, è tempo di seguire «la squadra più di prima perché noi non ci arrenderemo mai», come diceva Dino Viola, scomparso nel gennaio del ’91 e omaggiato ieri («nel cuore dei romanisti», e come hanno ricordato in Sud laterale.
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