AS Roma

Da un Verona all’altro, l’ora della maturità: Bove con l’allenatore idolo in panchina

Ai gialloblù il primo gol di Edoardo in Serie A. Nato come “bambino di Mou”, cresciuto come “cane malato”, ora è un intoccabile per tutti

Edoardo Bove e Daniele De Rossi

Edoardo Bove e Daniele De Rossi (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
19 Gennaio 2024 - 09:01

Il destino nel calcio alle volte è proprio strano. La sintesi è che Edoardo Bove domani pomeriggio ne incontra una parte. Sì, perché il giovane prodotto del vivaio della Roma contro i gialloblù è stato protagonista quasi due anni fa, con il suo primo gol in Serie A. Era il 19 febbraio 2022, con la Roma sotto di due gol col Verona e in bambola fino all’ingresso in squadra di tre «bambini» (Bove, appunto, Zalewski e Volpato), Edoardo entra al 78’ e dopo sei minuti segna il gol del pareggio, dopo che proprio Volpato aveva accorciato. Una serata da incorniciare per il ragazzo prelevato da bambino dalla Boreale e cresciuto a Trigoria con la Roma nel cuore, che l’ha lanciato nel grande calcio, nella stagione precedente, per mano di Paulo Fonseca il 9 maggio 2021. Anche lì Bove incontra il suo destino: quattro giorni prima era stato annunciato l’avvicendamento tra portoghesi in panchina da lì a pochi mesi: via Fonseca, arriva Mourinho.

Edoardo col suo 52 sulle spalle fa il suo esordio in Serie A in quel Roma-Crotone 5-0, in panchina con la Roma - altra curiosità - c’è il portiere Simone Farelli (oggi membro dello staff di De Rossi che si occupa degli estremi difensori). Mourinho, che l’ha lanciato veramente, appunto nella stagione ’21-’22, che l’ha nutrito e cresciuto, ribattezzato «cane malato», sponsorizzato, tra lodi alla famiglia e alla sua umiltà, fino a pubblicare la sua foto (e di pochissimi altri giocatori...) nel reel di addio all’amore della seconda vita dello Special One, Roma. Un percorso di crescita esponenziale per Bove con il portoghese: da bambino a gladiatore, a vera guida anche per i «bambini» più giovani di lui. Con il suo motore ingranato, con la sua velocità doppia, tra un infortunio e l’altro dei compagni di reparto, si è meritato la prima maglia da titolare con un allenatore che ha vinto 26 titoli e mezzo.

Ora, il destino lo conduce dritto ad essere allenato, da giocatore fulcro, dal suo idolo di gioventù. Quel Daniele De Rossi sempre nei pensieri di Edoardo e dei compagni attuali della squadra che lo sfottevano sui social chiamandolo proprio Danie’ per la somiglianza fisica e tecnico tattica. E quell’abbraccio ripreso dalle telecamere del club nel giorno del ritorno a Trigoria del capitano di Ostia, beh, è sembrato come una benedizione. Sicuramente per il cuore.

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