Avanti ma... Mou rimane, Dan è irritato
Friedkin, già raccontato come furioso dopo il derby, allontana l’idea del rinnovo, ma José resta
Nel calcio i risultati contano tutto. L’esito delle gare è in grado di spostare decine di milioni di euro, scrivere le storie delle società e, ultimo ma non per importanza, far cambiare gli umori dei tifosi, i cui giudizi possono variare nel giro di 90 o 180 minuti. E così è avvenuto a Roma, dove si è passati nel giro di una settimana - e due partite - dalle richieste pubbliche di rinnovo per José Mourinho, con tanto di striscione in Curva Sud, a chi, sui social o per radio, chiede la testa dello Special One.
Tutto lecito e comprensibile, soprattutto se in quella settimana si concentrano un derby perso non giocando - e venendo contestualmente eliminati dalla Coppa Italia, bruciando così il primo obiettivo stagionale - e la brutta sconfitta di San Siro, dove la timidissima reazione non è bastata a colmare un gap evidente con il Milan di Pioli. Risultato: peggior rendimento degli ultimi 20 anni e fiumi d’inchiostro che si rincorrono per anticipare una notizia che, al momento, non c’è.
Già, perché Dan e Ryan Friedkin, non possono permettersi di ragionare con l’emotività della piazza, ma hanno l’obbligo di porre davanti a tutto la razionalità dell’imprenditore. E proprio per questo, nell’immediato e all’orizzonte non c’è nessun cambio sulla panchina della Roma e l’ombra dell’esonero non sembra toccare José. Nessun cambio in corsa - è circolato il nome di De Rossi, promesso sposo del Verona, con il suo ingaggio che dovrebbe concretizzarsi al momento del cambio di proprietà - e Mourinho che rimane, come unica figura di calcio solida all’interno del club, per quanto si possa definire tale un allenatore discusso e con il contratto in scadenza. La famosa solitudine denunciata dal tecnico di Setubal nel post Budapest e amplificata dall’imminente addio a Pinto. A differenza del connazionale però, Mou non ha intenzione di salutare in anticipo e, a meno di scenari apocalittici l’addio arriverà soltanto in estate.
Sì, perché se da una parte non trova riscontro l’ipotesi di un esonero, dall’altra lo scenario di proseguire insieme oltre la scadenza di giugno con un rinnovo appare sempre più remota nelle idee di Dan e Ryan Friedkin, descritto come furioso per i recenti risultati. Fosse per Mou il contratto sarebbe già firmato, come detto dallo stesso Special One negli ultimi tempi, ma i texani sono di un altro avviso. Anche in questo caso, nulla di definitivo, ma la deadline di febbraio è vicina e l’essere entrati nel 2024 senza la firma ha fatto decadere anche gli eventuali vantaggi fiscali del decreto crescita, un fattore da non sottovalutare per una società che da tempo si trova a dover fare i conti con un bilancio costantemente in perdita.
La priorità, al momento, è la ricerca del nuovo direttore sportivo: Friedkin e Souloukou lavorano a stretto contatto in questo senso. Con lui sì i cambiamenti arriveranno, ma per il momento tutto tace. Anche la società è nel mirino delle critiche e l’immobilismo nella comunicazione non aiuta. A parlare questa mattina sarà Mourinho, con la squadra, alla ripresa del lavoro. Cercando la scintilla per ripartire con un gruppo che appare unito e al fianco del tecnico. In estate tanti dei giocatori saluteranno, così come José. C’è tempo per un ultimo ballo, lungo quattro mesi.
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