Mourinho: "Si riparte come sempre. Dybala per noi è fondamentale"
Le dichiarazioni dell'allenatore portoghese alla vigilia di Milan-Roma: "Paulo domani non partirà titolare. Non accetto venga messa indubbio la mia professionalità"
Il tecnico José Mourinho è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della sfida tra Milan e Roma, gara valida per la 1a giornata di ritorno, in programma domani sera alle 20.45 a San Siro. Queste le sue parole:
"Inizio io oggi. Sono qui da due anni e cinque mesi e da allora sono l'unica persona in questa società che non ha perso un minuto di allenamento. Per me non ci sono malattie, malumore, niente. Un mese circa fa avevo bisogno di un giorno per una situazione che non devo spiegare, ho spiegato alla proprietà e Tiago Pinto e abbiamo deciso che il giorno sarebbe stato un giorno dopo il derby. Sono stato fuori 15 ore, mi sembra ridicolo giustificare questo. Non accetto che venga messa in dubbio la mia professionalità o il mio cuore per questo lavoro. Se c'è un esempio di professionalità sono io. Non ho mai saltato una partita in 23 anni per malattia. Un allenamento di recupero per sei giocatori che non hanno giocato, se l'allenatore non c'è con permesso della società, mi sembra una cosa drammatica che giustifica il fatto che io stia qui a parlare".
Come si riparte?
"La partita è finita e abbiamo perso. Abbiamo fatto delle cose bene per le nostre limitazioni, abbiamo fatto cose non bene, abbiamo analizzato tutto per cercare di migliorare sempre con le nostre limitazioni. Dal punto di vista personale riparto come riparto da 23 anni, guardando sempre alla prossima".
Si parla di un Milan in grande difficoltà ma con grandi valori tecnici. Che squadra si aspetta?
"Mi aspetto una squadra che compete per il titolo, che l'ha vinto due anni fa. Ovviamente sembra che quest'anno la distanza di punti tra loro e le prime due sarà diffcile da colmare, però è quella squadra lì, che ha perso giocatori importanti per infortunio in difesa, ma centrocampo e attacco sono lì, e dietro ha preso già Gabbia e Terracciano per migliorare la situazione. Vorranno sicuramente vincere dopo la sconfitta in coppa, che poteva essere un obiettivo in alternativa al campionato. Metteranno tutto in questa partita. Sanno le nostre difficoltà, sembra che tranne qualche giornalista o qualche commentatore le sanno tutti, ma noi andiamo. Ho parlato coi miei giocatori della partita, e non c'è niente che qualche persona vorrebbe dire ai miei giocatori che io non ho detto. Per me è una cosa chiara la differenza tra avere difficoltà e untilizzarle per alibi, e su questo io non risparmio, solo davanti a voi magari, risparmio qualche nome. Nel calcio è facile magari dare colpe all'allenatore anche per errori individuali, ma non risparmio nessuno e per me è il modo più facile. Ieri riunione dura, specialmente per qualcuno. La squadra collettivamente e difensivamente è stata perfetta, poi subisce un gol come lo ha subito, perché non siamo stati neanche capaci di battere una rimessa laterale positiva e l'abbiamo trasormata in un angolo per loro. E dopo un rigore procurato da un bambino di 18 anni con 55 minuti in Serie A, un rigore che non so se si è capito ma continuo a dirlo, non ho mai detto che non era rigore, semplicemente è un rigore dei tempi moderni, in cui c'è meno protezione del gioco rispetto a 20 anni fa. In allenamento ieri sei giocatori, è difficile giocare. C'è gente che deve obbligatoriamente dare di più".
Già dalla finale di Budapest aveva chiesto un supporto che potesse affiancarla. Ora che per la prima volta da quando c'è lei i tifosi sono arrabbiati con la squadra. cosa si sente lei di dire a loro?
"Anche io faccio parte della società, mentre sono qui voglio essere sempre leale nel confronto con la società, non è solo un dovere ma un mio modo di fare. Le mie parole sono molto obiettive, non so quanti derby ho giocato in carriera, ho vinto, pareggiato e perso, ho sempre capito che per un tifoso è una partita speciale, e a Roma ho ovviamente capito quello che significa il derby. Il derby che abbiamo vinto è pesante, perché ci sono derby di vittorie e sconfitte ma quella è stata un'umiliazione 3 a 0 dopo 30 minuti e poteva essere maggiore lo scarto. I derby persi li abbiamo sempre persi con dignità e dando tutto, perdendo per errori nostri o arbitrali, e anche questa volta, con la percezione mia che qualcuno potesse dare di più, abbiamo finito con la sensazione di poter pareggiare. L'orgoglio di essere romanisti è presente qui dentro, è nel campo che bisogna dare la sensazione di andare contro tutto e tutti. Io capisco che qui la gente è scontenta per qualche situazione che è fuori contesto ma che in realtà ricade su tutta la squadra. Perché non è uno sport individuale, ma collettivo in cui la differenza di atteggiamento di uno ricade su tutti. La situazione che abbiamo non ci permette di escludere qualcuno. Qui non posso dire "domani non giochi, gioca un altro", perché non so se andrei con 15-16 giocatori. Qui dentro, anche se qualche volta queste cose escono, non risparmio e tante volte intendo anche me stesso, perché per chiedere tanto devo mettermi anche io in una posizione da cui possa fare autocritica. Ieri ho detto ai giocatori "Ti ricordi quella partita? Lì potevo fare meglio". Quando ho la certezza che il mio lavoro è fatto bene, mi sento anche io tradito. Abbiamo due periodi molto difficili in questa stagione: le prime tre partite, senza giocatori e con un punto su nove, e adesso questo periodo. Abbiamo quattro punti di ditanza dal quarto posto, e nel primo periodo ne abbiamo persi otto. Se qualcuno non vuole analizzare le difficoltà del nostro momento attuale poi è una cosa pazzesca. Anche la partita con la Cremonese, come l'abbiamo vinta, come abbiamo giocato in difesa, oggi dietro giochiamo con Kristensen, Mancini, il bambino, Llorente... se la gente vuole ignorare ciò devo difendere il nostro gruppo. Abbiamo perso il derby, abbiamo un obiettivo in campionato che se non fossimo noi non sarebbe quello, perché i potenziali delle altre rose non sono paragonabili con il nostro, però abbiamo una tifoseria che è la migliore mai vista, un allenatore che sembra si chiami "José Harry Mourinho Potter". Domani mi dispiacerà essere in tribuna, in un ambiente ostile, ma andiamo con la forza del gruppo. Penso che Dybala non ci sarà".
Su Dybala, l'anno scorso ha giocato il 50% delle partite della Roma, quest'anno il 57% in campionato e il 24% in Europa. Hai detto che quando hai comunicato che sarebbe uscito mercoledì hai visto che nella testa dei giocatori qualcosa era cambiato. Con un giocatore che gioca storicamente il 50% delle gare, come si risolve il problema nella testa dei calciatori?
"Per noi giocare senza Paulo è come giocare senza Haaland per Guardiola, solo che lui ha Alvarez, se non gioca Sterling Pochettino ha Mudryk, se non gioca Diaz Klopp ha Jota e Nunez, non è lo stesso. Ripeto che la Roma vive una situazione, con il compromesso firmato con il FPF, che non è compromesso ma è esigenza dico io, che porta a grandi limitazioni che si vedono e non si possono nascondere. La Roma ha fatto un enorme sforzo per avere Smalling, e ora non ha Smalling e non può averne un altro, idem per Renato Sanches, perché i paletti non ti permettono ciò. Dybala è un giocatore veramente speciale che negli ultimi anni ha giocato in una squadra forte che ne aveva altri così, e qua non ce ne è un altro come lui. Contro la Fiorentina sembrava partita da 3-0 dopo 20', e quando è andato via è mancata quella connessione là. Non è Belotti che fa quella connessione, non è El Shaarawy che la fa, nè Joao Costa, che magari domani gioca... se qualcuno non vuole capire che la Roma senza Dybala è una squadra diversa, non posso dire molto di più. Questa è la realtà".
Lei ha parlato di delusione verso dei singoli, dicendo che se potesse giocherebbe con pochi che sono in questa rosa. Ci saranno scelte importanti dopo la Lazio o non è proprio possibile?
"Se mi chiedi se la squadra sarà la stessa, non sarà la stessa, Paulo domani non gioca titolare. Qui non c'è l'intenzione di punire i singoli, ma di costruire un puzzle fisico e mentale che ci permetta di competere. Dico sempre che la squadra più è tattica e meno è di livello. Noi in questo momento siamo una squadra molto concentrata sull'organizzazione del suo gioco e su un dettaglio che faccia poi la differenza. Lavoriamo su una strada ben definita, con i principi che ci permettono di scendere in campo facendo esprimere ai giocatori il loro potenziale. Eravamo pochi, senza Dybala e Azmoun siamo pochissimi, però guarda, sono qua perché non ci sarò dopo la partita, nè settimana prossima dal momento che non ci saranno partite, ma sono io quello che deve stare qui anche per dare spiegazioni a tifosi".
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