Alta pressione è la nuova Roma
Contro il Napoli anche in parità numerica il dominio era apparso evidente. Il capolavoro potrebbe essere ripetersi a Torino
Prima di lasciare la sala stampa, a vittoria con il Napoli appena consumata, Mourinho ha lasciato ai cronisti un’altra battuta significativa: «Adesso gli anti-romanisti e gli anti-Mourinho diranno che la vittoria è stata facilitata dalla doppia espulsione». Il primo a dirlo, com’era inevitabile, è stato Mazzarri, appena pochi secondi dopo, sulla stessa poltrona da cui s’era appena alzato il portoghese. Ma Mazzarri va capito, si sta giocando con il Napoli le sue carte per tornare ad un livello che forse non gli compete più. Ma nell’assunto Mourinho ha decisamente ragione. La Roma la partita col Napoli l’ha vinta soprattutto nel primo tempo, in 11 contro 11, giocando con coraggio e aggressività, a dispetto di altre assenze mortificanti sotto il profilo tecnico, stavolta però surrogate da prestazioni di livello. Llorente, ad esempio, ha fatto come il miglior Smalling, superando persino il più celebrato compagno inglese che l’anno scorso ad una prodezza del nigeriano si era dovuto arrendere. Lo spagnolo invece questa volta non ha sbagliato niente, non ha lasciato neanche le briciole all’avversario e lo ha fatto innervosire tanto da fargli prendere due gialli, giusto per rendere impossibile a quel punto la rimonta del Napoli che già giocava in 10. Bove, poi, ha fatto quel che Pellegrini ancora non riesce a fare: aggredire in pressione ogni avversario (e tra poco ci torneremo) per poi proporsi con convinzione anche in fase di possesso palla, ignorando persino il gol in un’azione da lui stesso cominciata con un recupero in scivolata uncinata alla Nainggolan, e colpendo la parte superiore della traversa con una conclusione mortifera. Nessuno invece può fare il Dybala in questa Roma ma quando nella ripresa si è alzato il tasso tecnico delle sortite offensive in tanti hanno fatto il proprio dovere, El Shaarawy in fascia, Azmoun davanti e Pellegrini in rifinitura, poi eroe quasi per caso con la girata che ha messo in discesa la partita.
L’importanza di Bove
Dicevamo però delle pressioni che sono state decisive per indirizzare la gara nella maniera più favorevole alla Roma. Mourinho ha scelto stavolta l’alternanza in pressione offensiva che ha portato Bove a dividersi tra Lobotka in cabina di regia e Di Lorenzo in fascia destra, in pratica i due giocatori del Napoli sui cui piedi passano in partenza il maggior numero delle azioni della squadra. Quando l’azione, insomma, partiva a destra nel Napoli, Edoardo andava sul terzino, i due attaccanti restavano sui centrali, Zalewski faceva numero su Politano consentendo a Ndicka di raddoppiare su Osimhen anche se nella serata Llorente non ne ha avuto praticamente mai bisogno. Fondamentale in questa fase è stata la disponibilità di Cristante e Paredes a dividersi le responsabilità di metà campo con il supporto di Kristensen, pronto a risalire sull’eventuale cambio di gioco verso Mario Rui o ad abbassarsi per non lasciare Mancini solo contro Kvaratskhelia. Quando invece l’azione del Napoli cominciava a sinistra, Kristensen era pronto ad uscire alto, Bove si indirizzava su Lobotka e Paredes e Cristante andavano sulle tracce di Anguissa e Zielinski, Belotti e Lukaku schermavano le linee di passaggio centrali e così Cristante aveva anche il tempo, proprio per l’azione ritardatrice degli attaccanti, di abbassarsi e farsi trovare in posizione tale da sconsigliare al georgiano di accentrarsi dentro al campo. Di fatto, per tutta la partita, l’uno contro uno con Mancini Kvara non se l’è mai potuto giocare, la protezione è risultata efficacissima e la Roma non è andata mai in sofferenza. Così il primo tempo, nonostante il possesso palla a vantaggio degli azzurri, è stato costantemente tenuto sotto controllo dalla Roma. Davvero non capiamo come Mazzarri possa aver detto a fine partita di aver visto la sua squadra superiore all’altra. Forse non aveva avuto modo di ammirare le precedenti esibizioni del Napoli all’Olimpico, capace di vincere cinque volte nelle ultime sette partite, forse non ha idea di quanto fosse capace di produrre in termini di qualità ed efficacia offensiva la squadra di Spalletti campione d’Italia, forse pensa di essere ancora ai tempi in cui bastava dire un paio di battute in sala stampa per indirizzare la comunicazione verso scenari più indulgenti. Sta di fatto che il Napoli non sembra molto diverso dopo essere passato dalla versione Garcia alla versione Mazzarri (anzi, la media punti è peggiorata) ed entrambi sono solo il fantasma della fantastica squadra organizzata dall’attuale ct della nazionale.
Si è giocato meno di 50’
Nella ripresa la Roma si è indubbiamente giovata dell’espulsione di Politano in un momento in cui la gara era sembrata mettersi su un piano di equilibrio che poteva essere rotto da un episodio. E forse non è un caso che il vantaggio sia arrivato poco dopo aver ottenuto la superiorità numerica grazie a una prodezza di Pellegrini, eroe per caso di una serata a forti tinte romaniste. Poi nel finale la Roma ha dilagato e a dispetto di un recupero davvero minimo rispetto al tempo effettivo di gioco (per l’incapacità dell’arbitro Colombo di gestire i momenti concitati, alla fine si è giocato per meno di 50 minuti), se si fosse rimasti in campo qualche altro minuto in 11 contro otto (Natan si è infortunato nel recupero a sostituzioni effettuate) sarebbero sicuramente arrivati altri gol.
A Torino è atteso il bis
Certo adesso il capolavoro sarebbe ripetere lontano da casa la stessa vigorosa prestazione offerta sabato sera. Se a Torino dovesse giocare anche Dybala il blitz avrebbe maggiori possibilità di essere centrato e la stagione assumerebbe tutto un altro significato. Per farlo però bisognerà cercare in ogni modo di migliorare il rendimento esterno. Fino ad ora, la Roma tiene in casa una media punti da scudetto (2,22, per via dei 20 punti ottenuti in 9 partite), ma quando gioca lontana da casa scende a un clamoroso 1 di media (8 punti in 8 uscite). A che si deve tanta differenza? Mourinho ha fatto capire più volte che è innanzitutto una questione caratteriale: «Fuori casa a qualcuno manca la mamma e la torta della nonna», disse un mese fa in risposta a chi gli chiedeva una spiegazione alla mancanza di risultati in trasferta. Da allora la Roma lontano da casa ha pareggiato a Ginevra, ha vinto a Reggio Emilia con il Sassuolo e ha perso a Bologna. E proprio l’ultima sconfitta è difficilmente spiegabile (anche se quel Bologna è stato poi in grado di andare ad eliminare l’Inter dalla Coppa Italia a Milano e sabato di battere in casa anche l’Atalanta) soprattutto se paragonata alla vittoria con il Napoli. E dunque con la Juventus che può accadere? Sono rimasti pochi giorni per preparare la sfida al meglio. Ancora una volta tocca a Mou.
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