Sabatini: "Dopo il mio addio non avere più la Roma mi ha pesato"
Le parole dell'ex dirigente giallorosso: "Nella Capitale la tappa più significativa della mia carriera. Quello di Mourinho sarà un autorinnovo"
In occasione di Bologna-Roma, match valevole per la 16a giornata di Serie A e in programma oggi alle 18, il doppio ex Walter Sabatini, direttore sportivo dei giallorossi dal 2011 al 2016 e Coordinatore dell'area tecnica del club felsineo dal 2019 al 2021, ha irilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport, parlando oltre che della partita di oggi, anche del suo legame con il club capitolino e del futuro di José Mourinho.
Bologna-Roma: che sfida si aspetta? Un po' è anche la sua partita?
"Una grande partita, tra due squadre che stanno facendo benissimo. Per il resto sono un po' tutte le mie partite. Un brutto segno, gli anni passano e anche le squadre. Ma vuol dire che qualcosa nel tempo l'ho costruita. Il Bologna sta facendo un camionato strepitoso, merito della società e di un allenatore come Motta, che fa un calcio sano, produttivo, esteticamente apprezzabile. Ma ci tengo a dire una cosa...".
Prego, ci dica.
"A spingere la squadra è Mihajlovic, senza scendere nell'esoterico. Quel che succede a Bologna trae forza dallo spirito e dall'anima di Sinisa. I giocatori che sono rimasti hanno trasmesso un messaggio che si sente nell'aria. Quando arrivi a Casteldebole e vedi le fotografie di un eroe, peché Sinisa lo è stato, ti viene una forza incredibile".
Quanto le manca Sinisa?
"Moltissimo. Come uomo e come amico. Vivevamo quasi in simbiosi: ridevamo, giocavamo, bevevamo gli shottini di grappa serba. Ha combattuto come non l'ho mai visto fare, per il Bologna ha violentato il suo corpo. Un grande esempio di vita e un ottimo allenatore".
Più difficile lasciare Roma o Bologna?
"Roma, la tappa più importante della mia carriera. Lì ho fatto sei anni, avevo delle responsabilità. Se mi ha pesato? No, casomai mi ha pesato non averla la Roma, quando sono andato via".
Il colpo di cui va più fiero nella Capitale e in Emilia.
"Dal punto di vista aziendale Marquinhos, che è venuto a 18 anni a fare il titolare. Ma penso anche a Benatia, Castan, Salah. A Bologna direi Aranutovic, fortissimo. In assoluto mi viene in mente Pastore. Non quello visto a Roma, ma quello venuto a Palermo e poi volato a Parigi. Ma fermi qui, altrimenti mi viene un atacco di vanità insopportabile. La vanità va evitata, è pericolosissima e diventa anche patetica".
Paredes è anche suo.
"Vede la verticalità come pochi, ma per giocare bene ha bisogno di gente che attacca la profondità e di tanta corsa intorno a lui. Si tratta di un giocatore molto impegnativo".
La sua Roma viveva di plusvalenze. E il Bologna?
"Quella Roma faceva trading, ma anche risultati, basti pensare agli 87 punti. Il Bologna aveva atri costi. Ma le scoietà con i ricavi aziendali non vanno da nessuna parte, possono finanziarsi solo col trading, legato ai risultati. Così patrimonializzi i giocatori. Dal prossimo anno il Bologna può fare un mercato importante in uscita. Rispettando sempre però la piazza, perché Bologna ha conosciuto il calcio vero, quello del paradiso, di Fulvio Bernardini".
Ha litigato più con Pallotta o con Saputo?
"Con Pallotta ho avuto discussioni su giocatori e scelte. Ma litigi mai. Con Saputo c'è stato un chiarimento finale, quando gli ho dato la disponibilià ad andarmene e lui ha accettato. Ma non gli rimprovero nulla, né a lui né a me".
Perché ha detto che non le piace parlare di Mourinho?
"Chi può parlare di Mou? Solo i suoi pari e io non lo sono. Ha una storia lunga, fatta di titoli. Prendo atto che è amato in modo viscerale dalla città e spero che se ne accorgano (i Friedkin, ndr) per poter lavorare ancora per la Roma e portare a casa dei trofei".
Quindi lei lo rinnoverebbe?
"Sì, ma penso che il rinnovo di Mou sarà un autorinnovo".
Lukaku e Zirkzee, la sfida mancata di oggi pomeriggio.
“L’esplosione di Zirkzee non mi sorprende, per me è già un top. Lukaku invece deve portare la Roma in Champions, che deve essere l’obiettivo minimo dei giallorossi. Mi sembra ci stia riuscendo… Piuttosto i tanti infortuni di Dybala, mi dispiace vederlo giocare senza poter mai fare due gare tranquillo”.
La pace Spalletti-Totti. Felice?
“Giusto così: il ct è un uomo di tutti, l’altro è un campione. Luciano sul campo è il numero uno. Corretto ritrovassero un senso di amicizia, anche se quella storia ha tolto qualcosa alla Roma. C’erano giocatori distratti. Se non ha fatto danni, di certo non ha aiutato. In campo sembrava andasse il simulacro di un calciatore e un tecnico contestato”.
Per chiudere, torna a Salerno?
“Parlo solo del calcio attuale. Mi dispiace molto essere ancora fuori, guardo partite in ogni momento. Il campionato è incerto e affascinante. Una cosa posso dirla: Iervolino è un grande presidente. E italiano, in un calcio di lanzichenecchi”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA