A caccia dello squalo
Battendo lo Sheriff senza mai soffrire, la Roma andrà al playoff con una retrocessa dalla Champions League. E nel finale che festa con Pisilli!
Missione incompiuta, verrebbe da dire. Perché la Roma ha vinto la sua quarta partita sulle sei gare del suo girone di Europa League qualificandosi quindi al turno successivo, ma da seconda, perché lo Slavia Praga è stata più bravo, ne ha vinte cinque su sei e ha anche segnato di più e ieri ha tolto qualsiasi speranza di miracolo ai 60492 tifosi che hanno affollato l’Olimpico (pure nella più inutile delle partite della stagione, di giorno feriale e in orario lavorativo: se conoscete altre tifoserie così in giro per il mondo fateci un fischio), andando in vantaggio subito sul Servette e finendo 4-0 già il primo tempo. Per sperare di qualificarsi come prima la Roma avrebbe dovuto contare almeno sul pareggio a Praga, e vincere la sua gara con cinque gol di scarto, quindi l’opportunità non è stata mai concessa.
Ma la serata ha avuto senso lo stesso, per gli esperimenti tattici, per le reti di Lukaku e Belotti e poi per la bella favola del gol di Pisilli nell’ultima azione della partita, con i festeggiamenti tra le lacrime davanti alla Curva Sud e le commoventi parole di Mourinho e dello stesso Niccolò a fine gara (nella quale peraltro ha esordito anche Mannini, tredicesimo in questi tre anni).
Non è mai stata insidiata allo Slavia la qualificazione come prima, non è stato mai in bilico il risultato. Di fatto all’Olimpico ieri si è vissuta una lunga serata (cominciata nel tardo pomeriggio, visto l’orario preserale che probabilmente ha tenuto a casa anche qualcuno di quelli che aveva acquistato il pacchetto dei biglietti di Europa League) senza alcun patema, se non quelli determinati dal rischio di qualche infortunio, tipo quello che ha impedito ad Aouar di completare una partita in cui sembrava finalmente ispirato. E invece già sofferente verso la fine del primo tempo, per non sprecare inutilmente uno slot, Mourinho lo ha tenuto in campo per onor di firma come seconda punta al fianco di Lukaku, abbassando nel ruolo di mezzala Belotti. Il portoghese era sceso ancora col classico 352, seppur con l’anomalia di Celik e Cristante tra i centrali insieme con Llorente, unico superstite tra i difensori di ruolo, con Karsdorp e Zalewski in fascia, Bove in cabina di regia e Renato Sanches e Aouar nel ruolo di intermedi di centrocampo, con il francoalgerino ad occuparsi del regista dello Sheriff, Talal, e quindi naturalmente portato a rimanere leggermente più alto dell’omologo di centrodestra, e davanti il doppio centravanti.
Lo schieramento tattico apparentemente prudente di Pilipchuk, con un 451, si è rivelato invece nei primi minuti un sistema a vocazione suicida, alto con la linea di difesa quasi a metà campo e stretto, così da lasciare campo quasi libero ai due quinti giallorossi, con Zalewski pronto ad approfittarne più di Karsdorp. E così dopo un paio di tentativi, con due occasioni proprio di Karsdorp (gran diagonale fuori di poco) e di Celik (palla rubata in area e destro respinto), il gol è arrivato su una splendida intuizione di Aouar, bravo a trovare nel taglio interno Zalewski, a sua volta perfetto nell’assist a Lukaku davanti alla porta, tanto per non perdere l’abitudine al gol europeo: sigillo numero 20 in 17 partite internazionali. La Roma ha continuato in scioltezza, Karsdorp ha servito Belotti che è stato anticipato dal portiere, poi Zalewski ha battuto una punizione dal limite alta (e quando gli ricapita di avere fuori insieme Dybala, Pellegrini e Paredes...). Al 32’ è stato Renato Sanches ad imbeccare con un delizioso pallonetto Zalewski ancora a sinistra, sul pallonetto del polacco Koval si è allungato, ma la palla è rimasta lì e Belotti l’ha sbattuta in porta praticamente con i piedi sulla linea. Pilipchuk non ha gradito l’ennesimo buco da quella parte del campo e ha ordinato la sostituzione immediata del suo terzino destro, forse disattento nell’applicazione ma certo non aiutato dallo schieramento tattico così aperto. Dentro Zohouri, linee più basse e compatte e Roma da subito meno dirompente. Anzi, in un eccesso di leziosità Renato Sanches si è fatto rubare il tempo da un avversario e ha consentito a Ankeye di andare a campo aperto verso Svilar, bravo a respingere il tiro finale col corpo in uscita.
Aouar all’intervallo è stato sostituito da El Shaarawy anche nella posizione (mezzala) ed appena entrato ha mandato in profondità a sinistra Zalewski che dal fondo ha provato a restituirgli il pallone, senza trovarlo. Al 6’ Lukaku ha calciato forte di destro incrociando il diagonale, senza trovare la porta. Poi Mourinho ha cominciato gli esperimenti, dentro Paredes per Llorente e Pagano per Sanches, Bove si è abbassato a fare il terzo di difesa con Karsdorp a destra e Cristante centrale, mentre Celik è stato alzato in fascia come Zalewski dall’altra parte, per una sorta di 334 (o 3142) con Pagano ed El Shaarawy intermedi e Paredes in regia. Proprio Pagano ha cercato più volte il gol senza trovarlo, così come ha fatto Pisilli, entrato in campo al 27’ al posto di Belotti (con El Shaarawy spostato ora al fianco di Lukaku), lanciato ancora dal Faraone dopo un dribbling prodigioso in mezzo a una selva di avversari, e solo al cospetto del portiere: ma tirando addosso a Koval ha pensato di aver sprecato l’occasione della vita.
Ancora non sapeva... Al 34’ il gol l’ha sprecato El Shaarawy, liberato al tiro di sinistro da una sponda di testa di Lukaku, sempre molto generoso con i compagni, a volte troppo. Tempo di annotare l’esordio del tredicesimo esordiente, Mattia Mannini, uno dei più promettenti ragazzi della Primavera di Guidi, ed è arrivato l’episodio più emozionante della serata, con Pisilli che ha chiesto il triangolo a Lukaku come fa tante volte proprio nel campionato under 19 per gettarsi di nuovo verso l’area e appena fuori il limite ha calciato forte di destro trovando l’arrotondamento del tiro su deviazione di Artunduaga, utile a mettere fuori causa Koval. Gol sotto la Sud, mani nei capelli, lacrime sue e (quasi) di Mou. L’artefice di tanti miracoli.
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