Il momento giusto
Se si pensa a un momento indicato per designare Chiffi nel pool arbitrale di una partita della Roma viene in mente quello attuale.
Se si pensa a un momento indicato per designare Chiffi nel pool arbitrale di una partita della Roma viene in mente quello attuale. Non ridete, non è una battuta. Daniele Chiffi non ha più incrociato la squadra di Mourinho dal 3 maggio scorso. Quindi, si dirà, prima o poi doveva ricapitare. Dal punto di vista romanista, con le recenti tensioni tra il tecnico e la classe arbitrale, verrebbe da pensare che la designazione di Chiffi sia a metà tra la rappresaglia e la provocazione. Una vecchia canzone, però, diceva che tutto dipende da che punto guardi il mondo. Il momento, se lo si guarda dal punto di vista dell’Aia, non è indicato: è il migliore. Dopo la triade Rapuano, Aureliano, Maresca di domenica scorsa contro la Fiorentina e dopo l’arte del silenzio (stampa) indetto dalla società, con il rumore del post di Mourinho, una scelta più azzeccata non c’era. È vero che iniziano a essere tanti i fischietti con qualche problema con l’allenatore giallorosso e che per i direttori di gara esistono le alternanze campo-bordocampo-monitor, ma riproporre Chiffi, dopo un enorme vuoto di memoria di sette mesi sul turnover arbitrale, è davvero una chicca. L’Aia machista, del resto, s’accoda alle parole del suo presidente Pacifici, che ieri in un’intervista al Riformista sul tema della terribile violenza in Turchia ai danni dell’arbitro Meler (strumentale e tendenzioso l’accostamento), con palese riferimento al recente caso Mourinho-Marcenaro ha definito «fuori strada» chi crede di poter «fare tattica e pretattica sulla pelle degli arbitri». La «pelle», eh. Su questo Pacifici non farà «nessun passo indietro, anzi». Tra una reazione (intimidatoria) a un’opinione e un’ironia, sul fatto che «a Roma si parla ancora del gol di Turone» che il Var avrebbe risolto in un attimo (forse), i chiodi fissi. Ma è un deja-vu, l’effetto Serra è tornato. Occhi vigili, quindi: i punti persi da lì in avanti sono costati una discreta fetta dell’ultima corsa Champions.
Sarà per questo che tanto, se non tutto, torna: Chiffi, per primo. Che non incrocia la Roma dalla partita in cui Mourinho andò in panchina con un microfono «per tutelarsi» dal «peggior arbitro» (opinione = deferimento e squalifica) che avesse mai incontrato: era Monza-Roma. Quarto ufficiale in quell’occasione era - la sorte evidentemente fa i viaggi nel tempo - Matteo Marcenaro. Mou era scottato dal 28 febbraio, ossia dalla serata che l’aveva visto coinvolto in un diverbio surreale con il quarto uomo Serra, che dopo averlo provocato l’aveva fatto espellere. L’arbitro torinese, infatti, riconosciuto «inopportuno» dalla sua stessa famiglia, l’Aia, era stato deferito proprio pochi giorni prima di quel Monza-Roma, anche se solo virtualmente. Sì, perché in Italia con la classe dirigente attuale può anche accadere che un deferimento venga spedito in ritardo e finisca nei tarallucci e nel vino dei commensali del sistema italico. Il link è immediato. Speriamo di essere smentiti, anche solo per la credibilità del nostro calcio.
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