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La Roma cerca tre punti e tanti gol, ma servirebbe il miracolo del Servette di andare a fare punti in casa dello Slavia

Mourinho abbraccia Kristensen in allenamento

Mourinho abbraccia Kristensen in allenamento (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
14 Dicembre 2023 - 08:00

In questa appassionante saga con Mourinho in regia che è diventata la vita quotidiana della Roma si aggiunge ogni giorno un nuovo episodio, a volte inquietante, a volte divertente, quasi sempre istruttivo. Di sicuro, non c’è mai niente di piatto. Il soggetto di puntata oggi è incentrato sulla sfida allo Sheriff di Tiraspol (stadio Olimpico, calcio d’inizio ore 18,45, telecronaca a scelta tra Dazn e Sky, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista), partita purtroppo quasi svuotata di significati tecnici se contemporaneamente dalla freddissima Praga (sono previsti 2-3 gradi all’ora del match, almeno una decina di meno dell’Olimpico) lo Slavia metterà presto in chiaro il risultato contro il Servette, che nel girone non ha più niente da ottenere. I bookmakers non hanno troppi dubbi, visto che danno a 1,30 la vittoria dei padroni di casa, a 5 il pareggio e a 8/9 la vittoria in trasferta degli svizzeri.

Il che significa che le probabilità di qualificazione al primo posto del girone sono assai ridotte: una vittoria “semplice” della Roma (scontata: la danno a 1,15) basterebbe peraltro solo in caso di sconfitta dello Slavia, perché se invece pareggiassero, per andar sopra i giallorossi dovrebbero vincere ma battendo lo Sheriff con cinque gol di scarto, impresa piuttosto complicata visto le motivazioni della vigilia non certo elevatissime. Chi è causa del suo mal, in ogni caso, pianga se stesso: la Roma si è suicidata a Praga 5 settimane fa ed è inutile oggi prendersela con qualcun altro.

Poi è vero che nel calcio, come ricordava ieri Mourinho, non si sa mai. E dunque è opportuno che la Roma pensi alla sua partita come se davvero desse ancora qualche possibilità di evitare la mannaia del playoff di febbraio contro uno “squalo” mandato fuori dall’oceano della Champions (date un’occhiata nelle pagine successive per capire chi potrebbe capitare). Per affrontare comunque l’impegno al meglio, Mou sta combattendo l’ennesima emergenza che lo obbligherà a sperimentare qualcosa di tatticamente diverso rispetto al solito. Ieri ha fatto capire ad esempio che sta valutando anche l’ipotesi di una difesa a quattro, ma in realtà resterà a cinque con Celik semplicemente più aperto a destra, Karsdorp più proiettato in avanti, Zalewski a sinistra, Cristante sacrificato in difesa, ma in realtà pronto ad essere il riferimento di centrocampo per la prima impostazione, e Mancini a riposo. Davanti probabilmente Aouar più due punte. 

Nel frattempo il tecnico sparge a piene mani abbondanti dosi di romanismo “di ritorno”, restituendo l’amore che il popolo giallorosso prova per lui peraltro con una certa incontinenza. Ieri è arrivato addirittura a citare Viola (che splendida coppia, a pensarci, avrebbero formato), a far vibrare i cuori d’emozione dicendo che lui ha chiarissimo in testa dove vede il suo futuro (a meno di clamorosi bluff, intendeva proprio dire che starebbe ancora a lungo su questa panchina), a farsi sentire nuovamente da quel palazzo che continua a provocare con designazioni al limite del tollerabile (tipo quel Chiffi messo al Var per la delicatissima sfida di Bologna, con Guida in campo: ne scrive a parte Fasan). Intanto però il capo degli arbitri Pacifici rilascia interviste (ieri, al Riformista) in cui solleticato dal giornalista, prende lo spunto di quel vile attentato criminale al povero arbitro turco malmenato dai dirigenti dell’Ankaragucu per dire che in Italia c’è chi si permette di contestare le designazioni arbitrali, come se ci fosse un nesso causale tra i due distantissimi episodi, per poi affermare, parlando del Var, che «in Italia si parla ancora del gol di Turone», lui che certo all’epoca per quell’annullamento esultò di sicuro, se è vero ciò che dicono a proposito della sua malcelata fede sportiva. Ogni cosa viene riportata alla Roma, quando c’è qualcosa di negativo da riferire. E poi il problema è Mourinho.

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