8volante, ora è qui la testa
Lukaku ha realizzato l’ottavo gol aereo stagionale: nella speciale classifica nessuno ha fatto meglio in Serie A. Ma i punti arrivano anche grazie alla spinta emotiva del tifo
Dalla testa al cuore. Se l’esito della sfida contro la Fiorentina permette ancora di vedere il bicchiere mezzo pieno, lo si deve alla conferma di due fra gli aspetti migliori evidenziati finora dalla squadra di Mourinho. Uno tecnico e l’altro emotivo. Il primo manda la Roma in alta quota: prima nella speciale classifica delle reti realizzate di testa in Serie A, a quota otto. Il gol di Lukaku ha mantenuto a distanza proprio l’ultima avversaria affrontata, pure in gol grazie a un’incornata (di Martinez Quarta) nel match di domenica scorsa all’Olimpico: i viola inseguono a sette centri aerei, sia pure distribuiti fra soli quattro giocatori. Mentre Big Rom (incredibile a dirsi, ancora all’asciutto fino allo scorso turno) è il settimo marcatore di specialità in casa romanista. Prima della firma del belga, Mou ha potuto contare sulle reti di testa di Mancini - unico della rosa a bissare la prodezza - Azmoun, Belotti, Aouar, Cristante e Sanches. Un nutrito pacchetto di giocatori diviso in ogni reparto.
Più di qualsiasi altra squadra in campionato: alle spalle della Fiorentina, la graduatoria posiziona Atalanta e Juventus con sei gol ciascuna; Napoli con quattro; Inter, Milan e altre cinque squadre con tre; e via via tutte le altre, eccetto la Salernitana e il gruppo allenato da Sarri, ancora ferme a zero. Primato dunque indiscutibile all’interno dei confini quello della Roma, peraltro a un passo anche dalla vetta continentale, dove a comandare figura il Getafe, che in Liga ha messo a segno ben dieci realizzazioni in modalità aerea.
Se però sono soprattutto quelli messi a segno di recente i gol di testa che hanno fruttato punti pesanti (Azmoun ha rimesso in piedi la gara con il Lecce, Mancini ha regalato il vantaggio contro l’Udinese e Lukaku ha permesso col senno di poi di portare a casa almeno un punto con la Fiorentina); la maggior parte dei risultati ottenuti nei finali sono frutto dell’altro aspetto positivo ribadito nell’ultima giornata: la tenuta nervosa di una squadra capace di resistere alla quadrupla avversità scaturita da due infortuni e altrettante espulsioni. Per restare soltanto all’esempio più recente. Ma dal post-debacle di Marassi in poi, la Roma ha saputo rimettere in sesto diverse gare che si stavano incanalando nel verso sbagliato. Sintomo evidente di stabilità emotiva e di enorme empatia col proprio pubblico, per utilizzare due espressioni care a Mourinho.
Al di là di un paio di rovinose cadute (con Genoa e Slavia) che ricalcano qualche dazio annuale a cui questa squadra sembra proprio non saper rinunciare, le rimonte su Lecce e Sassuolo; le vittorie cercate e trovate a ridosso del recupero contro Monza e Udinese; e la capacità di resistenza in nove contro undici con gli uomini di Italiano, mettono in risalto carattere e cuore. E non a caso sono arrivate spesso all’Olimpico (o al Mapei, dove gli oltre cinquemila giallorossi hanno reso l’impianto emiliano una propaggine di quello casalingo) grazie a un supporto fuori dall’ordinario, che ha trovato il suo apice proprio nei momenti di difficoltà, come più volte enfatizzato dallo stesso Special One. Testa e cuore. Dagli 11 ai sessantamila, proprio come una sola famiglia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA