Osa o mai più
Per misurare le ambizioni della Roma oggi la Fiorentina e poi, fino a metà gennaio, altre cinque grandi: è il momento di spingere sull'acceleratore
Se è vero che per un certo periodo alla Roma è stato chiesto solo di pedalare a testa bassa dopo la falsa partenza che aveva scavato un solco con il resto delle pretendenti alla Champions, il virtuoso cammino percorso dalla quarta giornata in poi consente oggi ai giallorossi di guardare al futuro con rinnovate ambizioni. Inter e Juventus a parte, nessuna delle altre vola, la classifica è aperta e l’occasione è ghiotta. Con il Napoli fermato venerdì a Torino e il Milan ko con l’Atalanta ieri, un’eventuale vittoria contro la Fiorentina (evento piuttosto probabile, stando almeno alle quote dei bookmakers che pagano il doppio la vittoria della Roma, tre volte tanto il pareggio e quasi quattro volte la vittoria della Fiorentina) darebbe una forma ancora più sinuosa alla classifica romanista, con la possibiità di mettere addirittura il terzo posto nel mirino (a 2 punti) dopo aver scavato un bel solco con chi insegue (aspettando di sapere che farà il Bologna a Salerno alle 18 di oggi, prima del confronto diretto con la Roma domenica al Dall’Ara).
Il calendario ora si fa difficile, ma la spinta dell’inerzia presa nelle ultime otto giornate (sei vittorie, il pareggio nel derby e la sconfitta di misura in casa dell’Inter capolista) fa vedere le cose sotto un’altra prospettiva, facendo diventare la preoccupazione per il rendimento insufficiente di questi anni con le big un’opportunità. È vero che nelle stesse sei partite di campionato che attendono la Roma tra oggi e il 14 gennaio (Fiorentina in casa, Bologna fuori, Napoli in casa, Juventus fuori, Atalanta in casa, Milan fuori) lo scorso anno Mou totalizzò sei punti e l’anno precedente sette (e quest’anno il bottino sarebbe considerato magro), ma è anche vero che le tre partite in casa sembrano abbordabili per il momento tecnico non eccezionale delle avversarie e quelle fuori non impossibili, per varie e concomitanti considerazioni.
Tutto vero, tutto giusto, ma tutto ancora da dimostrare. E allora bisogna cominciare a farlo a partire proprio dalla sfida con la Fiorentina (calcio d’inizio ore 20.45, farà freddino, ma per fortuna non freddissimo, telecronaca esclusiva su Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista), contro una squadra che sembra sempre sul punto di salire di livello, ma poi non lo fa mai. Anche per loro la partita di oggi rappresenta un’occasione, nell’alternanza di risultati dell’ultimo periodo: dopo aver vinto a Napoli all’inizio di ottobre (determinando la prima crisi di Garcia, poi superata fino all’esonero di metà novembre), la Viola ha perso con Empoli, Lazio e Juventus, poi ha battuto Bologna e Salernitana con in mezzo anche la sconfitta di Milano col Milan. Non è una squadra da mezze misure, e non ha ancora capito che tipo di stagione l’aspetta, mentre in Conference League ha passato il gruppo con disinvoltura. L’elemento migliore della squadra, Nico Gonzalez, è stato convocato, ma non è al meglio e dovrebbe partire dalla panchina. Così inevitabilmente la squadra ha le sembianze del suo allenatore, un talentuoso “giochista” che però non riesce a conferire ai suoi quello spessore in grado di farli assestare su un gradino più alto nella considerazione generale.
Come Mourinho è al terzo anno di lavoro. La Roma è stata la sua prima avversaria in trasferta da tecnico viola (3-1 il 22 agosto 2021, gol di Mkhitaryan, Milenkovic e doppietta di Veretout), anche l’anno scorso all’Olimpico fu sconfitto (2-0, due gol di Dybala), mentre al Franchi ha vinto due volte. In assoluto la Fiorentina ha perso le ultime quattro partite a Roma. L’ultimo pareggio fu il 2-2 del 3 aprile 2019, sulla panchina della Rona c’era Ranieri; l’ultima vittoria il 7 aprile 2018, con una distratta Roma di Di Francesco beccata tra l’andata e il ritorno della mitologica sfida col Barcellona in Champions. In totale in casa la Roma ha vinto 41 delle 84 partite sin qui giocate con la Viola. Non male.
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