E sette! E la Roma è quinta
Con un altro finale scoppiettante all'Olimpico, i giallorossi vincono l’ennesima partita casalinga e scalano posizioni: in gol Mancini, Dybala ed ElSha
Tante belle notizie si concretizzano ancora nel finale di partita, stavolta non serve l’extratime, anzi l’ultimo sigillo, quello di El Shaarawy a chiudere una partita ormai indirizzata, arriva proprio al 90’. L’Udinese è battuta, il turno che poteva dare vantaggi alla Roma ne ha portati diversi, con la Lazio staccata, l’Atalanta e la Fiorentina saltate a pie’ pari, il quinto posto agganciato (a tre punti dal Napoli quarto) per la settima vittoria consecutiva all’Olimpico (quinta in campionato, più le due di Europa League). E poi il ritorno di capitan Pellegrini (un’ora al trotto, presto tornerà il galoppo), la garanzia di Lukaku che fa reparto da solo, la mira di Dybala (un altro gol e un altro assist, l’Udinese è la sua vittima preferita, ora sono 13 reti e 8 assist contro i bianconeri) e il sigillo di Mancini ad aprire le marcature, uno che in campo assimila proprio lo spirito che evoca spesso Mou. E infine proprio José, sempre più invocato comandante di questa squadra: la Curva Sud ha intonato alto il coro sul suo nome dopo il 2-1, e lui ha risposto battendo più volte la mano sul cuore. Ormai sono una cosa sola.
Il compito di ieri è stato facilitato dal vantaggio raggiunto dopo 20 minuti su calcio di punizione magistralmente calibrata da 30 metri da Dybala per la testa chirurgica di Mancini, gol che ha consentito alla Roma di gestire il primo tempo con una serenità che non è propria a questa squadra, e nel secondo tempo si vedrà, ma i ritmi piuttosto compassati dell’Udinese lo hanno consentito e alla squadra giallorossa ovviamente per un po’ è andato bene. Con Pellegrini al ritorno in campo dopo una lunga assenza (era dal 1 ottobre che non partiva dal primo minuto con Dybala e Lukaku titolari) e chiaramente non ancora al meglio della condizione, Mourinho ha ovviamente puntato sulla qualità delle giocate piuttosto che sulla frenesia degli sviluppi di gioco. 352 a specchio per le due squadre, con la sorpresa Thauvin al posto di Pereyra (neanche in panchina) alle spalle del nervosissimo Success, Samardzic con compiti prettamente difensivi come un Payero qualsiasi, con Walace in cabina di regia ed Ebosele e Zemura in fascia, con Ferreira, Bijol e Perez in difesa, davanti a Silvestri.
Solita difesa per la Roma, con Karsdorp e Spinazzola esterni, Paredes nella solita comoda regia fin troppo compassata (un tocco di meno non gli farebbe male nel 30-40% delle sue giocate), Cristante e Pellegrini intermedi, e la LuPa pronta ad azzannare davanti, anche se per caratteristiche era poi inevitabilmente solo Lukaku a rimanere come punto di riferimento fisso offensivo, con Dybala a girargli intorno alla ricerca della zolla meno frequentata del campo. Il possesso palla della Roma nel primo tempo ha toccato il 70% di media, nel 30% di loro pertinenza i bianconeri non sono mai riusciti ad inquadrare la porta, non hanno battuto un calcio d’angolo, non si sono mai resi pericolosi. Dal canto loro, i giallorossi hanno cominciato a ronzare dalle parti di Silvestri sul primo calcio d’angolo battuto da Pellegrini, il secondo della serata, a scendere preciso sulla testa stavolta meno precisa di Mancini. Ma il difensore si è riscattato poco dopo, al 20’, quando ha invece impattato perfettamente una parabola disegnata da Dybala, da posizione centrale e distante oltre 30 metri dalla porta udinese. Due minuti dopo una percussione esterna di Spinazzola con suggerimento all’indietro per Pellegrini ha fornito l’immediata occasione del raddoppio, ma il sinistro del capitano è stato respinto in tuffo da Silvestri.
Nel tran tran del possesso romanista a bassa intensità lo spunto per far male arrivava o dalle improvvise verticalizzazioni con la sponda di Lukaku o per qualche azzeccato cambio di gioco, soprattutto di Cristante. La frustrazione per la palla che non riuscivano a controllare ha innervosito gli ospiti che hanno finito il tempo con tre ammoniti, due per scorrettezze (Ferreira e Samardzic) e uno per teatrali proteste (Success). Nel finale, per accorciare queste distanze, Massimi ha sanzionato anche Pellegrini per un presunto pestone a Ebosele.
Nel secondo tempo l’Udinese si è presentata con un altro piglio mentre la Roma non ha capito subito che non sarebbero bastati i ritmi compassati del primo per portare a casa la pagnotta. Pellegrini ha messo la solita qualità sui corner, prima Mancini e poi Lukaku hanno incornato le sue traiettorie infide, ma senza fortuna. L’Udinese ha provato allora a spingere, trovando morbida la Roma nelle transizioni. Thauvin ha scaldato il suo sinistro al 6’ calciando fuori in diagonale, all’8’ il tentativo da fuori è stato di Walace, con Rui pronto a fermare a terra. Ma è stato il preludio del gol, nato da una palla persa da Dybala, con lo sviluppo a sinistra in ripartenza per il cross finale di Payero lungo sul secondo palo dove Rui non si è sentito di avventurarsi e Spinazzola ha proprio perso l’inserimento largo di Thauvin, che di testa ha solo dovuto depositare in porta. La reazione immediata di Mourinho è stata di aumentare la portata dell’arsenale offensivo, con El Shaarawy al posto di Spinazzola e Azmoun di Pellegrini, mentre Lovric ha fatto riposare l’irriconoscibile Samardzic. Sostenuta dalla curva la Roma ha ripreso possesso della partita prendendosi il rischio di lasciare metri alle ripartenze avversarie che però non si sono mai sviluppate eleganti. Così prima Azmoun è stato pizzicato in fuorigioco sul suggerimento di Lukaku, poi un 3 contro 2 è stato sprecato da El Shaarawy che ha assecondato in ritardo un bel taglio di Azmoun. Ci ha provato allora Paredes con una punizione finalmente ben calibrata, ma la deviazione di testa di Cristante non è stata precisa. Dalla panchina è arrivato allora l’ennesimo input offensivo, con gli ingressi di Zalewski e Bove per Karsdorp e Paredes: chiaro l’intento di Mourinho di conferire maggior qualità alle avanzate sulla fascia aumentando però il tasso di aggressività in mezzo al campo, utile magari ad impedire le inevitabili ripartenze avversarie. Cioffi ha risposto con Lucca e Kabasele richiamando in panchina Thauvin e Ferreira.
E nel momento in cui maggiormente ne se sentiva il bisogno è arrivata la giocata di qualità della Roma ad indirizzare la partita in maniera definitiva: sulla verticale di Bove, mentre il quinto di difesa dell’Udinese era uscito alto, e il centrale di destra seguiva El Shaarawy, Azmoun marcato dal secondo centrale ha girato di prima la palla verso Lukaku che ha attirato il terzo centrale e ha girato ancora di prima di tacco su Dybala che si è infilato nello spazio lasciato tra il marcatore di Romelu e l’altro quinto ed è arrivato da solo al cospetto di Silvestri, cinicamente battuto di precisione come se fosse un rigore in movimento. Subito Mou ha riabbassato il baricentro mettendo Kristensen per Dybala, spostando Zalewski da mezzala. Nella concitazione nervosa degli ultimi minuti a Foti è partita una parola di troppo di protesta e su segnalazione del quarto uomo Massimi gli ha mostrato il rosso. La Sud ha suonato la carica con cori d’amore per Mourinho e Mancini, giusto al 90’, ha alleggerito la pressione bianconera servendo lungo Lukaku che con la solita lotta di corpo ha tenuto il pallone, servito Bove che ha allargato per El Shaarawy che ha chiuso i giochi con il più classico degli interni sul secondo palo. Casa sua. Dentro casa nostra.
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