"José a vita", la voce di popolo
Ancora un attestato di “fede” dei tifosi giallorossi: esposto uno striscione (poi fatto rimuovere) che chiede il rinnovo. Mou attende, per ora tutto tace
"José a vita!". Una professione di fede, forse, ma una presa di posizione, sicuramente. E anche forte. Quella di una tifoseria che appare ogni settimana, in casa e in trasferta, totalmente compatta attorno alla figura dello Special One. I romanisti stanno con Mou, che ai romanisti continua a lanciare messaggi d’amore. Ma non così tranquillizzanti. Perché se da un lato traspare che la cosa è reciproca tra allenatore e sostenitori giallorossi, tutto tace sul fronte societario. E in questo caso, quando ci sono di mezzo i contratti, no news non equivale a good news. Intendiamoci, con i Friedkin, e questo è stato fin qui anche un valore, le notizie non escono mai un minuto prima. I tifosi hanno anche imparato ad accettare questa situazione perché hanno constatato i risultati: proprio Mourinho, Dybala, Wijnaldum, Lukaku, tanto per citare i “fatti” più eclatanti. E la strategia molto americana di attendere i risultati prima di ridiscutere le strategie ha sempre fatto il resto.
Ma c’è impazienza e in qualche modo ad alimentarla sono anche le dichiarazioni di Mourinho, che se da un lato è focalizzato sul presente («parlo dell’oggi con Dan e Ryan, non del rinnovo»), dall’altro avvicinandosi la naturale scadenza del triennio ha le sue idee programmatiche ma - come ha detto più volte - non ha potuto esporle ancora ufficialmente in un colloquio con la proprietà. Spifferi di richieste che lo Special One avrebbe per rimanere ce ne sono (sono quelli che preoccupano la proprietà?). «I romanisti e la Roma meritano di più».
Ma anche senza ricorrere alle voci di corridoio che Mou sia esigente e voglia una figura dirigenziale con cui dividere una parte di lavoro extra-campo e un club più protettivo e che lavori ad alto livello nelle maglie del potere è già uscito direttamente o indirettamente dalla sua bocca. Nessun mistero, dunque, sulla visione di Mourinho. E al di là di qualche sporadico parere molto, mediamente o poco contrario, ovvio in una città con milioni di abitanti, nessun mistero nemmeno sulla visione dei tifosi. La “pasquinata” della notte di giovedì a Trigoria è l’ennesimo attestato. Lo striscione apparso sul muretto di Trigoria e rimosso già dalle prime ore della mattina di venerdì dalla security della società giallorossa (è prassi rimuoverli, ma questa volta si è notata una discreta velocità, tanto più che era un messaggio positivo) riflette ciò che accade ogni volta che la Roma scende in campo. L’empatia è tutt’altro che in crisi.
Per l’idillio però manca un dettaglio che un dettaglio non è: il parere della proprietà. Con anche Tiago Pinto in scadenza di contratto, tutto tace. Nonostante la stagione non sia iniziata nel migliore dei modi e si sia anche un po’ complicata la strada in Europa (e questo non fa piacere alla proprietà ma nemmeno ai tifosi), i romanisti la via la stanno indicando: siamo ancora a novembre e il tempo di sedersi c’è. E magari anche di programmare.
Nel frattempo José sta apparendo da più parti in questo periodo. Non ultimo l’evento privato di giovedì sera ai piedi del Gianicolo riservato a pochi fortunati abbonati SkyExtra che avevano partecipato a una sorta di estrazione. Dove il romanismo l’ha fatta da padrone: Mourinho non ha dimenticato Budapest e i sogni dei romanisti e ha ribadito la sua voglia di difenderne colori con la sua ambizione: «Se voi volete vincere come tifosi, io voglio vincere anche come professionista, quindi più di voi...».
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