Pinto: "Nessuno si aspettava Dybala, Lukaku e Mou, siamo stati bravi nel timing"
Le parole al Social Football Summit: "Per fare una 'squadra B' servono molti soldi. Il mio futuro? Si discute internamente di temi come questo"
Tiago Pinto ha parlato nel corso della sesta edizione del Social Football Summit, evento andato in scena allo Stadio Olimpico. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal General Manager romanista.
Come è cambiato il lavoro del direttore sportivo nel corso degli anni?
"Questa cosa è cambiata tanto negli ultimi anni, anche in Europa: il calcio si è evoluto tanto. Se non sei bravo con le varie lingue è difficile fare il direttore sportivo, perché ormai il mercato è globale; se non hai conoscenze legali non puoi chiudere le varie trattative e se non sai i numeri non puoi gestire il Fair Play Finanziario. Il mercato incide per circa il 30% sul risultato, tutto il resto dipende dalle persone che lavorano in una determinata squadra. Il Gm o il ds deve avere le giuste competenze, altrimenti è difficile".
Ha pensato alla creazione di una squadra B?
"Il nostro settore giovanile ha sempre prodotto ottimi giocatori e farli esordire non è scontato. Questo è un grande lavoro, che anche Mourinho ha fatto: bisogna avere coraggio per far giocare questi giovani. Questa vicinanza con la prima squadra è nuova. Creare ricavi con la vendita dei giocatori è stato merito anche del tecnico e del suo staff. La realtà del Benfica è diversa, lì la squadra B è fondamentale, ma i miei dubbi oggi sono rivolti alle regole che abbiamo. Per una squadra B servono tanti soldi. Poi bisogna portare la squadra in Serie B dalla C. La secondda squadra può far giocare chi è fuori dal progetto. Io ho trovato a Roma 40 giocatori sotto contratto che non erano in prima squadra e li abbiamo mandati in prestito. Molte volte abbiamo cercato il percorso giusto, a volte abbiamo mandato giocatori via senza prendere soldi ma mantenendo una cifra sulla rivendita e abbiamo tenuto sotto contratto solo i giocatori che crediamo che servano per la Roma".
In questi ultimi anni ci sono state due grandi variazioni: le questioni economiche e i dati. Sei d’accordo?
"Sì, la parte economica è diventata cruciale. Quando io sono arrivato a Roma e nelle prime interviste parlavo del risparmio mi prendevano in giro. Trovare un equilibrio e rispettare le regole del Fair Play Finanziario è importante. Ogni giorno cerchiamo di capire cosa ci può aiutare a vincere. Non voglio fare i nomi, ma anche quei club che dicono che lavorano con i dati e fanno bene prendono giocatori sbagliati, proprio come fa Tiago Pinto. I dati aiutano, ma errare è umano".
Quanto servono i dati nella ricerca di un giocatore?
"Il fatto che un giocatore renda o meno dipende da molti fattori, oltre ai dati serve anche l'occhio. Non mi vedrete mai parlare dei talenti scoperti. Tutti sapevano chi era Endrick o chi era Kvaratskhelia, il lavoro però viene bene con una somma di fattori: scouting e dati sono entrambi fondamentali. Far emergere il potenziale è diverso dal prenderlo: ci sono giocatori che vengono considerati fenomeni, ma che alla fine non fanno bene".
Tu vedi prima la parte tecnica o quella economica?
"All'interno dello scouting della Roma ci sono 4 livelli per dividere gli obiettivi del club: A, che comprende i campioni; AB, ovvero i giocatori che potrebbero fare i titolari da noi; B, giocatori utili ma non più forti di quelli che abbiamo a disposizione; e C, ovvero quelli che non ci servono. Nel nostro database abbiamo 5mila giocatori. Credo che la Roma non possa prendere il 50% dei giocatori presenti nella lista A. Negli ultimi 3 anni ho dovuto cercare l'equilibrio tra le richieste dell'allenatore e le possibilità finanziarie del club. Ci sono cose che abbiamo gestito bene come Dybala o Lukaku, ma il parametro economico adesso è il più importante".
Credi che bisogna prima cedere o comprare?
"Io credo che si debb sempre vendere prima. Considerando la rosa che abbiamo ereditato, che aveva calciatori con infortuni cronici e altri over 30 più tanti altri messi fuori rosa, fare più di 150 milioni di euro con le cessioni è un buon risultato. Ovviamente il tempo dimostrerà come è andato il lavoro della Roma. Fare 150 milioni di vendite e portare tanti giovani in prima squadra, così come Dybala, Matic, Wijnaldum o Mourinho è molto difficile. Il mio lavoro era lasciare la Roma in condizioni migliori rispetto a quelle in cui l'ho trovato; credo che non ci sia dubbio e che continuando così in due anni tutto sarà migliorato. Penso che la rosa sia migliore rispetto a quella che ho trovato quando sono arrivato".
Su Lukaku e Dybala?
"A loro due aggiungo Mou. Nessuno se li aspettava. La prima cosa è l'ambizione della società, anche con tutti questi paletti. Dove siamo stati bravi è stato chiaramente nel timing. Su quello siamo stati bravissimi. Svegli e intelligenti. E poi il lavoro di squadra, società e allenatore. E poi giocatori come Paulo, Romelu e un allenatore come Mou sanno tutti che la passione dei tifosi da altre parti non le avevano trovate pur avendo vissuto piazze importanti".
Sarai ancora a Roma o no il prossimo anno?
"È la domanda meno interessante di oggi. Per me l'importante è il futuro della Roma, me lo chiedete sempre, ma come ha detto Mou ieri su questo tema sono molto difensivo. Sono temi che si discutono internamente. Stiamo facendo un lavoro importante per il futuro del club, questa è la cosa più importante".
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