AS Roma

Guerra e pace: anatomia di una storia travagliata

Totti e Spalletti di nuovo insieme al Bambino Gesù, a sei anni e mezzo dall’addio di entrambi. Fra tempeste di polemiche, i due si sono ritrovati

Spalletti e Totti al Bambin Gesù

Spalletti e Totti al Bambin Gesù (figc.it)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
17 Novembre 2023 - 08:41

Pace fatta. Con le migliori ragioni e nel luogo forse più opportuno: Francesco Totti e Luciano Spalletti si sono rivisti ieri al Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico al Gianicolo, per donare fondi, strumenti, giochi e soprattutto sorrisi ai bambini meno fortunati. «In realtà non abbiamo mai litigato, ci siamo sempre stimati, in un’epoca in cui i grandi litigano spesso, questo abbraccio davanti ai bambini può essere un messaggio per un futuro migliore», le parole del ct, cui hanno fatto eco quelle del Dieci: «L’abbraccio è secondario, questa è stata una giornata speciale per i bambini. Non ci siamo detti niente di particolare, è bastato uno sguardo, un abbraccio. Ho sempre detto che il nostro rapporto andava oltre il calcio». Intento encomiabile quello della Federazione, che anche con altri ct nel recente passato aveva promosso l’iniziativa. Ma alla vigilia della sfida degli azzurri contro la Macedonia del Nord all’Olimpico l’occasione di avere simultaneamente due personaggi di tale risma e l’eco mediatica suscitata dall’imminente incontro hanno contribuito a riaccendere i riflettori su uno dei rapporti più travagliati della storia del calcio italiano. E soprattutto romanista.

«Te lo ricordi il primo gol, la crisi di squadra, tutti stretti intorno ai due leader, il quattroduetreuno, il finto-nove e vero-dieci che segnava e faceva segnare, la ragnatela punk, le esultanze a suon di scappellotti, le undici vittorie? E ancora l’infortunio e la paura, il recupero uno accanto all’altro, il Mondiale, “Seven Nation Army” in Curva, le cavalcate europee, le coppe, l’entusiasmo, i sorrisi, le imprese a Lione e Madrid, le batoste di Manchester, la rivalità con l’Inter e quelle luci a San Siro tutte su di noi, la Scarpa d’Oro, le undici cavallette freneticamente palla-a-terra, il tricolore usurpato da un centenario da celebrare,  i capolavori individuali e collettivi e l’ultima stagione un po’ stentata prima della rottura? E poi il tacco e la punta, le dimissioni con quelle nocche sbattute sul tavolo, l’incanto rotto e coperto dalla rimonta targata Ranieri, otto anni di lontananza, quegli amori che non finiscono e fanno dei giri immensi e poi ritornano, ma nulla è più come prima? Te lo ricordi anche che la freschezza era passata, l’atmosfera diversa e così le esigenze di entrambi? E una carriera annunciava i suoi sgoccioli dispensando le ultime magie, mentre dell’altra si erano impennate le ambizioni? E quel pubblico non era così unito come ai tempi belli, e Orazi e Curiazi da queste parti non finiranno mai, e così le polemiche e meno che mai chi Eterno lo è a prescindere?». 

Quali parole si siano rivolti ieri Francesco e Luciano - i due uomini - prima ancora che Totti e Spalletti - i due professionisti -, lo sanno soltanto loro, ma il virgolettato immaginario non dev’essere molto lontano da quello che può aver pronunciato o pensato chiunque abbia avuto la fortuna di vivere l’epopea della Roma spallettiana e tottiana insieme. Già, perché oggi sembra difficile da credere, nel 2017 pareva impossibile, ma proprio il binomio fra i due ha fatto le fortune di quella squadra a inizio Terzo Millennio. E avrebbe potuto prolungarsi anche a distanza di tempo, sublimarsi in qualcosa di ancora più grande, se le reciproche esigenze individuali, le permalosità le punzecchiature e le rispettive fazioni non avessero anteposto gli interessi dei singoli al bene collettivo e primario: la Roma. Al di là delle ragioni e dei torti, mai come in quella circostanza reciproci, anche volendo depurare ogni opinione dai doroteismi. Ma ormai è storia e non si può cambiare. Il futuro sì e il presente lo indirizza, a volte perfino con gesti simbolici o per così dire strizzando l’occhio a un intero ambiente, prima ferito, poi distaccato e ora incuriosito dalla reunion. 

Chi lo avrebbe detto sei anni e mezzo fa che un giorno i due nemici-amici si sarebbero riabbracciati, per di più proprio nella Capitale? Pochi, forse nessuno. Anche se segnali di disgelo ce ne erano stati già nei mesi scorsi, mentre il tecnico toscano si avviava a vincere il suo primo Scudetto e l’ex Capitano romanista dispensava complimenti senza riserve. Sempre a distanza, ma si percepiva che qualcosa fosse cambiato. D’altra parte il tempo lenisce tutto, anche le incomprensioni più profonde. E chi si è amato prima di odiarsi può tornare almeno a stimarsi. Gli altri, tutti gli altri, quelli che li hanno visti, ammirati, rimpianti o detestati, possono tornare a pensare che hanno vissuto il calcio al tempo di due giganti.

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