Media punti di 1,5 per gara: mai così male da dieci anni
Roma a quota 18 dopo 12 giornate. Dal 2000, soltanto cinque volte abbiamo fatto peggio, l’ultima con Zeman. Ma il precedente con Ranieri...
Il proverbio secondo cui «chi ben comincia, è a metà dell’opera» sarà anche un luogo comune, ma come tutti i luoghi comuni contiene in sé un fondo di verità. Nella vita come nel calcio. Qualcuno gli preferisce la variante «il buon giorno si vede dal mattino», ma la sostanza è la stessa: partire con il piede giusto semplifica notevolmente le cose. Non è ciò che ha fatto la Roma 3.0 di José Mourinho, ancora alle prese con una crisi di gioco e risultati che è stata profonda nella prima parte di stagione, e che è riemersa proprio quando sembrava ormai alle spalle. La sconfitta di Praga ha lasciato strascichi ben visibili nell’umore del tecnico, mentre i giocatori non sono riusciti a dare la svolta auspicata nel derby.
Ecco dunque che i giallorossi si ritrovano alla terza sosta della stagione (l’ultima dell’anno solare) con soli 18 punti in campionato e un primo posto nel girone dell’Europa League che allo stato attuale appare un miraggio. Soffermandoci sulla sola Serie A, la media-punti per partita è di 1,5: un bottino ben misero, per una squadra che aspira a tornare in Champions League, e che è reduce da due finali europee consecutive. Un andamento da metà classifica, testimoniato dai risultati altalenanti consistenti in 5 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte. Nonostante un attacco nettamente migliore rispetto a quello della passata stagione (22 reti, a fronte delle 16 del 2022-23, ma con la goleada di Empoli che “dopa” il dato), la Roma attuale ha 7 punti in meno rispetto a un anno fa quando, dopo 12 giornate, occupava il quarto posto in classifica. Ora invece è al sesto. I 18 punti finora raccolti costituiscono uno dei peggiori bilanci dei giallorossi nel ventunesimo secolo: è stato fatto peggio soltanto nel 2002-03 (in panchina Capello, 17 punti), nel 2004-05 (Voeller prima e Delneri poi, soltanto 13 punti e 16° posto), nel 2008-09 (con Spalletti, 14 punti), nel 2009-10 (Spalletti e poi Ranieri, 15) e infine nel 2012-13 (con Zeman: 17 punti e 7° posto). Nel 2005-06, alla prima stagione di Spalletti nella Capitale, lo score dopo 12 giornate era invece uguale a quello attuale. Nelle altre diciassette stagioni dal 2000-01 in poi, la Roma era sempre riuscita a fare meglio.
C’è da dire che i conti si fanno alla fine, e che da cinque stagioni a questa parte la Roma è costantemente fuori dalle prime quattro piazze. Di contro, in ambito europeo i giallorossi hanno evidenziato una crescita esponenziale, figlia soprattutto della grande esperienza internazionale di Mourinho: per la prima volta nella sua storia, la squadra si è ritrovata a disputare due finali UEFA consecutive. Resta il fatto che, in campionato, Pellegrini e compagni non siano riusciti a mostrare la stessa personalità e la stessa continuità di risultati e prestazioni. La stagione è ancora lunga, ma c’è bisogno di un’inversione di rotta al rientro dopo la sosta per le nazionali.
I precedenti
D’altro canto, non sempre l’avvio difficile è sfociato in una stagione negativa: nel già citato 2005-06, dopo i 18 punti nelle prime 12 giornate, la squadra di Spalletti riuscì a infilare le storiche 11 vittorie consecutive in campionato. Si chiuse al quinto posto, ma il caso Calciopoli e la nuova classifica permisero ai giallorossi di giocare la Champions League 2006-07. Idem quattro anni più tardi, quando dopo 2 turni (e 0 punti) Spalletti si dimise e al suo posto venne chiamato Claudio Ranieri: nel 2009-10, dopo la 12esima giornata, la Roma era 14esima in classifica con 15 punti. Col passare delle settimane, però, la squadra si ricompattò, e infilò una serie di risultati utili che la portarono a contendere lo Scudetto all’Inter di Mourinho fino all’ultima giornata. Perché sarà anche vero che chi ben comincia è a metà dell’opera, ma c’è sempre tempo per recuperare in corsa. A volte, basta mettersi sotto e lavorare ancora di più.
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