Nel derby ora serve una scossa
Lo sfogo negli spogliatoi, poi il silenzio in hotel. La Roma ieri è rientrata a Trigoria per preparare la sfida, Mourinho ha rimproverato la squadra e attende risposte
Blackout. Praga come Genova, senza andar troppo indietro nel tempo, a scomodare il ricordo di altre trasferte amare nella recente storia giallorossa. La notte orribile della Roma, come l’ha definita Mourinho, è arrivata come un fulmine a ciel sereno, viste le premesse.
Le scelte del portoghese avevano infatti composto un undici con tanti titolari e la squadra aveva la possibilità di avere tre risultati su quattro per mantenersi in vetta al girone: vincere, pareggiare o perdere con un solo gol di scarto. La Roma ne ha incassati due, potevano essere il doppio, complicando tutto. Ma è l’atteggiamento, il fatto che non sia riuscita a mettere in campo nulla di quanto preparato a Trigoria è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso emotivo dello Special One.
Così è sceso subito negli spogliatoi, infrangendo un cerimoniale del quale, solitamente, rispetta la sacralità e lascia che siano i giocatori a confrontarsi con le loro emozioni e pensieri. Nessun urlo o atteggiamento furioso, poche parole ma severe, che hanno messo in dubbio la professionalità dei giocatori che sono scesi in campo. Nessuno ha controbattuto o provato ad abbozzare una difesa d’ufficio, tutti hanno incassato lo sfogo del tecnico. Che ha poi ordinato di non rilasciare alcuna dichiarazione, che tutti avrebbero avuto bisogno più di pensare a quanto fatto in campo che di parlare. A quello ha pensato lui, salendo al terzo piano dell’Eden Arena, dove, ai media presenti, ha ribadito tutta la sua frustrazione.
Il silenzio delle notti più buie ha poi avvolto il bus giallorosso che ha riportato la spedizione in hotel in tarda serata: il lento e pesante passo, a testa bassa, della squadra nella lussuosa hall dell’NH Carlo IV, nel cuore di Praga, è l’istantanea della disfatta in terra ceca.
Musi lunghi e poca voglia di parlare ieri. Una rapida colazione e poi alle 10 la Roma ha lasciato l’albergo per arrivare al Terminal 3 dell’aeroporto di Praga, decisamente isolato rispetto agli altri due dai quali partono la maggior parte dei voli. Alle 11 il charter li ha riportati, poco prima delle 13, nella Capitale. Da lì subito il trasferimento a Trigoria (nessun ritiro punitivo, stasera rimarranno a dormire come da programma stabilito prima della partenza), dove analizzare a mente più fredda e lucida la debacle contro lo Slavia e avvicinarsi, nel modo giusto, al derby di domenica. L’intera rosa ha poi pranzato all’interno del Fulvio Bernardini, cercando di digerire sia il pasto in tavola che la dolorosa sconfitta europea, che costringerà la Roma a due partite vere contro Servette e Sheriff Tiraspol.
Prima di concedere poi ai giocatori il tempo per prepararsi all’allenamento pomeridiano, Mourinho e il suo staff hanno investito diverso tempo nel rivedere la galleria degli errori messi in mostra dalla squadra contro lo Slavia, esattamente tutto quello che non dovrà essere riproposto domenica contro il derby. Lo Special One non stravolgerà il piano tattico e l’identità della sua Roma, che con la tenacia, l’attenzione tattica e il cinismo sotto porta ha costruito stagioni importanti. Ma ora pretende una risposta immediata dal gruppo.
La squadra ha poi preso parte nel pomeriggio ad una seduta di scarico, gli altri hanno regolarmente lavorato in gruppo. Il tempo delle parole ora è finito, servirà dimostrare a Mourinho e ai tifosi che, dopo il blackout, la luce sia tornata, che questa Roma abbia ancora voglia di lottare per i suoi obiettivi.
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