AS Roma

Quando le "piccole" diventano un grande ostacolo

Nelle due stagioni passate, la Roma ha perso un totale di 35 punti contro squadre arrivate tra l’11º e il 20º posto. Ora bisogna invertire il trend

José Mourinho durante una sfida all'Olimpico

José Mourinho durante una sfida all'Olimpico (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
03 Novembre 2023 - 07:50

Negli ultimi anni - più o meno a partire dall’arrivo sulla panchina romanista di Paulo Fonseca - si è parlato di una Roma in seria difficoltà negli scontri diretti: un dato evidentissimo con l’ex tecnico, che Mourinho è riuscito a migliorare, seppur soltanto parzialmente. Al netto delle difficoltà a fare risultato contro le cosiddette “big”, c’è però anche una tendenza allo scivolone contro le “piccole”. Senza aprire dibattiti linguistici sulla semantica del termine “piccola”, stabiliamo subito che l’aggettivo si riferisce a chi (nella stagione presa in esame) ha chiuso nella parte destra della classifica, vale a dire tra l’undicesimo e il ventesimo posto. 

Con tali squadre, i giallorossi hanno avuto un andamento a dir poco altalenante, fatto di alti e bassi, quelli che ormai da anni caratterizzano il rendimento in campionato. Nelle due stagioni passate (quelle cioè che hanno visto lo Special One in panchina), Pellegrini e compagni hanno lasciato per strada 35 dei 120 punti disponibili contro queste avversarie, vale a dire il 29% del totale: un dato che, abbinato ai risultati negativi conseguiti nei big match, spiega il motivo per cui la Roma non sia riuscita ad andare oltre la sesta piazza. Certo, in Europa il cammino è stato esaltante, con due finali in due stagioni e un trofeo continentale conquistato dopo 61 anni; ma, se si vuole competere per grandi traguardi, c’è bisogno di alzare un po’ l’asticella anche in campionato.

L’avvio shock di questa Serie A ha in parte confermato le difficoltà anche contro squadre meno blasonate: oltre ai ko contro Verona e Genoa, la Roma ha pareggiato col Torino e con la Salernitana e battuto Frosinone e Cagliari; 8 punti raccolti su 18 contro formazioni che attualmente occupano la parte destra della classifica, troppo poco. L’obiettivo è quello di migliorare il trend domenica contro il Lecce, squadra partita a razzo ma che attualmente occupa l’undicesimo posto ed è reduce da due sconfitte consecutive tra Serie A (0-1 col Torino) e Coppa Italia (2-4 casalingo col Parma).

Troppi scivoloni
Nel primo anno di Mou, quello coronato dalla vittoria della Conference League, i giallorossi raccolsero 42 dei 60 punti a disposizione contro le squadre che poi chiusero tra undicesimo e ventesimo posto. Pesò il rendimento contro il Bologna (un solo punto, con la sconfitta per 1-0 al Dall’Ara e lo 0-0 all’Olimpico) e quello con il Venezia (idem: sconfitta in trasferta e 1-1 casalingo): c’è da dire che le sfide giocate a Roma con queste due squadre capitarono proprio nel momento clou del cammino in Conference, quindi probabilmente la squadra fu parzialmente “distratta” dal traguardo europeo. Punti persi anche col Genoa (poi retrocesso, ma capace di pareggiare 0-0 all’Olimpico) e con la Sampdoria (1-1 a Roma, successo per 1-0 a Marassi: in totale 4 punti raccolti). 

Nella passata stagione lo score è rimasto più o meno in linea con quello del 2021-22: un punto in più ottenuto (43), a fronte dei 17 persi per strada. Contro il Sassuolo, innanzitutto: 1-1 a Reggio Emilia e ko casalingo per 4-3; ma anche contro la Cremonese, in seguito scesa in Serie B, che il 28 febbraio ottenne la prima vittoria del suo campionato proprio contro la Roma. A Udine fu débacle clamorosa (0-4), mentre col Monza non andammo oltre l’1-1. Stesso risultato in casa del Lecce, che sarà il nostro prossimo avversario: in quella circostanza alla sfortunata autorete di Ibañez rispose Dybala, ma nella ripresa non riuscimmo a completare la rimonta. Serve un’inversione di tendenza non solo contro le “big”, ma anche con le squadre che sulla carta sono molto meno forti: solo così si può ambire alla Champions passando dal campionato.

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