Più giusto e libero, se vuoi
Ecco perché fa così male che un uomo enorme come José Mourinho, e di conseguenza la Roma, debba essere bersaglio di reiterati attacchi
Caro Direttore, una volta gli uomini coraggiosi si riconoscevano in spiaggia, quando toglievano il Super Tele e prendevano il Tango. Oggi invece, se finiscono di guardare una partita di calcio senza sentirsi derubati e impoveriti. Sì, perché quando le regole del gioco sembrano a intermittenza e soprattutto non uguali per tutti, questo è quello che accade, il calcio viene denudato del suo fuoco primario: il sogno.
Perché Fontana di Trevi ogni giorno dell’anno è pellegrinaggio dei turisti di tutto il mondo?
Non solo per la sua bellezza disarmante, ma perché il suo lancio della monetina racconta una storia e in quella storia c’è la possibilità di un sogno. Allo stesso modo il calcio è l’unico luogo al mondo dove tutti i nostri sogni sono uguali e ognuno di noi crede che dentro quella luce improvvisa tutto sia possibile.
Fa male vedere che questo sport meraviglioso segua l’orientamento di questa società in cui si conosce il prezzo di molte cose ma il valore di poche. Fa male quando il lavoro e la dedizione quotidiana vengono soffiati via in un secondo per decisioni che fatichi a capire. Fa male vedere che c’è chi patteggia mila euro per evitare deferimenti, chi invece può urlare, lanciare vestiti e prendere a calci oggetti vicini, chi può dire in diretta tv che l’arbitro ha sbagliato ad assegnare un rigore senza subire nessuna conseguenza e c’è chi può fare gesti provocatori e di dubbia educazione all’allenatore rivale e non avere nessuna espulsione dal campo, ma a parti inverse e in contesti diversi, subirla. Fa male ancora di più quando questi episodi si continuano a ripetere ricorrentemente e in modo chirurgico… L’elenco sarebbe infinito, ne ho scoperto uno più lungo di “Shine on your crazy diamond”, degli aggiornamenti di Windows o dell’attesa che esca il 23 al tavolo natalizio della tombola.
Ecco perché fa male che un uomo enorme come José Mourinho e di conseguenza la Roma debba essere bersaglio di reiterati attacchi, un uomo che rappresenta i valori più veri e profondi dello sport a cui si vuole togliere l’indipendenza intellettuale che lo distingue da tutti e si cerchi di addomesticarlo in questa continua ascesa alla mediocrità.
Mi dispiace signori, Mourinho e i romanisti non sono addomesticabili, nessuno di noi si arrenderà a questa dilagante e consolatoria modalità di sopravvivere nel calcio, meritiamo il rispetto che racconta il nostro stemma, noi che abbiamo raccontato questi colori in gesta eroiche, noi che per dirla alla Majakovskij, sappiamo dove hanno di casa il cuore gli altri, ma per noi invece è impazzita l’anatomia. È tutto cuore, romba dappertutto. Darei tutta la mia gratitudine ai Friedkin se nella società introducessero una figura che parli con i media per portare all’attenzione le situazioni che riteniamo ingiuste, altrimenti se soltanto l’allenatore continua a esporsi continuerebbe anche questo deleterio tiro al bersaglio che danneggia ancora di più la Roma.
A tutti noi romanisti e a tutte le persone che hanno a cuore la fragorosa bellezza di questo sport affido le parole di “Quinto potere”, un film che ha cambiato la contemporaneità nel cinema: «Beh, io non vi lascerò tranquilli. Io voglio che voi vi incazziate. Voglio che voi vi alziate in questo istante ed andiate alla finestra, che la apriate, e vi affacciate tutti ed urliate: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”».
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