Oltre il tabù
La Roma di nuovo in campo contro lo Slavia Praga e contro i fantasmi del 1996. Tra stasera e Praga sono in palio in pratica gli ottavi di finale
Trovate a pensare alla faccia di Mourinho e ve ne verranno in mente mille. Ognuna diversa dall’altra. Ne vediamo rappresentate a decine ogni settimana, tra quelle colte in campo, quelle in panchina, quelle in conferenza stampa. Ed ogni volta sembra un Mourinho diverso. Ieri, nella conferenza stampa di presentazione della delicatissima sfida di Europa League di questa sera con lo Slavia Praga (Stadio Olimpico, calcio d’inizio ore 21, telecronaca a scelta tra Sky e Dazn, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) si è presentato ai cronisti con un filo di barba, leggermente spettinato e l’espressione più corrucciata del solito.
Ma nell’esposizione resta sempre lucidissimo. Pensate a come ha definito l’anima camaleontica dell’avversario di questa sera, cogliendone l’essenza in un attimo: è una squadra che è capace di giocare in difesa e rilanciare dai difensori direttamente sugli attaccanti, oppure di attaccarti partendo dal basso come la più moderna delle squadre offensive che ammiriamo in ogni campionato d’elite. E pensate anche a come abbia saputo ricomporre con due parole la questione Lukaku, arrivato a Roma «per aiutare il suo vecchio allenatore» a far felice un popolo troppe volte illuso e abbandonato. «Via cari (ex) fratelli interisti: tutte queste storie per un solo attaccante?». Salvo poi gelarli riattizzando il fuoco interno: «E come fate a fare un dramma per il passaggio di Lukaku dall’Inter alla Roma se non avete battuto ciglio quando Calhanoglu è scappato dal Milan per arrivare da voi?». Con quella faccia un po’ così, che cambia ogni giorno, Mourinho in fondo è sempre lo stesso: esalta l’anima di chi gli sta accanto, corrode giorno dopo giorno quella di chi gli si pone di fronte.
Chissà se sarà così anche per il signor Trpisovsky, ridimensionato anche solo dal fatto di non aver ancora incontrato sul campo Mourinho. Stasera potrà colmare la lacuna, mentre cova magari il desiderio di batterlo sul campo. Non sarebbe uno scandalo: lo Slavia Praga è una squadra che corre forte, ha giocatori interessanti ed esperti, giovani centellinati di sicuro valore, una rosa ampia da permettere continue rotazioni che impediscono di definire un undici titolare. Non ha mai perso in stagione, è seconda in campionato con nove vittorie e tre pareggi. Quando dall’urna di Montecarlo uscì il nome della Roma nello spogliatoio esultarono, l’immagine è diventata virale. L’allenatore ha già provato a ridimensionare il caso: «Era solo per la gioia di poter affrontare una squadra forte come la Roma». Ma si sentì pure qualcuno che invitava Mourinho ad andare a casa.
Ci proveranno, e hanno anche qualche possibilità di riuscirci. Hanno precedenti storici al riguardo che non serve citare di nuovo. Basti pensare che Slavia Praga è un nome tabù sulla stregua di Lecce, Sampdoria e Liverpool.
Tra le critiche di tanti puristi, la Roma è arrivata con il Monza alla quarta vittoria consecutiva, Servette compresa. Rendere più ricca la striscia non è facilissimo tra l’impegno con la prima del girone in Europa (lo Slavia è più avanti della Roma per via della differenza reti) e domenica con la prima in Italia (e vicecampione d’Europa). In più quelle rughe, mai nascoste e ieri un po’ più evidenti del solito, nascondevano altri pensieri grigi. Perché dall’infermeria continuano a non arrivare notizie buone. Mourinho aspetta da tempo che il responsabile sanitario lo saluti la mattina senza aggiungere altro.
E invece no, la Roma va sul ring come un pugile con una mano legata. Ciò che deve essere chiaro è che questa e la prossima (tra quindici giorni) non saranno rispettivamente gara tre e gara quattro di un girone, ma di fatto i sedicesimi di finale della competizione che porta a Dublino. Ecco perché sarebbe importante stasera vincere e dimenticare quell’incubo di Vavra. Chissà con che faccia la guarderà Mourinho.
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