ElSha! Un lampo al 90° e la Roma stende il Monza
La Roma batte il Monza all’ultimo minuto, dopo una gara di grande sofferenza e in 11 contro 10 dalla fine del primo tempo. Pali per Lukaku e Azmoun
Sarà spietato ma è giusto così ed è giusto soprattutto che sia stato quell’anima limpida di Stephan El Shaarawy a far vincere alla Roma la partita più palpitante della stagione, la prima di misura, la terza consecutiva (quarta con l’intermezzo di coppa) e non accadeva da un anno, ottobre 2022. Il Monza si è arreso solo all’ultimo minuto, ma ha mostrato ancora una volta il suo spirito battagliero, giocando praticamente un tempo in inferiorità numerica per l’espulsione di D’Ambrosio alla fine del primo e capitolando in mischia.
Ha risolto El Shaarawy che poi al termine di un lunghissimo recupero (11 minuti) si è steso sul prato e si è lasciato andare ad un pianto liberatorio, a scaricare le tossine accumulate per via delle infami accuse per le quali è stato tirato in ballo da gente indegna di un consesso civile. E così ha regalato tre punti fondamentali per la Roma, a risalire in maniera dirompente la classifica e alla vigilia della sfida di domenica con la prima della classe: ora è settima, a meno che stasera il Lecce non vinca in casa dell’Udinese.
Giocare contro questo Monza è notoriamente complicato, come sempre quando si affrontano squadre perfettamente tarate sul controgioco delle marcature a uomo, intuizione moderna di Gasperini e tramandata poi da un numero crescente di allenatori che con lui hanno avuto a che fare. Come Palladino, ad esempio, dna juventino (lo sbocco della sua carriera vedrete che sarà quello), indubbia bravura, ma anche evidente prosopopea. Per il quarto d’ora iniziale le squadre si sono studiate come due pugili impauriti sul ring. Possesso gestito dagli ospiti, Roma a blocco basso con la stessa formazione di Cagliari, tanti giri palla, ma poca sostanza.
Palladino aveva immaginato forti pressioni su Cristante con l’unica punta Colombo, su Mancini con Machin (preferito inizialmente a Mota Carvalho) e con Colpani sul play Paredes, lasciando libero di impostare Ndicka. Dietro ha preferito D’Ambrosio, che poi con il rosso gli rovinerà il piano, a Carboni, per liberarlo a sorpresa sulle pressioni non irresistibili di Lukaku su Pablo Marì, e Belotti su Caldirola. In mezzo Gagliardini e Pessina se la sono vista rispettivamente con Aouar e Bove mentre in fascia i duelli sono stati tra Karsdorp e Kyriakopoulose e Pedro Pereira e Spinazzola. Stallo per gran parte della partita. Al 23’ D’Ambrosio non è andato troppo per il sottile su Belotti e ha preso il primo giallo, ineccepibile. Ma Ayroldi e il primo assistente Luigi Rossi non sono sembrati sempre lucidissimi, in particolare il primo quando non ha fermato il gioco su uno scontro di teste Paredes-Colpani mandando il Monza in una pericolosa transizione, il secondo fischiando in grande ritardo un paio di fuorigioco chiarissimi, in un caso addirittura alzando e poi riabbassando la bandierina.
Mugugni all’Olimpico anche per i ritmi bassi e per l’apparente remissività della Roma, ma il Monza nonostante la gestione del possesso non si è mai reso pericoloso. Un po’ fermi sulle gambe Aouar, Lukaku, Bove, forse anche per via di un caldo che non vuol saperne di abbandonare questa città e che alle 12,30 non accenna a stemperarsi. La prima vera palla-gol l’ha costruita la Roma al 37’, con un lancio scodellato da dietro da Ndicka sul petto accogliente di Lukaku, scarico per Belotti che poi è andato in sovrapposizione esterna a rimandare in area un cross pulitissimo sul secondo palo, dove Aouar ha schiacciato addosso a Di Gregorio: errore del romanista più che prodezza del monzese. Al 41’ l’episodio che ha cambiato l’abbrivio della gara, con un altro fallo di D’Ambrosio su Belotti punito dall’arbitro con l’inevitabile secondo giallo, tra le proteste del Monza e di Palladino, ancora una volta orientati a spiegare gli eventi con il comportamento aggressivo della panchina della Roma e non con il regolamento. Nella confusione successiva, la Roma ha costruito un’altra nitida palla-gol stavolta con Belotti che ha preso in qualche modo un cross stavolta da Spinazzola da sinistra e Di Gregorio ha respinto ancora casualmente proprio sulla linea di porta. Palladino è corso ai ripari inserendo Andrea Carboni per Machin senza aspettare l’intervallo, mentre al ritorno in campo ha portato Birindelli per dare il cambio a Pedro Pereira. E così si è ripartiti.
Ma a differenza dell’assalto di fine primo tempo, la Roma è rientrata in campo più compassata e infatti fino ai primi cambi l’unico squillo è stato di Colpani, sinistro a giro alto non di molto al 5’. Così sono arrivate le prime sostituzioni, per aumentare fronte Roma l’impatto offensivo e per rifinire meglio le potenzialità di ripartenza sul fronte del Monza. Dentro dunque Azmoun ed El Shaarawy per Belotti e Bove e nuovo sistema di gioco, 433 piuttosto offensivo, con Cristante riportato mezzala e i due nuovi entrati a supporto di Lukaku. Palladino ha aumentato i giri del Monza con Vignato e Mota Carvalho, al posto di Colpani e Colombo, mossa intelligente che avrebbe potuto dare frutti assai succosi. Già al 21’, ad esempio, una ripartenza tra i tessuti molli della difesa rialzata romanista è stata sfruttata da Birindelli con un gran tiro che Rui Patricio ha faticato ad alzare oltre la traversa. Azmoun ed El Shaarawy hanno portato nuovi impulsi soprattutto per le giocate palla a terra in velocità, caratteristica che manca un po’ alla Roma quando non ci sono Renato Sanches, Pellegrini e Dybala.
Il Faraone ha imbeccato Aouar, ma il suo tiro è stato deviato in corner, poi l’iraniano ha servito Lukaku che col destro ha preso l’esterno dell’incrocio dei pali. Mou ha inserito allora Llorente e Zalewski per aumentare la qualità dell’impostazione e la spinta a destra (per Ndicka e Karsdorp). Ma ancora una volta è stato il Monza a creare un pericolo perché a correre indietro tra stanchezza e caldo i giallorossi facevano fatica e per un dribblomane come il giovanissimo Vignato (classe, pura, 2004) sembrava un invito a nozze: al 30’ con un magnifico cambio gioco il ragazzino ha trovato ancora Birindelli libero, gran destro e altra opposizione sicura di Rui Patricio. L’ultimo cambio Mourinho se l’è giocato inserendo Kristensen per Spinazzola dando nuovo impulso anche alla fascia sinistra con Zalewski. Roma sempre più sbilanciata e risultato sempre più in bilico: al 34’ Pablo Marì ha salvato su Lukaku, al 37’ Mancini ha salvato su Vignato. E quando al 43’ dopo uno stop con scarico di Lukaku (maltrattato da Pablo Mari) Azmoun ha calciato forte di destro dal limite prendendo il palo interno, con la palla che è schizzata dalla parte opposta, è sembrato chiaro a tutti che questa benedetta vittoria, ancora una volta, sarebbe rimasta una chimera.
Ma il destino aveva riservato un finale diverso che ha preso forma proprio al 90’, con un cross da sinistra di Zalewski, un doppio palleggio di testa di Kristensen ed El Shaarawy, una prima conclusione di Azmoun respinta in maniera acrobatica da Carboni e infine il tap-in vincente al volo del Faraone che poi ha finito la sua corsa davanti alla Sud. Nel nervosissimo finale sono arrivate le espulsioni del segretario del Monza Guglielmetti e di Nuno Santos e poi quella ben più pesante di Mourinho che prendeva in giro per le lamentele Palladino. Salterà, ancora una volta, la sfida all’Inter a San Siro. Peccato, ma ci si penserà domenica.
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