AS Roma

Vangelo secondo Lukaku

Dall’arrivo di Romelu l’attacco ha cambiato marcia. Lui segna in ogni gara, le cifre di reparto sono moltiplicate. E col Belgio ha superato Pelé fra i bomber delle nazionali

L'esultanza di Lukaku nel corso della sfida contro il Frosinone

L'esultanza di Lukaku nel corso della sfida contro il Frosinone (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
15 Ottobre 2023 - 07:00

Una partita, un gol. Una partita, un gol. Una partita, un gol. E così via all’infinito. La filastrocca che accompagna i numeri di Romelu Lukaku rischia di diventare magnificamente ripetitiva. Sette centri in otto presenze, sette da titolare, con una media di una rete ogni 93 minuti (nell’unica gara dall’inizio a secco, a Genova, Big Rom aveva comunque timbrato, ma il fuorigioco ha vanificato la marcatura). E non è che di recente si fosse abituati a cifre simili in ottica giallorossa. Saranno i colori a ispirare in modo particolare il belga, che anche con la maglia della propria selezione (cromaticamente affine a quella romanista) sta inanellando record uno dietro l’altro: l’ultimo centro, contro l’Austria, gli ha permesso di scavalcare addirittura Pelé nella classifica all time dei bomber delle nazionali: 78 gol in 111 partite, con la top ten della speciale graduatoria a una sola distanza. Non solo: nelle qualificazioni all’Europeo, Romelu guida la lista dei cannonieri dall’alto delle sue 9 reti, che gli hanno permesso di mettere in fila gente come Cristiano Ronaldo, Haaland e Mbappé. Roba da stropicciarsi gli occhi, proprio come stanno facendo i tifosi della Roma, che ritmi simili li hanno vissuti soltanto con l’Edin Dzeko della stagione 2016-17, quello delle 39 marcature complessive fra campionato e coppe. Lukaku è ancora all’inizio, ma la strada sembra quella giusta per aggiornare i primati del club.

Intanto a beneficiare della sua forza d’urto sono gli stessi partner di reparto: Belotti è già a quota cinque reti complessive, una in più di quelle realizzate nella prima sfortunata annata da romanista. Dybala è attualmente fermo ai box per infortunio, ma ha comunque contribuito con i suoi due gol ai quindici totalizzati finora dall’attacco di Mourinho fra campionato e coppe. In attesa che El Shaarawy ritrovi la sua vena realizzativa e che Azmoun entri in condizione (ma anche l’iraniano comincia a fornire segnali incoraggianti con la propria nazionale). E a proposito di numeri in continuo aggiornamento, sono ben ventidue le marcature della squadra da quando Lukaku ha esordito con la maglia della Roma: la media appare strabiliante - visti anche i recenti trascorsi - con quasi tre centri a partita e già tre gare con almeno un poker all’attivo (il 7-0 rifilato all’Empoli, il 4-0 al Servette e il 4-1 al Cagliari). Plausibile che con un attacco simile Mou si concentri ora nel ritrovare la proverbiale solidità della sua fase difensiva, alla ricerca di un equilibrio che da sempre è alla base di ogni successo. Intanto la rivoluzione è servita. 

Adesso però arriva il difficile, con il mini-ciclo post sosta che presenta un menù mica da ridere: dalla doppia sfida allo Slavia Praga per il primato del girone di Europa League al derby. E in mezzo l’Inter, che per Lukaku in questa fase vuol dire soprattutto strascichi di un rapporto burrascoso. Ai fischietti annunciati dagli ex tifosi è seguita la sua dichiarazione nemmeno troppo sibillina dal ritiro del Belgio («Se parlassi dell’ultima estate, rischierei di sconvolgere qualcuno», la sintesi delle sue parole). Ieri la telenovela si è arricchita di una nuova puntata. L’ad nerazzurro Marotta è tornato sul tema: «Nel calcio il dio denaro la fa da padrone, per l’Inter Lukaku fa parte del passato. Lui sarà libero di dire le sue verità, ci mancherebbe, anche se certe cose non le capisco. C’era da parte nostra riconoscenza, rispetto e fiducia». Le armi sono già affilate, ora tocca a Romelu rispondere nel modo che gli riesce meglio. Con i gol.

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