Zaniolo: "Roma una delusione. Non avrei mai accettato la 10"
L'ex attaccante giallorosso ha rilasciato un'intervista a La Repubblica in cui ha raccontato della sua esperienza romanista: dall'esordio al Bernabeu alla finale di Tirana
Nicolò Zaniolo ha parlato in un'intervista a La Repubblica del suo passato in giallorosso: dall'esordio in Champions League contro il Real Madrid alla partenza in direzione Turchia. Di seguito le sue parole.
Con Spalletti che rapporto ha?
“All’Inter non ero pronto. Qui mi è sembrato subito un allenatore diretto, preparatissimo, che sa cosa vuole che tu faccia in campo. Se vai bene te lo dice, se è male te lo dice in faccia. Preferisco che una persona mi dica “Sei scarso”, piuttosto che ti prometta mille cose e non mantenga nulla. Molti lo fanno, lo hanno fatto e lo faranno sempre, nel calcio. Non è facile trovare persone come Spalletti”.
È rimasto deluso da qualcuno, allora?
“Nomi non ne faccio, le guerre mediatiche non mi piacciono. Ma alla Roma le cose potevano finire in modo diverso: provo un grande amore per i tifosi, i miei compagni, la squadra, la città, e loro nei miei confronti. È una delusione che ho provato. Io ho delle responsabilità, ma anche altre persone. Quando ci sono casini così vuol dire che tutti ci abbiamo messo del nostro. Ma del passato non voglio parlare, ora sono in Premier e penso al futuro”.
Sa di essere oggetto di un audio in cui una ragazza parla di un rapporto con lei? Qualcuno lo ha fatto girare, si sente vittima di queste pratiche da revenge-porn?
“Non ho mai sentito parlare di questa storia. Ma sono un personaggio pubblico, ho 24 anni, è normale che i ragazzi e le ragazze si avvicinino a te anche per quello che fai. Succede a tutti i calciatori: è un fastidio. Posso dire una cosa?”.
La dica.
“Io posso divertirmi, andare a ballare, ma non sono come mi descrivono: non ho grilli per la testa, mi alleno tutti i giorni, gioco, poi una volta a settimana vado a ballare. Mi serve a staccare la testa. Fare il calciatore è stressante anche a livello di pressioni. Che male c’è se col lunedì libero la domenica sera vado in discoteca?"
La sua carriera nei fatti è iniziata in Champions: titolare al Bernabeu contro il Real Madrid a 19 anni?
“Riunione verso le 11, quando finisce Di Francesco mi prende e mi dice: “Sei pronto per giocare?”. Io non ero pronto per niente. Ma ho detto: “Sì, certo che sono pronto”. Allora lui mi fa: “Giochi mezzala, devi marcare Modric, Bale, Casemiro, occhio a Isco…”. Tutti campioni con cui fino al giorno prima giocavo alla playstation. Quando siamo usciti dallo stadio tutti cantavano a Modric “Pallone d’Oro, pallone d’Oro…”. Ho realizzato lì cosa era successo”.
Parliamo della finale di Conference a Tirana.
“I giorni precedenti Mourinho ha chiesto a tutti: siete pronti? Per tanti era la prima finale europea. Ci ha aiutato, ci ha detto che se eravamo arrivati lì era per tutto quello che avevamo fatto in campo e che il merito era solo nostro. Ci ha fatto arrivare carichi a giocarla”.
Poi l’ha decisa lei. L’impressione è quasi che lei renda di più nelle partite difficili….
“La partita difficile è più facile da preparare. Quando giochi contro una squadra meno attrezzata, anche se non vuoi, hai qualcosina in meno a livello di concentrazione. Quelle difficili sono diverse, sai che quella è “La” partita. E lì si vede il giocatore, quello che sai fare. Ho sempre amato le partite da dentro o fuori, mi diverto a giocarle”.
Chi era il suo idolo da bambino?
“Kaká è il mio mito da sempre: aveva tutte le caratteristiche che mi piacevano in un calciatore. Il numero 22 non è solo la data di nascita di mia mamma, l’ho scelto anche per lui”.
Le hanno mai offerto la “10” di Totti?
“Non lo avrei accettato mai: ti mette una pressione addosso che non serve. Le pressioni a Roma ci sono a prescindere, la piazza vuole tanto e chiede tanto: tutti sappiamo di chi era quella maglia e non ci ho mai nemmeno pensato di prenderla”.
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