L'Europa è casa nostra: la Roma stende il Servette con un poker
A spianare la strada la 13ª rete consecutiva di Lukaku. Nella ripresa entra Pellegrini serve l’assist per Belotti, segna il terzo e si fa male
Stravincono Roma e Slavia Praga nella seconda giornata del Gruppo G di Europa League, così il primo posto nel girone si deciderà presumibilmente nel doppio prossimo confronto diretto, con prima gara all’Olimpico il 9 novembre. 4 le reti segnate dalla Roma, con sentiero tracciato da Lukaku a spezzare l’equilibrio in un primo tempo a ritmo ridotto (e qualche rischio di troppo) e poi doppietta di Belotti e sigillo di Pellegrini all’inizio della ripresa, 6 quelle realizzate dallo Slavia, adesso in testa (ma a pari merito) per la miglior differenza reti. Non è stato tutto facile per la Roma, in difficoltà autoindotte nel primo tempo (significativo l’approccio horror nei secondi iniziali), poi l’ingresso di Pellegrini e una maggior consapevolezza ha cambiato la storia della serata.
Peccato per l’infortunio che ha richiamato il capitano in panchina dopo appena dodici minuti di presenza. Ora dovrà fermarsi di nuovo, gran peccato. Anche grazie a lui è emersa tutta insieme la differenza tecnica tra le due squadre, fino al 4-0 che avrebbe potuto diventare ancora più rotondo nel finale, nel progressivo afflosciamento degli svizzeri, quasi incapaci di superare la metà campo nella ripresa, come stravolti dal compito diventato immane.
E dire che l’avvio era stato choccante con due occasioni limpide per gli ospiti nei primi undici minuti, la prima delle quali quando il cronometro era stato azionato da venti secondi appena: sul lancio lungo e senza pretese di Vouilloz, Cristante accompagnato da Mancini ha preferito far scorrere il pallone immaginando probabilmente un intervento di Svilar che però era fermo a metà corsa ad attendere anche lui una scelta dei compagni, così è stato Bedia ad approfittarne allungando il suo sinistro a calciare nella porta ormai rimasta vuota, lambendo il palo di destra. Poi, all’11’, nel solito spazio lasciato libero sulla trequarti della Roma, Stefanovic ha trovato metri e coraggio per tirare da fuori area, la palla nella traiettoria ha trovato un fianco di Cristante che ha messo fuori causa Svilar, ma ha terminato poi la sua corsa a un centimetro stavolta del palo di sinistra della porta giallorossa.
Due episodi che avrebbero potuto indirizzare la partita in un modo e che hanno fatto da preludio invece al gol romanista, concretizzato come al solito da Romelu Lukaku che ha calciato di destro sul suggerimento di Celik (a sua volta imbeccato da Belotti che aveva riconquistato un pallone perso proprio dal turco) verso la porta, la palla ha beccato la coscia in scivolata di Tsunemoto e si è impennata scavalcando Frick. È sembrato un segnale benaugurante, per le circostanze indubbiamente favorevoli in cui si è palesato il vantaggio romanista dopo i due rischi corsi. Perché curiosamente la Roma ha lasciato l’iniziativa alle veloci incursioni dei dirimpettai, felici di prendersi lo spazio che i giallorossi indietreggiando lasciavano loro per mettere in mostra le poche doti a disposizione, soprattutto dinamiche: e a un certo punto un prolungato possesso palla degli svizzeri è durato più di un minuto.
Il 442 scolastico con cui Weiler ha affrontato il 352 di Mourinho, con Foti in panchina e il portoghese a scontare la seconda delle quattro giornate di squalifica europea in Tribuna Stampa, tendeva a stringersi al centro proprio come lo schieramento romanista tende ad abbassarsi verso la propria porta: ma la Roma, col nuovo sponsor di maglia, non ha approfittato di qualche spazio di troppo lasciato in fascia, proprio come il Servette non è riuscito a sfruttare le porzioni di campo generosamente concesse dalla linea difensiva poco disposta ad accorciare in avanti. Alla fine del primo tempo lo score indicava maggior possesso palla romanista (55% a 45%), più tiri totali (7 a 3), ma una sola conclusione nello specchio, quella vincente di Lukaku. Nel finale di tempo la Roma si è resa pericolosa prima con un destro di El Shaarawy alto su scarico di Celik e poi con un destro di Lukaku su scarico di Belotti, deviato oltre la traversa. Mou ha lasciato la sua postazione alla fine del primo tempo contrariato.
E forse non solo per caso, la partita è cambiata all’improvviso al rientro delle squadre in campo. Pellegrini, in una staffetta probabilmente già organizzata, è entrato in campo al posto di Aouar e ha dato immediato impulso offensivo, andando a deviare di testa una palla che si era alzata per un precedente intervento di Lukaku, a servire Belotti in posizione defilata sulla sinistra, ma il diagonale preciso del Gallo si è infilato sul palo opposto per la gioia degli oltre 55.000 dell’Olimpico, ennesimo sold-out anche a numerazioni più basse (la Roma ha dovuto scontare la squalifica di circa 6000 posti per via delle intemperanze dopo la finale di Budapest). Il Servette è sembrato essere in balia degli avversari, ne ha approfittato la Roma per chiudere la questione. La tendenza a stringere con i terzini verso il centro è stata finalmente sfruttata dagli esterni giallorossi, con El Shaarawy a cercare per due volte Celik dalla parte opposta in discreta libertà d’azione: sulla seconda il turco ha fatto da torre di testa con un certo altruismo (avrebbe potuto ingolosirsi e cercare direttamente la porta), servendo Pellegrini che a centro area ha colpito di piatto destro con precisione per la terza rete della serata, prima di doversi arrendere dopo un contrasto falloso di un avversario: flessore stirato e buonanotte anticipata. Al suo posto Pagano.
Ma la spinta della Roma non si è esaurita e su un calcio d’angolo battuto bene da Paredes la palla è piombata a centro area dove ancora Belotti si è praticamente inginocchiato a terra e ha deviato di testa all’angolino, per il 4-0 che ha dato la forma definitiva al risultato. Il resto della partita è stata pura gestione e tanti cambi (5 per loro, Karsdorp, Zalewski e l’esordiente D’Alessio per Celik, Lukaku e Bove per noi), e almeno un paio di altre occasioni non concretizzate. Ma forse sarebbe stato troppo.
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