AS Roma

Con maggiore attenzione è tornata la Roma di Mourinho

A volte basta poco per indirizzare una gara. Stavolta è andata bene. Con i ritorni di Smalling in difesa e Renato Sanches in mezzo sarà un’altra squadra

José Mourinho in panchina contro il Frosinone

José Mourinho in panchina contro il Frosinone (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Ottobre 2023 - 08:53

Che cosa è cambiato nella partita con il Frosinone rispetto alla sfide perse con il Verona o con il Genoa o a quella pareggiata con la Salernitana? Forse solo la mira migliore di Gudmundsson e Candreva rispetto a quella di Cuni, l’albanese ventiduenne scelto da Di Francesco al centro dell’attacco del Frosinone. Andare in svantaggio per questa Roma non ancora caratterialmente pronta e tatticamente sempre un po’ provvisoria di questo inizio stagione avrebbe rappresentato per i romanisti di nero vestiti una montagna insormontabile da scalare, magari nel montante nervosismo che si sarebbe propagato come un’epidemia tra il campo e le tribune.

E invece Cuni ha sbagliato due volte, peraltro in capo ad azioni non particolarmente sofisticate ma figlie di due incerte interpretazioni del ruolo di Evan Ndicka: la prima con un doppio rilancio che una volta si definiva alla carlona, da cui è nata una transizione rapida tipo quella che è costata lo svantaggio a Marassi, la seconda per aver lasciato passare una palla gestibile ingannando anche Rui Patricio, costretto all’uscita avventata. Sarebbe stato un premio, l’eventuale vantaggio del Frosinone, al coraggio che i ragazzi di Di Francesco hanno mostrato scendendo in campo con la mentalità già trasmessa dall’allenatore abruzzese. 

Una vittoria meritata
La partita è stata comunque meritatamente vinta dalla Roma che ha saputo costruire la vittoria in virtù delle sue doti, certo ancora doti individuali, ma chiare, nitide, cristalline. Le qualità tecniche e balistiche di Dybala, la mente, e Lukaku e Pellegrini, nell’occasione le braccia: due gol frutto della sapiente interpretazione del gioco in verticale tanto amato da Mourinho e di un calcio piazzato eseguito perfettamente con una parabola tagliata forte sul secondo palo dove Pellegrini si era appostato con largo anticipo. Attenzione anche qui ai dettagli: due calci piazzati hanno indirizzato negativamente le precedenti due partite della Roma, a Torino, con quel pareggio che ha negato la vittoria in trasferta, e a Genova con il gol del 3-1 che ha spento le velleità crescenti della Roma del secondo tempo.

C’è meno casualità di quanto si possa immaginare: era prevedibile, infatti, che sui calci piazzati la Roma mettesse quel briciolo di attenzione in più che non dovrebbe mai mancare e che invece a volte spinge elementi più pigri al rilassamento fatale. Non è solo una questione di volontà, quella ce l’hanno tutti, i calciatori professionisti e pure quelli dilettanti. È questione di chiedere a se stessi sempre solo il 100% dell’impegno in ogni singola azione di gioco. C’è chi riesce a farlo normalmente, e spesso sono i giocatori che fanno la differenza, e c’è chi invece ha bisogno di stimoli continui per dare il meglio di sé. E fatalmente c’è qualcuno che molla qualcosa, vedi Ndicka e Spinazzola a Torino o Belotti e ancora Spinazzola a Genova.

L’importanza di Smalling
Si può sostenere adesso che la Roma sia uscita dalla crisi? No, almeno fino alla sosta non si può dire, perché questa squadra per rendere al meglio delle proprie potenzialità ha bisogno certamente dell’apporto migliore che Dybala e Lukaku possono garantire (su questo siamo già sulla buona strada) ma ha bisogno anche di quel passo e di quel piglio che due elementi più di altri possono dare agli altri due reparti: Smalling e Renato Sanches. Quando Mourinho parla degli assenti i meno teneri col portoghese sono pronti a sottolineare come l’allenatore sia sempre alla ricerca di alibi, in realtà è talmente ovvia la considerazione tecnico tattica che li riguarda che l’argomento dovrebbe essere trattato senza alcuna influenza faziosa.

Smalling è indubitabilmente il leader ed il miglior giocatore di una difesa che anche quest’anno, purtroppo, è composta di soli tre validi elementi, anche se gli altri due, Mancini e Llorente, privi dell’inglese perdono qualcosa delle rispettive capacità. Finché non cambierà registro, invece, Ndicka non può essere considerato un rinforzo adeguato, ma al massimo un rincalzo alla Kumbulla, un giocatore insomma abile nell’interpretazione del ruolo ma piuttosto indietro quanto a capacità di rendimento. Non vogliamo ancora arrivare a dire che si tratti di un acquisto sbagliato, ma certo chi si aspettava un nuovo Aldair si è dovuto presto arrendere all’amara realtà. Logico, dunque, che senza Smalling il reparto soffra, che non sia all’altezza delle ambizioni di una squadra teoricamente chiamata a combattere per i vertici. 

L’importanza di Renato
Così come pur in presenza di giocatori di classe eccelsa e dall’invidiabile curriculum, è parso chiaro a tutti (anche quelli che magari non lo conoscevano per le sue precedenti esperienze) che Renato Sanches rispetto agli altri colleghi di reparto abbia quelle caratteristiche di velocità, di impulso elettrico, di inserimento e di capacità realizzativa che gli altri non hanno. Se nel centrocampo dell’Inter, tanto per fare un esempio giocassero solo Çalhanoğlu, Gagliardini e Mkhitaryan sarebbe indubbiamente un reparto tecnicamente ricco ma tatticamente male assortito e contro squadre rapide, concentrate e ben organizzate a volte potrebbe andare in sofferenza. L’apporto di Barella e Frattesi, in questo senso per Inzaghi è fondamentale. Bove può in parte surrogare quel ruolo e sta crescendo tantissimo ma ha ancora uno spessore leggermente inferiore. Che poi Cristante, Paredes, Pellegrini ed Aouar siano ottimi giocatori è persino banale sottolinearlo ma anche loro per rendere al meglio hanno bisogno di un contesto diverso.

Alla fine il reparto che dà sempre massime garanzie e quello avanzato anche se solo Lukaku sta offrendo già quasi il 100% delle sue potenzialità. Dybala è un campione di qualità superiore rispetto forse a tutti quelli del campionato italiano, ma la sua fragilità muscolare, che gli impedisce ancora di correre per tutta la partita, esercita su di lui un condizionamento che lo porta spesso trotterellare invece di correre. Altrimenti sarebbe davvero come Messi dei tempi belli: non solo il campione che è, ma uno dei più forti fuoriclasse di tutti i tempi. 

Post scriptum
A volte si discute anche troppo dei sistemi di gioco rispetto a ciò che davvero può fare la differenza del calcio, dal punto di vista tattico, e cioè la filosofia che si vuol dare ad una squadra. Ad esempio, a Di Francesco il passaggio dalla difesa a 3 a quella a 4 di fatto è costato il gol di Lukaku. Ma è pur vero che lo spirito del Frosinone è rimasto immutabile nel corso dei 90 minuti. Eusebio ha dato un’impronta filosofica offensiva chiarissima a questa squadra e i suoi giocatori. Non avrà il carisma di Mourinho ma fa bene al calcio e ai giocatori che allena.

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