Con Mourinho
Dopo la chiamata alle armi del tecnico portoghese, la Roma stasera è attesa da una sfida complicata contro il Frosinone dell’ex Di Francesco
Il mantra nella prima frase: «Dobbiamo vincere». Il resto della conferenza stampa di ieri è invece la summa di tutto ciò che Mourinho oggi rappresenta per Roma. Nonostante tutto e nonostante l’umiliante sconfitta con il Genoa, e alla vigilia di un’altra sfida che in qualche modo è diventata delicatissima, contro il Frosinone dell’ex Di Francesco (calcio d’inizio posticipato alle 20,45, telecronaca esclusiva su Dazn, radiocronata obbligatoria su Radio Romanista).
Per noi che non impariamo mai la lezione di non dare significati preventivi alla lista delle partite del campionato nel giorno dei sorteggi del calendario, quella di stasera avrebbe dovuto essere solo una piacevole parentesi contro una neopromossa ben allenata da un signore che in passato ci ha regalato gioie enormi (il 3-0 sul Barcellona su tutte) e qualche arrabbiatura. Una partita, certo, ma da vivere dall’alto di una posizione privilegiata e contro una squadra in presumibile difficoltà. E invece il destino ha voluto che stasera sarà proprio Di Francesco a guardarci dall’alto, a 9 punti, mentre la Roma è ferma a quota 5, peggior partenza dell’era dei tre punti in coincidenza con un calendario che per l’appunto era stato ritenuto dai più decisamente favorevole.
E se dopo un inizio così qualsiasi allenatore sarebbe stato messo in croce, alla Roma (per fortuna) non è così. E ieri Mourinho si è preso la scena con una conferenza stampa che lui ha stesso ha voluto nonostante la rapida successione di impegni avrebbe potuto consentirgli di restare in silenzio. Segno che aveva cose da dire.
Queste le principali: 1) Lui alla Roma sta bene («in nessun altro posto sono stato meglio») e se «mister Friedkin» non lo caccia ci resta di sicuro «almeno» fino al 30 giugno 2024. 2) Ritiene assurdo che sia messo in discussione quattro mesi dopo aver dovuto rassicurare tutti quelli che temevano potesse andar via dopo la finale di Budapest. E ha aggiunto pure che per onorare l’impegno ha «rifiutato l’offerta più pazza che sia mai stata fatta ad un allenatore nella storia del calcio», dagli arabi, evidentemente, che intanto gli hanno dato un posto nel consiglio della prestigiosa Mahd Sports Academy su espressa indicazione del principe Bin Salman, che a naso un ruolo in quell’offerta pazza potrebbe averlo avuto, e magari lo avrà a giugno. 3) Per impostare la squadra con una difesa a 4 dovrebbe trovare giocatori in grado di giocare sulla fascia anche più avanti e non ne ha. E più generalmente, se è vero che da lui stesso pretende di più, vuole anche che i giocatori diano qualcosa in più visto che anche dal punto di vista tattico hanno disatteso molte delle sue indicazioni. E ieri ha detto anche quali nel dettaglio.
Insomma la situazione sembra sotto controllo, nonostante la clamorosa sconfitta di giovedì sera. Dopo la quale Mourinho si è messo in esilio volontario («ci sono allenatori che vengono isolati, io mi sono voluto isolare da solo») per riflettere (con la partita rivista fino alle 6 di venerdì mattina) e per trovare i rimedi (restando a letto ieri dalle 7, ora della sveglia, fino alle 12,15). Quali saranno lo vedremo stasera. L’importante per lui sarà che i suoi giocatori (che per la prima volta sfoggeranno la maglia nera, come ha fatto ieri la squadra femminile contro il Como) avranno il coraggio di accettare la reazione «di romanismo» del pubblico, che sia di contestazione o che sia, come si augura senza averlo chiesto, di ulteriore sostegno.
Coraggio, ecco la chiave per Mou. E un passo alla volta si potrà/dovrà risalire la china, senza guardare la classifica (magari sapendo intanto che una vittoria oggi varrebbe almeno il controsorpasso sulla Lazio). Contro un Frosinone che ha perso 4 sfide su 4 con la Roma e che però non ha mai ha avuto 9 punti dopo 6 gare in A. Il confronto tra Difra e Mou è inedito, ma Eusebio ha già giocato all’Olimpico dopo il suo addio nel 2018, perse col Cagliari nell’Olimpico vuoto del Covid.
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