Notti insonni alla ricerca del dolore perduto
Il giorno dopo l’umiliante sconfitta di Genova a Trigoria si è ritrovato il gruppo, tutto dalla parte di Mou. I Friedkin, arrabbiati e delusi, ora vogliono di più da tutti
Dalla rumorosa contestazione di uno splendido settore ospiti al silenzio glaciale dello spogliatoio di Marassi, fino al confronto tra José Mourinho e il gruppo all’interno delle alte mura di Trigoria, sullo sfondo il forte disappunto della famiglia Friedkin. Nelle ore successive alla debacle maturata al Ferraris, in casa Roma c’è sapore di rabbia e delusione. Il tecnico di Setubal ha preso tempo per parlare alla squadra. «Dopo questo tipo di partite non mi piace entrare nello spogliatoio, farmi prendere dall’emotività e dire cose che potrebbero essere giuste o sbagliate - ha detto Mou dopo il triplice fischio di Orsato. Preferisco passare la notte a riguardare ed analizzare insieme al mio staff, lavorando poi con i giocatori».
Di tempo per lavorare, sul campo, non ce n’è e la leva su cui Mourinho proverà a far forza è, ancora una volta, quella mentale. Già domani sera, nel solito Olimpico tutto esaurito, la sfida contro il Frosinone rappresenterà un banco di prova, per registrare l’eventuale reazione e per provare ad intravedere spiragli di futuro. La società al momento non sta prendendo in considerazione l’ipotesi di sollevare dall’incarico il portoghese, ma non riuscire a centrare il successo neanche contro i ciociari complicherebbe ancor di più una situazione di classifica già grottesca.
L’aspetto psicologico dunque, uno dei punti di forza di José che sull’unità, la compattezza e l’ambizione comune di un gruppo ha sempre poggiato parte del suo lavoro. Servirà andare alla ricerca di quel “dolore della sconfitta” a cui Mourinho fece riferimento lo scorso anno dopo l’incredibile passo falso in Coppa Italia contro la Cremonese. Lo Special One già in passato è riuscito a far rialzare la sua Roma ferita da brutte cadute, dall’esterno però la percezione questa volta è di una crisi meno estemporanea e più profonda.
C’è chi tira in ballo aspetti tattici criticando aspramente l’operato di Mourinho, chi parla di un lavoro non all’altezza fatto in estate da Pinto in fase di allestimento della rosa - anche se per battere una tra Salernitana, Verona e Genoa forse basterebbe anche meno - e, infine, c’è chi pone l’accento su un gruppo ormai svuotato e senza più quell’unità d’intenti dei due anni passati.
Feriti, ma uniti
Certo, le immagini dal prato verde del Ferraris non hanno restituito volti di giocatori inferociti per il risultato maturato, con le reazioni limitate a qualche - inutile - gesto di stizza nei confronti degli avversari. Anche i racconti dell’immediato post gara parlano di un gruppo che provava a metabolizzare l’umiliazione con il silenzio come cura, senza urla e ascoltando, qualche metro più in là, lo spogliatoio del Genoa far festa. Oggi lo Special One darà la sua versione dei fatti, parlando in conferenza stampa alle 14.30.
Ieri pomeriggio, invece, la squadra si è riunita a Trigoria per effettuare il lavoro di scarico. Dalle segrete stanze di Trigoria emerge un gruppo deluso, arrabbiato, ma coeso e con la volontà di seguire il suo leader naturale: José Mourinho. Non può che essere questa la soluzione. Compattarsi tutti intorno al leader, all’uomo con i capelli bianchi e con la bacheca più gonfia di chiunque altro abbia mai messo piede al Fulvio Bernardini. Ammesso, e non concesso, che José sia il problema, ora deve rappresentare anche la via d’uscita da questo tunnel.
La posizione del club
È questo anche il punto di vista della società, fortemente delusa e arrabbiata per l’inizio di stagione. Ora il club si aspetta una reazione da Mourinho e da tutta la squadra. Dopo aver assistito alla mattinata inaugurale della Ryder Cup - evento mondiale di golf nel quale sono coinvolti direttamente nella veste di sponsor -, i Friedkin hanno infatti fatto tappa a Trigoria. Facile ipotizzare che, nel momento più delicato della gestione Mourinho, ci sia stato anche un confronto con il tecnico. Da parte dei proprietari c’è la convinzione di aver allestito una squadra in grado di competere. Dal campo arriverà il verdetto ma a Trigoria si resta tutti uniti e, nonostante le ferite, fedeli alla linea.
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