AS Roma

Di sogni e bandiere: la (nostra) storia conta

Se volto le mie di spalle, vedo gli occhi di Francesco e di Daniele e sento che il profumo dei giorni è sempre diverso, ma l’odore di casa, quello, non cambia mai

Totti e De Rossi all'Olimpico

Totti e De Rossi all'Olimpico (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Giulia Alterini
27 Settembre 2023 - 09:35

Caro Direttore,
il più grande rocker di tutti i tempi, o perlomeno quello che ha dato per primo un corpo, una fisicità vera e propria al rock and roll, cantava: «Se posso sognare una terra migliore dove tutti i miei fratelli camminano mano nella mano, dimmi perché, oh perché, oh perché il mio sogno non può diventare realtà?».

Sì, perché Elvis è stato talmente grande che ci ha regalato l’immaginario collettivo del rock ancoraprima della sua musica. Ed è così che fanno le leggende, inventano dei mondi che prima non conoscevamo e che poi inevitabilmente, diventano l’unico possibile. 

Il nostro rifugio
Questo è quello che hanno fatto Francesco Totti e Daniele De Rossi nella storia del calcio italiano e quello romanista: laddove esistono il tempo e lo spazio loro ne hanno inventato un altro, un “non luogo” dove i loro gesti col pallone vivono per sempre, continuamente, dove noi romanisti andiamo a rifugiarci per farci una carezza, dove andiamo per dirci con limpida certezza che il romanismo è ciò che lasceremo un giorno ai nostri figli. Allora, perché il mio sogno non può diventare realtà? Perché non sognare che Francesco e Daniele possano un domani tornare nella nostra Roma? Totti e De Rossi sono il senso di un ritorno da un viaggio verso casa, sono le cupole delle chiese di Roma, sono i pomeriggi nei campetti polverosi a correre dietro un pallone, sono i platani del Lungotevere, sono la promessa di quello stemma sulla maglia, sono il sogno di un bambino che un giorno nascerà.

Come da bambini
Ma non sono solo le chiese di Roma, i ritorni e i pomeriggi di pallone e i sogni e le promesse per la maglia… sono così grandi che sono dei luoghi che sono stati già casa per qualcun altro. Pensate un attimo a cosa sia l’estate per voi. Per molti è l’intraprendenza di Ibiza, per altri è lo stecco di legno del cremino nella sabbia, per altri ancora è la certezza di “Sapore di mare” su Rete Quattro, per me l’estate è qualcosa che somiglia ai capelli lunghi di Francesco Totti. Siamo ormai così distratti dal divenire dei giorni, da questo iper-presente che viviamo, che spesso non ci accorgiamo cosa sia stato il recente passato; ecco perché più spesso le salite bisognerebbe percorrerle di spalle: per vedere cosa si sta lasciando.

Se volto le mie di spalle, punto i piedi sull’asfalto ghiaioso e guardo lontano al nascere della discesa, vedo la beata incoscienza di due bambini biondi con le ginocchia sbucciate e un lupetto sul petto, vedo l’orgoglio di chi sa che indossare la maglia della Roma è il segreto nascosto non solo della felicità ma di un popolo intero, vedo i volti eterni dei ragazzi della Sud incendiarsi al grido dei loro nomi, vedo i momenti in cui hanno preso su di sé il mantello scuro della sconfitta, vedo gli occhi di Francesco e Daniele e sento che il profumo dei giorni è sempre diverso, ma l’odore di casa non cambia mai.

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