Lo slalom gigante: Pinto supera l'esame UEFA
Tentando di schivare i numerosi paletti del settlement agreement, il gm è arrivato a valle. Lista Uefa ok, sponsor e Champions per costruire il domani
Velocità, tecnica, agilità e resistenza. Gli appassionati di sci sapranno che queste sono le doti richieste ad un atleta per affrontare al meglio lo slalom gigante, la disciplina più completa e al tempo stesso complessa sulla neve. Il periodo di fine estate e il caldo che ancora stenta a liberare le giornate di questo inizio settembre romano rende il paragone un po’ meno attuale ma, uscendo dall’aspetto meteorologico e soffermandoci sulle abilità da mettere in campo, si noterà come il tutto può essere applicato ai tre mesi di lavoro appena conclusi - e a quelli che ancora lo attendono - di Tiago Pinto. Il gm della Roma che, tra i paletti ben saldati e fissati dalla Uefa lungo il suo percorso, effettua lo slalom gigante provando ad arrivare a valle con una squadra più forte da consegnare a Mourinho.
Obiettivo riuscito, stando alle parole spese dal portoghese ieri pomeriggio all’interno della sala stampa di Trigoria, quando ha risposto alle domande dei cronisti presenti nell’ormai consueta conferenza di fine mercato. A parlare e dare il responso definitivo ci penserà il campo ma, tra i temi più importanti - forse tra i meno interessanti per i tifosi, ma di certo fondamentali per il futuro della Roma -, c’è proprio l’analisi del complesso quadro in cui la società dei Friedkin trova a muoversi, dopo aver raggiunto un accordo con la Uefa circa un anno fa ed essere entrata ufficialmente in regime di “settlement agreement”.
Bisogna partire dal presupposto, necessario, che la Roma non aveva la possibilità di sottrarsi a tale accordo, da considerare più come un piano di rientro concordato tra le parti, con il fine ultimo di diminuire il deficit aggregato a 60 milioni entro il 2026. Il tutto frutto, come noto, di un’eredità pesante dal punto di vista economico-finanziario lasciata dalla precedente gestione e acuita dai danni ascrivibili alla pandemia da Covid-19. Oltre a questo, come spiegato dalla voce dello stesso Pinto, il nuovo fair play finanziario impone ai club di poter spendere soltanto il 70% del proprio fatturato, ovvero di quanto ricavato.
Obiettivo per il quale il gm ha tirato in ballo, giustamente, anche altri ambiti societari. Come le sponsorizzazioni ad esempio, con la ricerca per il main sponsor che ci risulta al momento ancora lontana dal traguardo finale. Restano poi le famose plusvalenze, con i giovani da valorizzare, e il risultato sportivo, con la partecipazione alla Champions League che, oltre a gratificare la squadra sul campo e far contenti i tifosi, rappresenterebbe un grosso aiuto finanziario.
Questo però è soltanto il primo punto dell’accordo Roma-Uefa e, per assurdo, rappresenta anche quello più semplice da rispettare e da comprendere. Si apre poi il capitolo del “transfer balance”, tornato in auge in queste ore per la questione della “Lista A” presentata e ufficializzata ieri sera dal club giallorosso, dopo esser stata controllata dalla Uefa. Qui il focus si sposta sul peso a bilancio della rosa che si vuole impiegare per gli impegni nelle coppe europee. Un costo totale che non può superare quello dell’ultimo elenco consegnato - per la Roma quello dello scorso febbraio. Parametri che hanno portato il club a dover escludere due nuovi acquisti come Azmoun e Kristensen, inserendo piuttosto - per quanto assurdo possa sembrare, economicamente ha la sua logica - due infortunati come Abraham e Kumbulla. Una scelta maturata al momento dell’acquisto di Lukaku, che ha fatto saltare il banco - se pur di poco - in un gioco di equilibri lungo un’estate.
Provando a schivare più paletti possibili, con la pettorina giallorossa ben in vista, Tiago Pinto è arrivato a valle. Ora la palla passa a Mourinho, ai giocatori e al campo, che da qui a fine maggio 2024 determineranno il voto alla discesa del general manager.
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